domenica 31 gennaio 2010
Tacco di Okaka su assist di Pit
La sedia del dentista
Quella serata non potrà essere facilmente dimenticata poiché fu teatro dell'immortale rito della dentist's chair, ovvero un drinking game dove il protagonista-paziente, immobile su una sedia inclinata, viene irrorato di un miscuglio alcolico direttamente nel cavo orale da un improvvisato dentista. La storia, che fece il giro del mondo, è anche riportata in Addicted, famosa biografia di Tony Adams, dove si narra che tra le pazienti di questo improvvisato laboratorio odontoiatrico vi fu anche la spice girl Geri Halliwell, che si sottopose con piacere alla visita di Dr. Gazza e compagni i quali, in ossequio al giuramento di Ippocrate, la visitarono dalla testa ai piedi facendo scorrere fiumi di tequila sul corpo nudo della disponibile paziente. Gli strani metodi del Dr. Gazza non furono proprio salutati con favore dalla comunità, scientifica e non solo, britannica e, ancora oggi, l'episodio è ricordato come l'epitome della dipendenza da alcol, della bassezza personale e umana degli inglorious footballers d'oltremanica (se aggiungiamo anche che il volo di ritorno della Catahy Pacific fu messo a ferro e fuoco da alcuni giocatori sbronzi che con le loro devastazioni causarono migliaia di sterline di danni, possiamo capire che il ritiro della compagine di Venables non fu proprio all'insegna della concentrazione e della tranquillità). Come detto tante volte, però, è proprio il campo a fornire la catarsi alle malefatte dei calciatori (Terry docet). L'occasione per il Dr. Gazza e i suoi assistenti si presentò il 15.6.1996, la partita è un classico Inghilterra - Scozia e la cornice è quella di Wembley. Insomma, football is coming home - come diceva l'inno dell'europeo - alla massima potenza.
L'equilibrio è rotto da un lampo di genio del talento di Newcastle, che lanciato da Psycho Stuart Pearce salta un Hendry immobile come un cardo scozzese con un morbido sombrero e infila il pallone in rete con un preciso tiro al volo. Da lì in avanti il delirio. Gazza con un look biondo platino a metà strada fra Sick Boy di Trainspotting e Ezio Greggio alza le braccia al cielo, corre e si lascia cadere sulla morbida erba del tempio londinese. I compagni corrono, lo accerchiano, spunta un borraccia e Sheringam gli spruzza un cospiquo getto d'acqua in bocca, a mimare proprio la dentist's chair tanto vituperata. Il cerchio dunque si chiude, e l'immagine di Gazza in posizione da paziente è perfettamente speculare a quella che lo vedeva maestro di cerimonie del delirio orgiastico in quel di Hong Kong. Insomma, quella del dentista è solo l'ennesima maschera indossata dal più grande dioniso del calcio, perché solo se sei capace di giocare al dentista con i tuoi amici al bar puoi fare un gol così.
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LIBERTADORES 2010
Tra le outsider, il solito Bolivar a guidare la fila delle boliviane. Blooming e Real Potosì a seguire con scarse ambizioni. Il solito fattore altitudine da sfruttare il più possibile. Una curiosità:il Real Potosì ricalca in tutto e per tutto il Real Madrid. Lo stemma è identico, con la differenza che all'interno è disegnato un gioco di triangoli, anziché le iniziali del club. In Cile, Colo Colo e Universidad de Chile sono intenzionate a riscattarsi dopo la magra figura della scorsa edizione. Le messicane sono cinque. Guadalajara e San Luis si aggiungono a Monterrey, Morelia ed Estudiantes Tecos a titolo di risarcimento per l'esclusione imposta la scorsa edizione (e dovuta all'epidemia di influenza A). Non pervenuto il Club America di Cabanas. Seguono le peruviane Alianza Lima, Juan Aurich (la squadra di Chiclayo) e Universitario - che gioca nel Monumental con i palchi gialli, vedi sotto - e le uruguayane Cerro (da non confondere con il paraguaiano Cerro Porteno) e Nacional, entrambe di Montevideo (la seconda, semifinalista l'anno scorso). Dall'Ecuador arrivano Emelec, Deportivo Cuenca e Deportivo Quito. Non il Barcelona di Guayaquil, che a differenza del Real Potosì ha lo stemma uguale a quello del Barca.
