Visualizzazione post con etichetta Alberto Costa. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Alberto Costa. Mostra tutti i post

martedì 29 marzo 2011

Giornalisti sportivi

Braccia rubate all'agricoltura
Un giorno bisognerà farlo un discorso serio sulla categoria dei giornalisti sportivi. Ora voglio solo tirare un sassolino nello stagno. Ho letto ieri sul Corriere della Sera, ovvero il più importante giornale (non sportivo) italiano, un lungo articolo sulla nazionale a firma di Alberto Costa. Costa è una delle penne di punta del giornale di via Solferino, e gode di grandi estimatori tra i lettori (ricordo il mio compagno di stanza in un noto studio legale, un giovane avvocato d'affari che oggi è milionario, ma col cuore tenero quando si tratta di parlare di calcio, nel suo caso rossonero, che mi riportava spesso dei brani di Costa sul Milan, ed entrambi non potevamo che assentire). Alle volte è anche arguto, di piacevole lettura insomma. Ieri parlava della nazionale, ma in realtà il senso dell'articolo era parlare male di Antonio Cassano. Di Cassano e di Pazzini, che con l'Italia non segnano mai, ma soprattutto di Cassano, che -in soldoni- secondo il giornalista ormai l'hanno capito tutti che è un bluff, anche Allegri, che però non lo può dire (mi domando se sia vero anche il contrario, se Cassano cioè si sia accorto che Allegri è un bluff, ma non lo può dire).
Ora, dopo forse vent'anni abbiamo davanti agli occhi una nazionale decente. Lo dico io, che l'ho sempre snobbata (per me la nazionale ha senso se ci giocano giocatori della Roma, per me la partita più bella è stata Italia-Montenegro 2-1 con doppietta di Aquilani e gol di Vucinic). Non mi dilungo su questo. L'Italia gioca bene, è simpatica, ha tocco, eleganza, anche fame, giocatori motivati, un allenatore senza le catene dei procuratori, ti fa venire voglia di non andare al cinema e di sederti sul divano con una birra in mano. Un passo in avanti mica male rispetto all'obbrobbrio sudafricano. E cosa fanno questi giornalisti sportivi, cosa fa questo Alberto Cronos? Si mangia il figlio, affamato -come sempre- di polemica, confusione, zizzania, interessucci privati, inchiostri prezzolati. Non ci sono altre spiegazioni: sui giornali sportivi si parla male di qualcuno o per motivi personali o per motivi prezzolati. A Cassano hanno detto di tutto durante la sua intera carriera; ogni cassanata veniva accolta con il classico birignao moralista; adesso che si comporta bene, da bravo ragazzo, che si allena e non sbuffa, che si fa sostituire e sorride, che si sacrifica per i compagni e corre come un matto, lo crocifiggono. Strano mondo che è questo.
Per poi sponsorizzare Giovinco. Giovinco. Il senso dell'articolo era: Cassano non ha fantasia, non è decisivo, non ha mai dimostrato niente, è un bluff, sentiamo gli esperti che dicono, ecco ne passa uno, è Marco Simone, ciao Marco tu chi metteresti come seconda punta in nazionale, ciao Costa io metterei Giovinco, è molto meglio di Cassano, grazie Marco hai ragione, ciao, viva Giovinco e abbasso Cassano.
Questo è il livello. Ora io non so se i Giovinco di questo mondo sono generosi sotto banco con i Costa di questo mondo, o se i Costa credono davvero in quello che scrivono. Non lo so e non m'interessa. M'interessa denunciare questa categoria squallida, che dà la colpa alla nazionale di Prandelli di essere poco glamour, visto che lo share della partita con la Slovenia è stato troppo basso (come se nel mondo, in questo momento, non sta succedendo di tutto e di più, e magari la famosa gggente ha più paura della guerra santa o della centrale nucleare farlocca che non di una diagonale sbagliata). Scrive Costa che gli italiani (ma che ne sa lui? Ma parla per te) vogliono i grandi nomi in nazionale e non questi carneadi. Sono certo che Costa e i mille suoi simili neanche un anno fa scrivevano il contrario, e cioè che gli italiani erano stufi dei grandi nomi e volevano giocatori veri, giovani, desiderosi di mettersi in mostra. Questo banderuolismo del pensiero mal si concilia con la prosopopea da maitre-a-penser del bar sotto caso che trasuda, tracima dagli articolo di Costa e di molti suoi simili, il problema è che questi si credono tutti dei Brera o dei Mura (personaggi peraltro verso cui non provo nessuna stima, anzi, sono convinto che la colpa primigenia di questa gravità del pensiero calcistico sia la loro) e non si accontentano di fare gli umili cronisti (così come i professori del liceo, come insegna Gegen, non si accontentano di fare gli operatori scolastici), ma devono interpretare le masse, sondare gli umori, interpretare il pensiero, illuminare il proscenio. Peccato che parlano del niente, lo stesso niente che li inghiotterà, molto prima dei canonici quindici minuti di gloria.