43 sono più o meno i secondi che passano dalla trasformazione del penalty di Willie Sagnol, all'esecuzione vincente del calcio di rigore di Fabio Grosso. Che poi mi sono sempre chiesto: "Ma che cazzo avrà pensato in quei 43 secondi?". Cosa pensi, quando sei a undici metri dalla conquista di un Mondiale? Cosa si pensa quando ci si ritrova improvvisamente sul groppone 50 milioni di persone che, a chiappe strette, hanno gli occhi incollati solo su di te? Cosa pensi un secondo prima di prendere la rincorsa?

Fabio Grosso è stato decisivo almeno quanto Paolo Rossi nel 1982.. eppure, nessuno ha mai celebrato quel suo torneo perfetto. Il perché è sempre stato un mistero per me. Forse Grosso è un calciatore privo di appeal: non aveva, fino al 2006, mai fatto parte di squadre che contano, non ha mai avuto pettinature da pagliaccio, non è mai stato con una velina, mai nessuna rissa dentro o fuori dal campo, probabilmente non aveva e non ha figli con nomi improponibili tipo Kevin-Luis-Sebastiano o Chantal Oceano Mare. Una faccia anonima, un antidivo per eccellenza, un uomo comune. Fondamentalmente di Grosso non sappiamo proprio nulla. Si.. è nato a Roma per poi (credo) trasferirsi in Abruzzo. Punto. Del resto della rosa (che conta) del 2006 sappiamo: vita, morte, miracoli e parte dell'albero genealogico. Del calciatore pre-Perugia si sa che ha giocato nel Renato Curi e nel Chieti come trequartista. Ecco magari, in quei 43 secondi Fabio Grosso ha ripensato a quando Serse Cosmi lo spostò dalla 3/4 di campo alla fascia sinistra: senza quella mossa, magari inizialmente indigesta, quel 9 luglio non si sarebbe trovato sul dischetto. Probabilmente no. Allora forse pensava alla sua carriera in discesa nel caso l'avesse messa alle spalle di quella faccia di minchia di Barthez, ai contratti pubblicitari, alle standing ovation nei vari stadi italiani, al Mondiale 2010 giocato non più come sorpresa ma come punto fermo.
Come poteva immaginare che la sua carriera non sarebbe migliorata più di tanto, che sarebbe stato lasciato inspiegabilmente a casa da Lippi alle soglie del Mondiale sudafricano e che sarebbe stato trattato dal resto d'Italia come un Simone Barone qualunque. A tal proposito - piccola parentesi - mi piacerebbe anche chiedere a Simone Barone se ha mai superato il trauma di quel mancato assist di Pippo Inzaghi (fateci caso: il tracollo di Barone comincia da là). Magari Fabio in quei 43 secondi ha ripensato all'esultanza rabbiosa di Sagnol, di qualche secondo prima, a quel suo : "Allez!" (i francesi sembrano checche isteriche pure quando fanno i duri), come a dire: "Dai che il prossimo sbaglia e ce la facciamo"

Non sapremo mai, cosa pensò, almeno finché qualcuno non si degnerà di chiederglielo. Quello che sappiamo di certo è che, almeno una volta al giorno ovunque sia, Fabio Grosso ripensi a quando quella volta nel 2006, anche se solo per 43 secondi, fu l'eroe di una nazione intera, che si dimenticò di lui nel giro di 11 miseri metri.