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sabato 30 gennaio 2010
Amarcord: I calciatori sono uomini, vol. 2
Secondo appuntamento con la nostalgia in questa rubrica dedicata alle indimenticabili figurine dure SCORE 92, "marchio indelebile di un'intera generazione". Perchè nell'epoca in cui non c'era la televisione satellitare, i giocatori si scoprivano uomini solo sul loro retro.
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Termini Ferrarese
La Fiat ha cassaintegrato un altro fedele servitore. Uno che lavorava da più di 15 anni per l’azienda. Uno che in catena di montaggio ci ha lasciato la tibia ed il perone. Ma lui non farà come le tute blu di Termini Imerese, lui non salirà sul tetto del centro sportivo di Vinovo, non chiederà il reintegro, lui sa di avere sbagliato. Ma, anche con i suoi errori, lui rimane un capro bendato che vaga nel deserto, portando su di sè le colpe dell’Uomo. E noi, giudici impietosi, sull’Uomo faremo cadere la mannaia del nostro giudizio.
Ma chi è l’Uomo? Chi ha rovinato la Juve? Chi dobbiamo ringraziare?
Ciro, il figlio di Sandra Milo? Gli bastava un pareggio contro i teutonici... e ha preso 4 pappine. Pareggiava con la Roma... ha inserito il sinistro Candreva a destra aprendo spazi a Riise... Sega Delpiero e poi lo riappiccica col nastro adesivo, poi lo umilia e poi lo implora.. Fa giocare Melo e poi lo sostiuisce dopo 20 minuti, lo mette fuori squadra e lo reintegra immediatamente... Nonostante la sua calma apparente Ciro sembra più Confuso che Confucio...
L’ombra del Divo? Già di per sé Lo Spaccone della difesa doriana degli anni ’70 era un tantino presuntuoso, dopo avere vinto il Mondiale giocando una sola partita decente ha completamente sbracato. E ad una dirigenza vergine ed inesperta ha dispensato i Suoi suggerimenti. Ha indotto al licenziamento di Ranieri. Ha sollecitato un suo vassallo per scaldargli la panca in attesa del grande ritorno. Ha consigliato di rianimare i morti viventi Grosso e Cannavaro. Ha raccomandato di puntare su Amauri e Legrottaglie che li vuole ai Mondiali..
E qui si va sul mercato impos(ta)to dalla vergine ninfa d’oltralpe. 50 milioni per Felipe Melo e Diego, due pippe? Il primo è un discreto rottweiler che ha azzannato ossa e polpacci in Cantabria, Andalusia ed Etruria. Un mastino di razza come Dunga ne ha fatto il perno della sua mediana. Ma a Torino non morde. E’ l’incompreso principe Miskyn o il perfido Patrick Bateman? Il secondo. Maradiego, come fu presentato con con sabaudia modestia dal quotidiano di partito. E' un brevilineo con culo basso e piedi rapidi, buonino nel Paulista, pessimo coi Dragoes, ottimo col Werder Brema, pessimo di nuovo a Torino. Il nuovo Quaresma?
Ed ora Zac. Un ottimo sarto con una pessima stoffa.. o viceversa? Farà il 3-4-1-2 con nessuno sulle fasce e Diego dietro le punte in una squadra che dal ’94 gioca con il più ferreo dei 4-4-2? Mah... Io la squadra l’avrei data a Massimo Mauro, così si sarebbe talmente ustionato che avrebbe poi smesso di ammorbarci ogni domenica con la sua saccente prosopopea.
