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martedì 28 dicembre 2010

Il fabbricante di gattini

Tutto è ierofania diceva Mircea Eliade, parafrasando questo noto assunto potremmo agevolmente dire che nella Bundesliga tutto è teofania. Il riferimento non può che essere ad una delle punte più concrete del panorama europeo: Theofanis Gekas. Il dio che si manifesta è certamente Hermes, rapido, efficace ed inafferrabile (secondo l’inno omerico: "dalle molte risorse, gentilmente astuto, predone, guida di mandrie, apportatore di sogni, osservatore notturno, ladro ai cancelli, che fece in fretta a mostrare le sue imprese tra le dee immortali). Questo è il nume tutelare della punta nata a Larissa trenta anni fa. La peculiarità di questo Dio delle aree di rigore è quella di manifestarsi solamente in Bundesliga. Nel campionato tedesco, infatti, Theofanis sembra essere davvero implacabile, un infallibile cecchino dei 16 metri. Tutto inizia nel 2007 quando Mercurio arriva a Bochum, orrida città del Ruhrgebiet (il bacino della Ruhr, ovvero dove il sangue della storia incontra il sudore, e la fantasmagoria delle merci e dei prodotti creata da Marx diventa la linea di confine della politica di potenza europea) che ospita una delle tante squadre che formano quella vera e propria galassia di passione calcistica che ha nello Schalke e nel Dortumund i rappresentanti più famosi. A Bochum, prima stagione in Germania, Gekas si presenta con un discreto curriculum in patria (23 gol in 41 partite al Panathinaikos dove incrocia anche Malesani), degli orribili capelli “a mezzo collo” vagamente biondi e fronte resa spaziosa dalla stempiatura. Mercurio abbiamo detto, non certo Apollo. La stagione è addirittura trionfale, fioccano i gol (20) e l’investimento di1,5 mln di euro risulta una sorta di vincita alla lotteria per il piccolo club bianco blu. Le attenzioni dei grandi club non tardano ad arrivare ed è il Leverkusen ad aggiudicarsi il bomber nel mercato successivo. Nel Bayer le cose non vanno troppo bene, Theo gioca, segna anche gol pesanti in Uefa ma entra in rotta di collisione con l’allenatore Skibbe (uno con la faccia simpatica più o meno come un mal di denti, ricattato anche da una poliziotta per delle foto osè) e non gioca con la continuità che serve ad un rapace. Si sa che Hermes, con le ali ai piedi, non si ferma mai ed allora arriva la grande occasione di sbarcare in Premier. A volerlo fortemente è Tony Adams ambizioso manager del Portsmouth ed ex alcolista. Abbiamo detto, però, che il personalissimo Trauerspiel di Gekas va in scena solo in Germania e dunque il Dio non si manifesta oltremanica. Servono addirittura due mesi per riuscire ad esordire e non resta che tornare nella sua Heimat calcistica. Dopo altri due anni appannati tra Leverkusen e Herta quest’anno all’Eintracht Francoforte nuova vita: 11 reti pesanti prima della sosta natalizia, gol al Bayern e al Borussia Dortmund. La squadra dell’Assia, guidata dallo stesso Skibbe che volle Theofanis a Leverkusen, si issa al settimo posto e vola sulle ali della colonia greca composta oltre che dal nostro anche da Ioannis Amanatidis e Georgios Tzavelas.

La storia di Gekas non è certo particolarmente originale, anzi è il romanzo di formazione di un piccolo bomber nato nella provincia dell’impero, ciò che la rende interessante è l’unicità del palcoscenico che sembra poterla ospitare: la Bundesliga. La cultura tedesca ha sempre avuto un occhio particolare, forse unico nel panorama culturale europeo, per il mondo classico. Nella seconda metà del secolo scorso, però la Grecia è soprattutto simbolo di emigrazione e gyros in Germania. Un fenomeno descritto in maniera agghiacciante da Fassbinder nel giovanile Katzelmacher, dove il greco Jorgos, totalmente inconsapevole, si calava nell’immobile e cripto-nazista ambiente piccolo borghese tedesco. Un diverso che entra a rompere la finta armonia di una di quelle cittadine che, secondo la brillante definizione di Bernhard, hanno come unico scopo la conservazione dell’idiozia. Jorgos col volto unico di Fassbinder che ripete meccanicamente di non capire cosa gli dicono è l’antenato di cui Gekas costituisce il riscatto, l’apoteosi. Va detto che lo stesso Theofanis, come Jorgos, nonostante gli anni e i gol ancora non ha una grande dimestichezza con la lingua di Goethe.

In Italia, invece, non abbiamo avuto una grande tradizione di calciatori greci. Visti con diffidenza, spesso tacciati di omosessualità nelle maldicenze da stadio, gli ellenici da noi hanno lasciato ricordi più per i loro trascorsi come studenti universitari che non come calciatori. Oltre ai 25 gol di Vryzas col Perugia e alle sgroppate di Georgatos c’è poco da raccontare. Rimane un idolo incontrastato l’eterna promessa Lampros Choutos, uno che con le maglie di Roma, Inter ed Atalanta non ha mai trovato il gol, ma che ha vissuto una seconda giovinezza nel A.S. Pescina Valle del Giovenco. La squadra marsicana ha accolto nelle sue fila altri grandi ex come Birindelli e Cesar, ma quest’anno ha avuto problemi ad iscriversi al campionato di lega pro ed è, pertanto, stata radiata. Speriamo, perdonerete la divagazione, che la squadra col lupo marsicano sulla maglia possa tornare presto a far gioire gli abitanti di Avezzano e a riempire lo Stadio dei Marsi.

Tornando al nostro Theofanis non possiamo che augurarci che riesca a concludere la stagione con altri gol pesanti, che sappia riscattare tutti i fabbricanti di gattini di Germania e che, soprattutto, continui a farci sognare come divinità incontrastata del calcio antiglamour.