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lunedì 4 novembre 2013

Tra cinema e la chiusura di Sportitalia


La vita di Adele

Si fa un gran parlare di La Vita di Adele di Abdellatif Kechiche, il film che ha fatto impazzire Cannes.
La prima parte del film è effettivamente quasi perfetta. Come recitazione, come svolgimento e come inquadrature (la scena del bacio sulle scale). Poi il film si blocca, perde all'improvviso di consistenza, diventando insopportabile. La svolta è la scena dello screzio fuori da scuola tra la protagonista e un'amica, ultimo momento in cui viene affrontato il tema centrale.
Da quall'istante tutto si perde in stereotipi, circostanze e piatti di spaghetti bolognaise mangiati avidamente (come se chiunque potesse essere Christoph Waltz che mangia uno strudel). Le protagoniste si ritrovano infangate in ritratti, love parade e pianti isterici.
Il film, quando dovrebbe, non racconta nè l'uscita dall'adolescenza, nè l'omosessualità, nè l'amore.
Per lo più inutile e fuori luogo. Una delusione lunga tre ore, insomma.

* * *

Dopo 9 anni di calcio francese e sudamericano, di sport a 360 gradi e dirette calciomercato, chiude Sportitalia. O meglio, Sportitalia diventa LTSport. Lo annuncia in diretta un Michele Criscitiello a mezza via tra il tono severo e quello scherzoso. Lo scherzoso per sdrammatizzare, il severo per i 35 giornalisti la cui posizione rimane in bilico nel passaggio alla nuova emittente.
Di fatto, per noi spettatori non cambierà quasi nulla, giusto gli studi e un minimo i contenuti. Per loro, qualcosa di più.
Da Lacrime di Borghetti pieno sostegno a Sportitalia.

* * *

Barbara Berlusconi

La vera notizia del weekend è la crisi del Milan.
O meglio: Barbara Berlusconi che, risultati e campagna acquisti alla mano, ipotizza cambi a livello dirigenziale.
Allegri sempre più in bilico, Balotelli sempre più nell'occhio del ciclone (senza cresta e orecchino - peraltro - non mi piace, meglio il vecchio look) e Robinho sempre più titolare. Gli schiaffi viola hanno fatto malissimo.
Si ferma, invece, a Torino la striscia della Roma di Garcia (complice anche qualche spinta di troppo e un rigore che manca all'appello). L'enorme sforzo dei giallorossi è ora ridimensionato dai soli 3 punti che li dividono dalle inseguitrici. In altre parole, pesano un infinito alcune decisioni arbitrali pro-Juve e pro-Napoli.
Infine, Toni con attorno quella marea di sudamericani semi-sconosciuti fa impazzire.

Tutto questo per dire che stasera Bologna-Chievo è fondamentale e che presto o tardi vi esporrò la mia teoria sul perchè i jeans skinny fanno belli i fondoschiena - oggi non ho tempo.

venerdì 12 ottobre 2012

30% arabica


Doha, Qatar
Direi che confusione potrebbe essere la parola più appropriata se mai volessimo descrivere la situazione attuale in casa Milan.
Fiducia condizionata a Massimiliano Allegri, ristrettezze economiche e scarsi risultati. A questo si aggiungono alcune voci che vorrebbero la famiglia qatariota Al Thani proporsi per rilevare il 30% della società (nel contesto di un'operazione finanziaria di ben pù ampio spettro) e altre che sognerebbero Pep Guardiola per porre fine alla una crisi tecnico-tattica che da quest'estate affligge Milanello.

Troppi fattori. Troppa, appunto, confusione.
Lo abbiamo capito.. nelle casse non ci stavano soldi. E sono partiti i campioni che nelle ultime due stagioni hanno mascherato una rosa non eccellente. Lo abbiamo capito.. occorreva un cambio generazionale. E alla porta sono finiti i veterani (Nesta, Gattuso & Co.). Lo abbiamo capito, non era percorribile una strada di rifondazione spendacciona. Altrimenti a che sarebbe servito cedere i campioni e abbassare il monte ingaggi?

Diciamo che per ora l'esplosione di El Sharaawy ha portato un minimo sindacale di punti, necessario per non parlare di tragedia. Ciò detto, occorre anche precisare che il Milan ha una media da zona calda della classifica e che - a mio modestissimo avviso - non tutti i problemi sono imputabili ad Allegri.

Il tecnico di Livorno sicuramente ha delle colpe, ma vi direi che neanche un Guardiola.. un Mourinho.. o un mago vero e proprio navigherebbero nelle posizioni alte della Serie A con una rosa del genere.
Detto del più immediato problema, l'attacco, che vede un Bojan sempre più appannato (tremendo che sia scivolato nell'area interista - inizio a pensare che se Bojan stecca da due anni.. beh, forse non è il fenomeno che si narrava), un Pazzini che non ingrana e un Pato desaparecido.. anche difesa e centrocampo sono completamente da rifondare. In difesa salverei solo De Sciglio, vuoi per i limiti degli altri o per il non perfetto affiatamento delle schiere di centrali. A centrocampo, sembra si sia rivelato un errore il puntare tutto sul Boa. Non c'è un'idea di gioco e forse non ci sarà mai per palese mancanza di interpreti.
Diciamo, in generale, che l'atteggiamento che ha portato Galliani a pescare "affari" (una curiosità: sentivo che De Jong - magari ottimo giocatore, l'olandese, in altri contesti - è costato al Milan quanto al Paris Saint Germain è costato Verratti, che in Francia sta crescendo da fenomeno vero) dal mercato al di là di progetti tecnici a medio termine sta lentamente implodendo.

A prescindere dai risultati ottenuti domenica dopo domenica e da panchine pericolanti, a gennaio serviranno interventi pesanti. Che ci siano o meno i soldi.
Credo poco nell'ipotesi Guardiola. Costa troppo lui. Costerebbe, poi, troppo accontentare le sue logiche - anche se spesso capricciose - richieste. Non mi convincerebbe più di tanto una soluzione in house (Tassotti).
Insomma, per farla breve, l'impressione è che il Milan, in linea con il Paese, sia entrato in recessione. Che la coperta sia decisamente corta. Un innesto di capitali freschi potrebbe aiutare l'asset gioiello di Silvio Berlusconi a rialzarsi e a tornare protagonista.
La strada per l'Arabia è tracciata.