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giovedì 28 gennaio 2010
mercoledì 27 gennaio 2010
(s)punto sul mercato
lunedì 25 gennaio 2010
Premessi brevi cenni sul weekend
- ieri sera l'Inter ha stravinto, va detto. I nerazzurri, pur giocando in dieci tutta la partita, hanno fatto bottino pieno. Manca un rigore per mano di Maicon al Milan, ma, a mio avviso, l'ammonizione a Lucio che ha scatenato l'espulsione giusta di Snejder era del tutto inventata. Il Milan paga un errore di Abate e un Dida che non sa posizionare né la barriera né se stesso;
- R per Vendetta: la piccola Roma di Claudio Ranieri stende a domicilio una Juventus senz'anima. Il tecnico testaccino non sarà un vincente, ma credo abbia la capacità di far si che le sue squadre giochino sempre un calcio semplice e produttivo. Non è da escludere che la sua Roma replichi le stagioni da oltre 70 punti della scorsa Juventus;
- il Napoli fa sempre più paura. E' impressionante la naturalezza con cui va a prendersi i tre punti a Livorno con una squadra anche un po' rimaneggiata. Dove vuole arrivare Mazzarri?;
- dietro i partenopei un buon Palermo. Sono contento non per Zamparini, bensì per Delio Rossi. Uomo vecchio stampo che ancora ha premura di insegnare calcio;
- sulla Juventus poco da dire. Solo non credo che tutte le colpe siano di Rambo Ciro. Il problema è strutturale. Non capisco che serenità possa dare il mantenere un allenatore solamente per mancanza di alternative (chiaramente nessuno è tanto pazzo da traghettare una barca per metà già inabissata). Questa incredibile serie di errori tecnici e societari non accenna a finire. Inoltre, lo juventino Mughini ieri sera a Controcampo poneva l'accento su un dato allarmante: se si escludono le prime 4 partite della stagione (bottino pieno per Ferrara) la squadra ha un curriculum da dodicesimo posto;
- Genoa, Sampdoria e Fiorentina hanno deciso di proseguire appaiate. Stanno lì a specchiarsi a vicenda, per scoprire chi è la più discontinua del reame;
- si conferma un Guidolin da "sola andata";
- è un grande Bologna;
- è una strana Udinese: con il Catania lanciato alle spalle sta rischiando forte.
- sirene blaugrana per Wayne Rooney;
- gomitate a Malaga firmate C. Ronaldo e il Barca ride godendosi un Dani Alves strepitoso a Tenerife;
- divorzio Robinho - City;
- debutto di Roberto Carlos nel Corinthians che piega l'Oeste a domicilio nel paulistao.
domenica 24 gennaio 2010
Mezzo uomo mezzo bisonte: Dario Hübner (parte II)
Intanto, i 37 anni e le troppe sigarette si iniziano un po’ a far sentire. Nell’estate 2003 finisce l’avventura a Piacenza e ritorna nelle Marche. Si trasferisce al disastroso Ancona neopromosso di Pieroni, quello di Hedman, Bilica e Jardel, per intenderci. La squadra è inguardabile, lui appare sempre più brizzolato e lento, ma le movenze da Tatanka ci sono ancora. Concluderà la parentesi ad Ancona presto, con molte delusioni e, per la prima volta, nessun gol. A gennaio 2004 lascia per la terza volta il mare e va a giocare in quel Perugia che vince l’Intertoto e arriva ai sedicesimi di finale di Coppa UEFA ma che retrocederà a fine stagione. Da gennaio a giugno mette a segno 3 gol, partendo però spesso dalla panchina. La mesta fine per un grande campione? Nient’affatto. Il nostro è ben lungi da un ritiro. Anzi, decide che forse, invece che rimanere in Serie A a fare la controfigura invecchiata del sé stesso di qualche anno prima, sia il caso di ritrovare i campacci delle serie minori. Possibilmente vicino a Crema. Così, nel 2004/05 è il centravanti del Mantova che a fine stagione ritornerà dopo anni in Serie B, con 7 gol all’attivo. E ancora, l’anno dopo è prima al Chiari, società di Serie D della provincia di Brescia nella quale gioca suo cognato, dove mette a segno 9 gol fino a novembre 2005, diventando uno dei pochissimi ad aver segnato in tutte le categorie dalla A alla D; poi, nel novembre 2005, viene ingaggiato dal Rodengo Saiano, altra squadra della provincia bresciana, sempre di Serie D, nel cui girone ci sono il Boca San Lazzaro (hinterland di Bologna) e il Cervia di Campioni il sogno. Ricordo due cose di quel periodo: che non mi perdonai di non essere andato a vedere Boca San Lazzaro-Rodengo Saiano, con Darione che nuovamente calcava un campo da calcio a pochi minuti di motorino da casa mia; e che il Rodengo Saiano ridicolizzò in diretta su Italia 1 quei fighetti del Cervia allo Stadio dei Pini. A fine