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domenica 31 ottobre 2010

Giù le mani dal Pupone, maledetti moralisti d'accatto!

Arzete cornuto, arzete!
Nella giornata in cui da Palermo filtra la notizia che i venticinque fortunati che hanno sbancato il Superenalotto a Sperlonga sono in realtà i giocatori della Lazio, ai quali, per usare un eufemismo, in questo momento gira tutto bene, c'è una scena cui ho assistito questa mattina in televisione che non mi è davvero andata giù, e su cui vorrei spendere due parole. Per uno come me che fa del Moralismo il suo vessillo, infatti, non c'è nulla di più squallido e riprovevole che osservare il teatrino del moralismo da quattro soldi che viene inscenato sui canali di Sky ogniqualvolta Francesco Totti dimostra di non essere solo un calciatore, ma anche un uomo vero. Ma andiamo con ordine.

I protagonisti di questa disdicevole rappresentazione del puritanesimo da sondaggio televisivo sono tre personaggi di evidente insignificanza sociale. Il primo, in collegamento da Trigoria, è l'inviato addetto alla Roma Angelo Mangiante, ovvero l'ultimo che dovrebbe permettersi di sputare nel piatto sul quale mangia. Il secondo, ospite d'onore negli studi di Cologno Monzese (o dove cazzo si trovano), è il monocorde Zvonimir Boban, ovvero uno che, con quella capigliatura cotonata e quei gessati da mafioso di Little Italy, più che ad un ex presunto (molto presunto) fuoriclasse assomiglia all'attore di un remake porno del film Wall Street (peraltro, mi scuserete la divagazione, sono certo che il buon vecchio Michael Douglas -amico di LB e grandissimo tifoso della Roma-, se non fosse alle prese con un tumore, sarebbe ben felice lui stesso di interpretarlo lui quel ruolo bunga bunga). Il terzo, il padrone di casa, è uno degli indistinguibili mezzobusti settentrionali di SkySport24, di cui non conosco nè il nome nè ho trovato una fotografia in tutto l'etere, ma per farvi capire chi è pensate ad uno con una faccia espressiva tanto quanto quella degli omini delle figure delle misure di sicurezza sugli aerei, il classico esponente dei bacati anni duemila che, potrei giurarci, non ha mai visitato i Musei Vaticani ma è stato tre volte a Bali.

Bene, questi tre carneadi dello spettacolo, stamattina, nel commentare l'espulsione e la successiva scena di confusione che ha coinvolto il capitano della Roma Francesco Totti nella partita di ieri contro il Lecce, si sono auto-legittimati un ruolo da censori della moralità pubblica la cui credibilità è pari a quella dei Tribunali Internazionali dell'Aja per i crimini internazionali, ovvero nulla. Il la l'ha dato Mangiante, uno così infido che magari, nel suo doppiogiochismo da tinello, in privato o con lo stesso calciatore è capace anche di professarsi amico di Totti, legittimando l'assurda espulsione del capitano della Roma ricordando i numeri della sua "carriera disciplinare", che ora non ricordo, ma si tratta più o meno di un centinaio di ammonizioni e di una ventina di espulsioni. Come dire, non è la prima volta che Totti si mette in queste situazioni, che perde la testa, che si fa cacciare per le sue reazioni spropositate. Boban ha subito raccolto la sponda, stigmatizzando la rabbiosa reazione che Totti ha avuto all'uscita del campo, sottolineando anche lui l'elemento della recidiva del campione giallorosso, "ma non sempre campione di comportamenti". La ciliegina sulla torta ce l'ha messa però il mezzobusto ignoto, ricordando come, solo per fare un esempio (uno a caso, il primo che gli è venuto sulla lingua, dopo c'erano Vannucchi e Buonocore), uno come Del Piero, un esempio per i giovani, in carriera è stato espulso, che so, solo due volte, con appena una ventina di ammonizioni sulle spalle. Gli altri due hanno annuito, contenti di essere riusciti, con solo tre cervelli, a enunciare un sillogismo aristotelico quasi perfetto.

Ora, premesso che, per come la vedo io, quei tre personaggi possono parlare di Francesco Totti solo dopo essersi abbondantemente sciacquati la bocca col colluttorio, passandoselo peraltro di cavità orale in cavità orale come si fa con i cubetti di ghiaccio nelle migliori feste Erasmus, il punto dolente è quello di sempre. E cioè, l'ipocrisia di un paese (di cui il calcio è specchio perfetto) che preferisce sempre i furbi agli ingenui, i falsi ai sinceri, i potenti ai plebei. Che preferisce uno che si è dopato (o, prima che qualche anima candida leguleia si scandalizzi, uno che "ha abusato, senza necessità terapuetica, di farmaci", come da sentenza d'Appello), che è stato il simbolo della squadra più marcia della nostra storia calcistica, che poggia le sue fortune statistiche di gol sull'immoralità e l'illegalità di centinaia di calci di punizione dal limite regalati, calci di rigore inventati, fuorigioco non fischiati e avversari espulsi, che ci ha fatto perdere un Europeo già vinto (dall'altro!), che è l'espressione dell'arroganza dei potenti, a uno che si è sempre rialzato ad ogni infortunio solo col lavoro, che è stato il simbolo generoso e naif di una squadra perdente ma sempre sportiva, che poggia la sua gloria di gol segnati sulla scelta controcorrente di restare a vita nella squadra che ama, che ci ha fatto vincere un Mondiale (e lo stesso aveva fatto anche con un Europeo, se l'altro non si fosse dimostrato, per due volte davanti a Barthez, la pippa che è sempre stato), che è l'espressione del popolo.

