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venerdì 18 maggio 2012

L'ammainabandiera (drammetto in un atto)

Tre personaggi seduti al tavolino tondo di un bar. Il primo, che chiameremo Armodio, se ne sta piegato in avanti, sporgendosi verso gli altri e gesticolando quasi proprio malgrado: si vede che ha qualcosa da dire. Il secondo, Aristogitone, sembra assorto nella lettura di un giornale locale; solo ogni tanto, quando deve girar pagina, chiude un momento il quotidiano e e si volge - strizzando gli occhi come fanno i miopi - verso il proprio amico, che quest'ultimo gli stia parlando o meno. Il terzo, Fenrir, gira un caffè con il cucchiaino: a giudicare dall'altezza della bevanda e dal gusto con cui lecca la posata, si tratta di un caffè corretto. In seguito Fenrir entra nel bar e ne esce con una bottiglia d'anice.

Armodio si agita e si dondola, muove le dita, sembra chiedere la parola, mentre gli altri non lo degnano di uno sguardo. Alla fine si accosta al tavolino e parla per primo.

Arm.: Lo mandano via davvero.

Ari. (lo guarda, come a prenderne le misure): Alla fine, sì.

Arm.: Non l'avrei mai detto.

Ari.: Già, in effetti è strano.

Arm.: Ma perché? Io non capisco questo.

Ari.: Beh, è semplice: gli è scaduto il contratto.

Arm.: Sicché tu dici che avrebbe chiesto troppo per rinnovare?

Ari. (smette per un momento di leggere, solleva gli occhi, li volge lentamente verso il primo): Non ho affatto detto questo. Anzi, per quel che conta la mia opinione, io sono convinto che Del Piero avrebbe firmato in bianco. Quello che ho detto è che gli è scaduto il contratto; e senza contratto non si è più dipendenti di un'azienda.

F.: Avoja, avoja: è esattamente così. Mi è successa una cosa simile poco tempo fa.

Arm.: E?

F.: Niente, poi ho risolto per il meglio.

Arm. (tace, in evidente attesa di ulteriori dettagli; che non verranno. Alla fine è lui stesso a rompere il silenzio): Motivi tecnici?

Ari.: Cosa?

Arm.: No, dico: la Juve rinuncia a Del Piero per motivi tecnici, magari...

Ari.: Una squadra che schiera Pepe titolare? Motivi tecnici?

Arm.: Ma allora perché?

Ari. (si è rimesso a leggere, non ascolta più): Perché cosa?

Arm.: Del Piero!

Ari.: Che fa?

Arm.: Lo mandano via!

Ari.: Ah, ma non lo mandano via. Gli è scaduto il contratto, mi pare.

(Silenzio. Fenrir si versa un bicchiere e beve avidamente.)

F.: Chissà se Del Piero, l'ultimo giorno di allenamenti, ha portato ai compagni un gabarè di paste. Chissà qual è il dolce preferito di Del Piero: delle persone famose sappiamo tante cose, ma ne ignoriamo altre che sono altrettanto significative per conoscere una persona.

Arm.: Va detto che (fa per ricominciare il discorso, ma è interrotto)...

F.: Peraltro la tradizione pasticcera piemontese è particolarmente vasta e apprezzata.

Arm. (si accerta che Fenrir abbia terminato): Va detto che è vecchio. Noi non lo vediamo perché è sempre stato con noi, o forse non lo confessiamo perché siamo invecchiati assieme, però è vecchio: compirà 38 anni a novembre. Forse troppo vecchio per giocare a calcio ad alti livelli.

Ari.: Troppo vecchio per stare in panchina?

Arm.: E pagare tutti quei soldi a uno che sta in panchina?

Ari.: Uno che sta in panchina - senza protestare - finché la squadra non conquista una punizione dal limite, per esempio, poi lo fai entrare e ci sono buone possibilità che segni: e anche solo per quello, considerato anche come si battono ormai le punizioni nel campionato italiano, varrebbe la pena di tenerlo. Anzi, se dovessero introdurre le sostituzioni volanti anche nel calcio - entri, batti la punizione, esci - uno così lo terrei fino a sessant'anni.

F.: Nella stagione 2034/35 toccherà i quarantun'anni di contributi, se non sbaglio: il gol di tacco alla Spal nello scontro al vertice sarà il suo stupendo canto del cigno.

Arm.: Ma allora lo sacrificano a un nuovo corso?

Ari.: Non direi. Ammesso che quello di Conte sia il nuovo corso, è iniziato quest'anno e Del Piero ha dimostrato di poterne far parte; io credo semmai che sia stato sacrificato sull'altare della tradizione e non su quello del rinnovamento.

Arm.: La tradizione? Ma Del Piero è la tradizione, da due decenni ormai.

Ari.: Non è così.

F.: Può darsi che lo mandino via perché biascica e chiama i compagni di squadra con nomi sbagliati: "Mirkovic, vieni qui, Mirkovic!", e dopo un po' perfino Bonucci se ne risente, anche per via dei pizzicotti. Può darsi anche che abbia cominciato a raccontare aneddoti inconsistenti di cui dimentica o confonde i finali, o che metta tutti a disagio in qualche altro modo. I vecchi fanno così, l'ho letto sul National Geographic.

Ari.: La tradizione, alla Juventus, sono soltanto gli Agnelli: e soprattutto ora che le cose vanno bene dev'essere chiaro che chi comanda, chi incarna lo spirito della squadra, è soltanto la proprietà.

Arm.: Ma Del Piero è amatissimo dai tifosi...

Ari.: Appunto. La Juventus non è una democrazia; la Juve è una proprietà privata degli Agnelli, con tutto ciò che ne consegue, e sono i proprietari a decidere per i tifosi chi va applaudito e fino a quando. E soprattutto nessuno deve fare ombra ai padroni o incarnare un simbolo alternativo. Del Piero è l'ennesima prova che in questo paese non conviene studiare: fosse stato il solito cretino da quattro concetti in croce, espressi male, sarebbe ancora lì.

F.: Se questi fossero gli anni Cinquanta, e se la Juve fosse Mirafiori, Del Piero lo accuserebbero di leggere l'Unità.

Arm.: Ma come si fa, una figura così romantica...

Ari.: Esattamente. Del Piero è romantico e la Juve degli Agnelli è totalitaria: in sintesi, il Novecento batte l'Ottocento e lo manda a casa, a Treviso, nella sua piccola patria nordestina a bere grappe e a rimuginare sul destino come uno scrittore mitteleuropeo qualsiasi. Con la differenza che nei romanzi mitteleuropei, prendiamo quelli di Roth, è l'individuo che assiste attonito allo sfascio di un impero; qui l'impero torna, e come primo atto decide di cacciare il proprio servitore più fedele. Questa vicenda è come se l'Imperatore avesse sputato in faccia all'ultimo giapponese nella foresta.

F.: Io penso che tutto questo sia una messa in scena. Sento che Juve-Napoli si deciderà ai rigori e che dopo il penalty decisivo Andrea Agnelli scenderà in campo e dirà a Del Piero "Io sono tuo padre". Poi tutto tornerà normale, lo so.

Ari.: No, sbagli: questo non è possibile. Gli Agnelli non hanno figli, hanno solo dipendenti.

(Fenrir pulisce il piano del tavolo con la mano e getta le briciole ai piccioni.)

Ari. (chiude il giornale): Andiamo a casa.

Arm.: Ci vediamo...?

Ari.: Domani, qui, alla solita ora. Noi, non può mandarci via nessuno.