La sessione invernale del calciomercato si é chiusa ieri con il botto, anche se si tratta di un botto a effetti ritardati, visto che dovremo aspettare fino a giugno. Pep Guardiola, il più geniale allenatore in circolazione, ha annunciato - e questo era nell'aria - che a fine stagione lascerà, dopo tre anni, il Bayern Monaco, per cimentarsi in una nuova - questa sì, sorprendente - avventura: portare il suo credo calcistico a Brescia.
La notizia è stata naturalmente accolta a bocca aperta dai media di tutto il mondo, tanto da sembrare quasi una boutade, un prematuro pesce d'aprile: d'accordo l'elemento romantico del ritorno nel club in cui ha chiuso la carriera, ma che il guru del calcio contemporaneo decida, nel fiore della sua carriera, di allenare nella serie B italiana, scartando le offerte milionarie dei migliori club europei (si parla di sceicchi in lacrime sia a Manchester che a Parigi), è davvero un azzardo che solo un personaggio carismatico come il Pep poteva permettersi.
Ovviamente, Guardiola non ha scelto solo d'impulso, di cuore insomma. Al di là delle frasi di circostanza riportate in questi giorni dai giornali ("a Brescia ho lasciato un pezzo di cuore"; "ho sempre saputo che un giorno sarei tornato"; "la città non mi ha abbandonato nei miei giorni più difficili [quelli delle accuse di doping], avevo un debito con lei"; "non vedo l'ora di lavorare con Caracciolo e Mazzitelli"), dietro ci sono delle rassicurazioni ben precise che ha ricevuto sia a livello calcistico che politico. Dietro, infatti, c'è un progetto che va oltre il campo. Lo so perchè ieri sera sono stato quasi due ore al telefono con lui (come molti sanno, siamo amici, per così dire, di tennis, essendo entrambi soci di lunga data del Real Club a Pedralbes). Anche se gli ho promesso riservatezza, so che non si arrabbierà se riporto qui di seguito alcune delle anticipazioni che mi ha dato.
Innanzitutto, com'è intuibile, avrà mani libere sul mercato. Quest'estate ci sarà un bel viavai sulla BreBeMi. Finora le certezze sono poche. Dalla Masia arriveranno tutti e quattro i fratelli Samper: non solo il già famoso Sergi (classe 1995), che sarà il perno del centrocampo del nuovo Brescia, ma anche Jordi (1999, promettente terzino destro), Frederic (2002, sta finendo le medie) e Oriol (che si legge Uriol e ha sette anni). Dal Bayern lo seguiranno sicuramente Alaba, che ha accettato di ridursi l'ingaggio di circa venti volte pur di non essere più preso in giro nello spogliatoio per il suo accento viennese, e Coman, che si è offerto di fare lo stopper. Thiago Alcantara, che a Monaco non si è mai veramente integrato, riformerà la coppia con il fratello. Peraltro Mazinho è stato contattato per capire se c'erano altri figli disponibili ma pare di no.
La rosa attuale ovviamente soffrirà una rivoluzione. Molti giocatori, pur di farsi confermare, stanno ricorrendo ad ogni stratagemma. Alexandre Geijo, attaccante svizzero di genitori andalusi, ha prodotto un certificato che dimostrerebbe che aveva un nonno repubblicano morto nella battaglia dell'Ebro. Thomas Kupisz, centrocampista polacco, ha giocato la carta di uno zio muratore a Manresa. Il giovane Davide Marsura ha impostato Tinder su Girona cambiando il proprio nome in Marsù i Puig. Leonardo Morosini durante i ritiri intrattiene i compagni con reading delle poesie di Gil de Biedma.