La cosa non sorprenda, visto che il canale su cui è avvenuto il misfatto è lo stesso canale che, nella trashissima giornata del 10 ottobre 2010 dedicata ai numeri dieci (una porcata commerciale degna solo di San Valentino o Halloween, partorita da qualche brillantissima mente del marketing di Sky che si è fatto le ossa a Publitalia, ma li mortacci...), è riuscita nell'impresa comica, se non fosse anche tragica, di decretare Alex Del Piero il più grande numero dieci di tutti i tempi. Ed allora non c'è niente di più facile che attaccare il Pupone con Pinturicchio, il cattivo con il buono, il guascone attaccabrighe con il campione perbene e rispettoso. Nessuno che dica che l'espulsione di Totti è una cosa da terzo mondo, che il fallo di Olivera (uno che indovinate un po' dove ha imparato certe cose? Vi metto anche la foto qui a destra, ecco) è quanto di più vile si possa subire su un campo di calcio, perchè è il fallo anti-sportivo per eccellenza, lo sgambetto lontano dalla palla buono solo a far male, che gli arbitri dovrebbero finirla di sentirsi tanti pubblici ministeri qualunque che sfruttano ogni occasione per farsi un po' di pubblicità sui giornali.

Nessuno che dica -e allora lo dico io- che è sacrosanto che Totti, colpito a tradimento da dietro, non solo si arrabbi, ma anche che rosichi e se la prenda con Olivera. Che pretenda il rispetto che gli è dovuto, a casa sua, nel suo stadio, tra la sua gente. Se lo stesso intervento succedesse su un campo di periferia, il minimo che un uomo deve fare è dare una testata all'avversario, spaccargli il setto nasale, fargli sentire il sapore amarognolo del suo stesso sangue. Farsi cacciare, con onore. Totti è una persona buona, e il palcoscenico della Serie A richiede un diverso galateo, e allora lui giustamente si è limitato a una spintarella e a un insulto, roba veniale come pestare il piede al vicino sull'autobus. Ma di fronte all'espulsione senza senso, che ti priva del derby, è non solo normale ma addirittura giusto rosicare, voler spaccare il mondo, pretendere di farsi giustizia da soli. Spaccarlo davvero il naso a quel mascalzone, ricordare all'arbitro che lui lì è il servo, e Totti il padrone di casa. Non c'è vero campione che non sia fatto così, ma in Italia, chissà perchè, c'è la fila dei vari Severgini con il ditino pronto a catechizzarli, metterli in riga, umiliarli. Solo per citare i più famosi, i vari Best, Maradona, Cantona, in Italia avrebbero fatto (e Maradona c'è mancato poco che la facesse, per sua fortuna ha vissuto nell'eccezione di Napoli) la fine dei vari Di Canio, Cassano e Balotelli, epurati in nome di non si sa quali terribile nefandezza, sacrificati sull'altare del politicamente corretto, il cui profeta è Robi Baggio e il discepolo Del Piero. Eppure, i calciatori veri, almeno a Roma, e per fortuna, quando subiscono un'ingiustiza palese, come quella di ieri, reagiscono così, da uomini, e sono certo che anche gli amici dell'altra sponda come Gegen, abituati a capitani d'alto spessore emotivo, saranno d'accordo.

Totti è un uomo vero, è uno che ha saputo resistere all'esperimento eugenetico di Maurizio Costanzo & Walter Veltroni che volevano farne una banderuola democratica da salotto dandiniano, è uno con i suoi limiti e le sue imperfezioni che proprio per questo ce lo fanno così amare, perchè è così simile a noi, umano e troppo umano, uno che "a bambolì, ma vattelapianderculo",  e soprattutto è un calciatore vero.  Poi ci sono i calciatori finti, quelli che stanno sempre a terra, quelli che si prendono le dosi extra di creatina, quelli che vincono i sondaggi di cartapesta su Skysport, quelli che hanno le televisioni e i giornali amici, quelli che non sbagliano mai, quelli che non hanno mai una reazione fuori posto, quelli che in carriera sono stati espulsi solo due volte. Ma io, quelli così, li detesto.