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martedì 4 giugno 2013

Lo strano caso di Philippe Montanier

Questo post è solo una domanda, una semplice domanda, che rivolgo a chi tra di voi è più attento e assiduo di me nel seguire gli eventi della Liga spagnola e i rivolgimenti dello spirito umano. La domanda, per formularla nel modo forse meno inesatto, è la seguente: perchè Phillipe Montanier ha lasciato la Real Sociedad?

Qualche breve premessa per per provare a capire i fatti. Due anni fa giunge all'Anoeta un giovane ma praticamente sconosciuto allenatore francese, per la precisione normanno [non so se questo particolare possa essere rilevante], proveniente dal Valenciennes, dove aveva fatto bene. E' un tipo dal viso pulito e dai modi eleganti, ma schietti, che prima di fare l'allenatore è stato anche un portiere, difendendo in maniera dignitosa la porta di squadre mediocri come il Caen, il Tolosa e il Gueugnon. La prima stagione scorre via tranquilla, nel senso che l'Erreala si salva (obiettivo stagionale) senza particolari affanni, ma senza neanche mettere in mostra un gioco particolarmente brillante. Il rapporto tra la gradinata e il tecnico francese è di reciproco sospetto, se così si può dire, o se vogliamo, è un rapporto di fiducia che non è mai pienamente sbocciato. Montanier comunque viene confermato alla guida della squadra.

Questa stagione - la seconda - parte in chiaroscuro. La Real vince sempre in casa ma perde sempre fuori. Poi arrivano un paio di settimane zoppicanti e i mugugni si trasformano in boati di disapprovazione. La gente biancoblu chiede la testa di Montanier. In data 15 ottobre, ad esempio, il nostro amico Nima, sul suo diario txuri-urdin, scrive:
Abbiamo una buona squadra, composta da ottimi giovani giocatori, che questa stagione può ambire a qualcosa in più della solita salvezza. Inizio a credere che il problema sia l’allenatore. Ii Sig. Montanier a mio parere è un allenatore mediocre, non adatto alle ambizioni della società. Finche siamo in tempo dovremmo cambiare la conduzione tecnica. Purtroppo sono consapevole che tale cambio sia pura utopia… ma spero che presto accada.
Non è un sentimento isolato. Ricordo che in quei giorni ero, per casualità, in Spagna, e lessi sui giornali e ascoltai in televisione che da un momento all'altro questo Montanier doveva saltare (e insieme a lui il rojillo Mendìlibar). Poi, com'è giusto che sia (diciamo che anche a Roma abbiamo avuto i nostri problemi di conduzione tecnica), mi sono completamente disinteressato delle sorti della Real Sociedad, se non gettando ogni tanto uno sguardo alla classifica, compiacendomi per l'ottima stagione che stava vivendo [devo confessare, infatti, che ho una certa simpatia per la Real, dovuta principalmente al fascino di San Sebastiàn, la mia città preferita in Europa], ottima stagione dovuta alla definitiva consacrazione di eterne promesse come Carlos Vela, Xabi Prieto, Imanol Agirretxe (bomber fantastico) e Antoine Griezmann. Non mi sono mai più chiesto se, alla fine, Montanier fosse stato esonerato o meno e se, nel caso, quella prodigiosa risalita che in primavera portò la squadra a occupare il quarto posto fosse avvenuta per mano di un nuovo allenatore.