stagione, il Bisonte totalizza altri 9 gol. Ormai ci ha preso gusto. Non vuole smettere. Il gol è come le sigarette, un vizio difficile da togliersi. Me lo immagino con la moglie che si lamenta delle sue assenze familiari domenicali: “Un’altra stagione. Solo una, dài. Poi smetto.” Stagione 2006/07, tra i tesserati dell’Orsa Corte Franca Iseo, squadra di Eccellenza, manco a dirlo, della provincia di Brescia, c’è pure lui, più brizzolato e in forma che mai. Solo che, a differenza degli altri tesserati, pare che lui abbia un contratto praticamente da professionista, con stipendio fisso e quant’altro. La Lega Nazionale Dilettanti vigila, e se ne accorge. Il nostro si difende dicendo che non è un vero e proprio stipendio, sono rimborsi spese per recarsi agli allenamenti. Ovviamente non ci crede neanche lui a quello che dice, lo sa bene, da vecchio bisonte, che la squalifica è dietro l’angolo. Saranno 6 mesi quelli che dovrà passare lontano dai campi. Una vacanza inaspettata per dedicarsi al bar, alla briscola, alle gite la domenica con la moglie. Ogni persona sensata penserà che 6 mesi di squalifica alla bella età di 40 anni equivalgano alla fine di una carriera. Macché. La moglie è disperata quando capisce che lui continuerà ad allenarsi comunque, e continuerà a giocare. Ritoccati i bonus-partita/allenamento, rientra e continua in Eccellenza, sempre nell’Orsa Corte Franca. Dal 2006/07 al 2008/09, squalifica compresa, mette a segno altri 48 centri. E poi, incredibile ma vero, scende ancora di categoria in quest’ultima stagione. Gioca in Prima categoria al Castelmella, sempre vicino Brescia. 43 anni e non sentirli.
Un giorno che non avrò niente da fare, prenderò la macchina. Dovrà essere un giorno sereno, in primavera, uno di quei giorni che non ti pesa guidare, anzi ti piace veder scorrere la campagna circostante che diventa verde e farti scaldare dal primo vero sole dell’anno. Prenderò la A1, uscirò a Piacenza, arriverò a Crema e cercherò il bar Tatanka. Dario Hübner, il titolare del locale, sarà lì a giocare a briscola con gli amici. Ordinerò una grappa, e sicuramente se ne verserà un bicchierino anche per sé; mi fumerò una sigaretta, e sicuramente se ne accenderà una anche lui. Quando starò per chiedergli se si ricorda della Serie A, di tutti quei gol, degli stadi pieni, e se non abbia davvero il rimpianto di non aver mai giocato in una grande squadra, o in Nazionale, mi fermerò. Capirò da uno sguardo, senza far domande, che lui è davvero felice così.
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venerdì 22 gennaio 2010
Paradossi blaugrana
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mercoledì 20 gennaio 2010
Il fromboliere di Oltrisarco
martedì 19 gennaio 2010
Mezzo uomo mezzo bisonte: Dario Hübner (parte I)
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lunedì 18 gennaio 2010
Appunti del lunedì
ps Aggiunge il grande Dominic direttamente da Brighton&Hove: "The Seagulls have won three in a row. Another new manager, Gus Poyet, is working wonders with a terrible, lazy, very one-dimensional squad. This Saturday it's FA Cup. Albion have Aston Villa at Villa Park. 6,000 fans travelling. There could be some trouble in Birmingham, though Brighton's firm is non-existent".
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domenica 17 gennaio 2010
Esquina Blaugrana
venerdì 15 gennaio 2010
Coppa d'Africa-Angola 2010
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giovedì 14 gennaio 2010
Inglourious Glories, Ch. III, 1. FC Magdeburg
Mentre a Ovest dominavano Borussia Mönchengladbach, Bayern Monaco ed Amburgo, ad Est primeggiavano la Dinamo Dresda prima e l’1. FC Magdeburg e la Dinamo Belino, poi. Quelle orientali, non sono storie di sport. O, almeno, non solo. Quei campionati e quelle coppe altro non erano che una vicenda politica. Affari tra potenti e piccole gioie per la gente. Da una parte l’1. FC Magdeburg, a rappresentare una piccola città della Sassonia. Dall’altra, la Dinamo Berlino, la squadra di proprietà della Stasi e della gente che contava. Da una parte il calcio dei talenti fatti in casa, dall’altra quello dei giocatori scippati alla Dinamo Dresda e dei favoreggiamenti. Quei talenti si chiamano Jurgen Pommerenke, Manfred Zapf, Detlef Enge, Martin Hoffman - per 19 anni con la maglia biancoblu del Magdeburgo - e Jurgen Sparwasser. Quest’ultimo, semplicemente, una leggenda.
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