Con la palletta di spugna giocavamo tutto l'anno quando eravamo alle elementari, in camera mia o nel corridoio che portava alla cantina del mio compagno di classe Roberto. In realtà più che alla cantina quel corridoio portava a casa sua, visto che viveva accanto alle cantine (il padre era il portiere dello stabile). Ma le sfide più belle le facevamo da me, lui si metteva davanti all'armadio (che era la porta), io lanciavo la palletta di spugna contro il muro e poi la colpivo al volo, di testa o di piede, spesso lanciandomi all'indietro sul letto. Giocavamo tutte le settimane perchè tanto abitavamo uno di fronte all'altro e non c'era bisogno che i genitori ci accompagnassero. Ogni tanto veniva anche Andrea e a quel punto la cosa si complicava perchè non è che ci fosse così tanto spazio in camera mia, finiva che si giocava a turno e intanto l'altro si faceva una partita al Nintendo 8-bit. A me piaceva moltissimo fare le acrobazione, cercavo di far rimbalzare la palletta sul muro con la giusta potenza, in modo da avere il tempo di avvitarmi e colpire la sfera in aria; Roberto era un portiere straordinario, dotato di riflessi felini, nonchè inventore di una particolare parata sul modello del bagher. Ovviamente ogni gesto atletico veniva accompagnato dalla telecronaca della partita, non si contano le partite che la Roma ha vinto in camera mia.
Alle ginocchia avevamo delle toppe incredibilmente belle, bleu su bleu, sui pantaloni che indossavamo anche per fare ginnastica a scuola. Ogni tanto capitava di colpire qualche oggetto, in particolare i pupazzetti degli ovetti Kinder che stavano sulla mensola sopra la televisione, ma la cosa bella della palletta di spugna era che non rompeva nulla, era gentile anche quando veniva scagliata con forza. Dopo un po' poteva capitare che fosse la palletta stessa a rompersi, si inizavano a staccare dei pezzi, e a quel punto bisognava cambiarla. La cosa peggiore era se finiva nelle fauci di un cane, come succedeva a me con i cani del giardino sotto la mia finestra, se la palla finiva lì la partita era bella che finita.
Alle ginocchia avevamo delle toppe incredibilmente belle, bleu su bleu, sui pantaloni che indossavamo anche per fare ginnastica a scuola. Ogni tanto capitava di colpire qualche oggetto, in particolare i pupazzetti degli ovetti Kinder che stavano sulla mensola sopra la televisione, ma la cosa bella della palletta di spugna era che non rompeva nulla, era gentile anche quando veniva scagliata con forza. Dopo un po' poteva capitare che fosse la palletta stessa a rompersi, si inizavano a staccare dei pezzi, e a quel punto bisognava cambiarla. La cosa peggiore era se finiva nelle fauci di un cane, come succedeva a me con i cani del giardino sotto la mia finestra, se la palla finiva lì la partita era bella che finita.
Il non plus ultra era una palletta non di spugna, ma gonfiabile, che si trovava solamente al carissimo negozio L'Albero di via Castellini (oggi il negozio c'è ancora ma è all'inizio di viale Romania). Praticamente si comprava una palletta sottovuoto, e bisognava gonfiarla con una specie di cannuccetta che veniva con la confezione. L'odore del materiale del pallone, che ignoro, era buonissimo, e la consistenza era immigliorabile, perchè era leggera ma non volatile. L'unico problema è che si rompeva presto, non durava molto. Dubito le producano ancora.
Non so se oggi, nelle camere da letto e nei corridoi delle cantine delle case medio-borghesi dei Parioli, i ragazzini giocano ancora con la palletta di spugna. Temo di no. Probabilmente "giocano" a Wii, che di fatto simula la nostra simulazione con la palletta di spugna, oppure non giocano affatto, limitandosi a premere i tasti del joy-stick della Playstation. E' un peccato perchè a me sono servite molto le cose che ho imparato con la palletta di spugna, tutte le acrobazie con cui negli anni ho deliziato i miei compagni di tedesca sul bagnasciuga o sul prato vengono da lì, per non parlare dei movimenti in area di rigore quando arriva il cross (le sfide con la palletta di spugna erano un susseguirsi infinito di cross dal fondo, avevo addirittura insegnato al muro a crossare ad effetto). Per questo ho voluto dedicare questo breve inno alla palletta di spugna, e a tutti quelli che si auto-crossavano la palletta facendo sponda con il muro.