La settimana scorsa finisce il campionato e, con mia grande sorpresa, scopro che la Real ce l'ha fatta a conservare il posto in Champions League (battendo, nell'ultima giornata, il Depor a domicilio, e approfittando del crollo di quei coatti valenciani a Siviglia) [mi sia consentita una parentesi: lo scopro nel vero senso della parola, perchè sui giornali e siti sportivi spagnoli, per non parlare di quelli italiani, si tiene quasi nascosto questo fatto, relegato nelle tre righe di cronaca locale, perchè queste storie non solo non servono, ma fanno anche male al calcio business, e allora meglio continuare a sbrodolare all'infinito su Mou e Messi, Casillas e Neymar]. Un miracolo sportivo, che mi riempie di felicità, anche nostalgica, ricordando quella magnifica (e sfortunata) stagione di dieci anni fa in cui l'Erreala arrivò seconda dietro al Madrid al termine di una cavalcata strepitosa. Era quella una squadra che merita una lacrima a parte, non fosse altro perchè era guidata dalla coppia di attaccanti più brutti che l'Europa occidentale ricordi, Darko Kovačević e il turco Nihat, quell'anno semplicemente tarantolati, supportati inoltre da giocatori di valore e prospettiva come Xabi Alonso, Karpin, Aranburu e Gabilondo.

Torniamo ad oggi. La Real è quarta, Donostia è in festa, ma Montanier che fa? Annuncia che lascia la squadra. Esce dal gruppo. Se ne va. Ma non è che - come pure sarebbe legittimo - va in una grande squadra, o a guadagnare di più; non è che capitalizza la sua stagione memorabile per firmare un contratto migliore; non è che fa il salto di qualità; no, firma un triennale per il Rennes, modesta compagine bretone, prendendo per di più anche meno quattrini. Ma come, proprio ora che c'è la Champions da giocarsi? Proprio ora che a Donostia sei non dico amato ma almeno apprezzato? Proprio ora che il tuo nome è appuntato sui taccuini dei migliori direttori sportivi d'Europa? Proprio ora che la tua carriera ha preso il volo? Proprio ora che hai iniziato?

Mi domando, e vi domando, allora, i motivi di questa scelta, che a me rimane indecifrabile (perchè non conosco i retroscena e, soprattutto, non conosco l'uomo). Può essere che ci sia rimasto male per un anno e mezzo di scetticisimo più o meno latente, e che in questo modo si sia voluto togliere una soddisfazione personale. Può essere che sia voluto tornare in Francia per vincere anche in patria. Può essere che non regga la pressione di una stagione in cui bisognerà mantenere le alte aspettative. Può essere che abbia litigato con la dirigenza basca. Può essere che non creda al ripetersi dei miracoli. Può essere che sia un romantico, un pazzo, uno che segua le sue ispirazioni notturne, uno che non abbia paura di sperperare il suo talento, uno che se ne frega del successo. Qualcuno mi aiuti a capire.

La sua conferenza stampa finale di certo non aiuta. "Avevo due opzioni", traduco a braccio, "rinnovare e fare la Champions o affrontare una nuova sfida; nessuna delle due è migliore o peggiore, sono solo ragioni professionali. Rispetto l'offerta della Real, ogni proposta merita rispetto, ma è solo un'opzione professionale. La proposta della Real era buona, perchè al Rennes guadagnerò meno di quello che mi offrivano qui. Ma già una volta lasciai il calcio professionistico per andare in una squadra amateur, è un progetto che mi piace di più".

Mi chiedo cosa lascerà, oltre ai preliminari di Champions, questo elegante signore francese alla storia e alla memoria dei tifosi della Real Sociedad. A me ricorda molto el Ojo Silva, il cileno protagonista di un omonimo racconto del grande Roberto Bolaño, che, traduco sempre a braccio, "era sempre stato una persona strana e tuttavia accessibile, qualcuno che non imponeva la sua presenza, qualcuno a cui potevi dire addio in qualsiasi momento della notte e solo ti avrebbe risposto addio, senza rancore, senza un insulto". Perchè alle volte le storie è giusto che finiscano così, senza un motivo apparente, perchè anche se sembra un paradosso, è bello cominciarle proprio perchè un giorno possano finire. In fondo, è come nei viaggi; si viaggia sempre per tornare a casa o, in un certo senso, per riportare a casa il viaggio. E allora adieu monsier Montanier, il prossimo giro di sidra lo pago io.