Ma la rivoluzione colpirà anche lo staff tecnico. Scontati i ritorni di Carletto Mazzone, che sarà il vice di Pep, e di Roby Baggio, che farà da consulente spirituale, sorprende l'arrivo di Artur Mas nel ruolo di direttore sportivo. Alcuni analisti (ad esempio Francesco Olivo sulla Stampa) hanno visto in questa mossa la volontà del politico catalano di togliere ogni pressione al processo soberanista, tirandosi fuori; i più smaliziati, invece, ci vedono le prove generali del tandem che governerà il futuro stato catalano. Natalia Estrada sarà il capo ufficio stampa: Pep la stima sia per la sua versatilità (è l'unica asturiana che si é resa famosa nel mondo per saper ballare il flamenco), sia per la sua profonda conoscenza dei media italiani maturata negli anni d'oro del Biscione. Novità anche in cucina: i pasti dei giocatori saranno affidati a Xavier Adrià, fratello piccolo di Ferràn, a cui Pep ha chiesto di giocare con i sapori delle due tradizioni culinarie.
Con i soldi della Caixa e il visto buono della Generalitat, entro l'estate una cordata di imprenditori bresciano-catalani capitanata da Gino Corioni si prenderà la proprietà della società. Presidente ombra sarà però Joan Laporta, il che avvalora l'ipotesi dell'esperimento politico e non solo calcistico. La sede del ritiro estivo è già stata fissata nella Val d'Aran. Per le vacanze estive è concessa libertà ai giocatori tanto vanno tutti già da anni a Formentera.
Anche l'Amministrazione comunale farà la sua parte. A partire dalla toponomastica. Alla centralissima Piazza della Loggia verrà dato il nome di Piazza della Pedrera. Corso Martiri della Libertà diventerà Corso Martiri del Triplete. Sulla facciata del vecchio Duomo verrà applicata una enorme scritta al neon "Junts pel Sì". In fase avanzatissima è il gemellaggio con Alghero, in modo che le due città diventino l'avamposto italiano del paìs català. Naturalmente, l'unitat de la llengua richede che la città diventi bilingue. Il sindaco Emilio del Bono, che ha lasciato il Partito Democratico per accasarsi in Convergència Democràtica de Catalunya, si sta già attrezzando per far applicare su tutti i cartelli la duplice denominazione in italiano e in catalano. Ma non basta: a molti paesi della provincia verrà troncata l'ultima sillaba, e così Ospitaletto diventerà Ospitalé, Gussago Gussà e Sirmione Sirmiò. Per ricreare anche l'effetto della cosiddetta Franja d'Aragò, il catalano verrà imposto, ma solo come dialetto, anche in alcuni villaggi confinanti della provincia bergamasca.
Gli imprenditori, vera anima della regione, non stanno con le mani in mano. Nel centro di Brescia stanno aprendo, nell'ordine: una pizzeria Gaudì; un hotel Battlò; una gelateria Lloret de Mar; tre caffé 1714; una liberia Sant Jordi; un night-club Serrat. Tutti i bar della città si sono riconvertiti in tapas bar. In Franciacorta sono già state estirpate e arse migliaia di piante secolari e i vigneti sono stati tutti riconvertiti a cava. Nella Val Trompia si estendono a vista d'occhio le coltivazioni di calçots. I proprietari del Grand Hotel Villa Feltrinelli di Gargnano hanno assunto tutti i cuochi del Celler de Can Roca, anche se le padelle locali non consentono ancora un socarrat all'altezza. Ma ci sarà tempo per migliorare. Al Museo di Santa Giulia è in programma per la primavera una grande retrospettiva su Dalì e Amanda Lear. La Pinacoteca Tosio Martinengo ospiterà in pianta stabile la collezione della Fundaciò Antoni Tàpies. La stazione ferroviaria, infine, verrà intitolata a Joan Mirò, dal momento che i viaggiatori che arriveranno a Brescia verranno accolti da un suo enorme murale.
Eccolo, insomma, il grande piano di Pep: il calcio come veicolo per esportare la Catalogna. Dopo aver reso reale un'utopia calcistica, adesso ci riprova con una politica. Visca el Brescia e visca Catalunya caro Pep!