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martedì 6 dicembre 2011

Contro la Filosofia: Tra Socrates e Aristoteles

Socrate ed Aristotele sono stati sicuramente due tra i più influenti esponenti della tradizione filosofica della modernità occidentale.. Il primo, un pedante cagacazzo che andava in giro a rompere i maroni ai suoi concittadini chiedendo loro sempre il perché di ogni cosa ed il perché del loro perché, è unanimemente considerato il padre della dialettica.. fondamento della filosofia scientifica e illuminista.. a domanda segue risposta, ad una causa corrisponde un effetto, dalla contrapposizione di tesi ed antitesi nasce la sintesi.. Il secondo, nelle sue critiche al pensiero del primo (divenuto categoria solo una volta fattosi scripta nell’esegesi platonica) rigetta l’idea dell’eterna dicotomia.. tra ideale e reale, materiale ed immateriale, giusto e sbagliato.. che regoli il mondo.. a favore di un panteismo materialista di ispirazione taoista che sarà riscoperto nella filosofia eretica di Bruno, Spinoza, Nietzsche e negli immanentisti del secolo breve.. Allo stesso modo, aggiungendo al nome dei due filosofi greci una semplice S, troviamo Socrates ed Aristoteles.. due calciatori brasiliani che sono stati sicuramente due tra i più influenti esponenti della tradizione calcistica moderna italiana.. anche se il loro nome non corrisponde necessariamente al ruolo filosofico loro imposto..

Il primo.. Socrates.. brasiliano di Belém chiamato “dottore” per aver conseguito una laurea in medicina, cresce con il mito di Simon Bolivar e Che Guevara, si posiziona all’estrema sinistra dell’indagine filosofica e festeggia ogni gol con il pugno chiuso… Domenica il suo Corinthians, prima di vincere lo scudetto brasiliano, lo ha salutato col braccio teso ed il pugno chiuso scagliato contro le ingiustizie.. così hanno fatto i giocatori, così i tifosi allo stadio Pacaembu di San Paolo.. Il brivido collettivo prodotto dalla comunione mistica di quei pugni chiusi si colloca necessariamente sull’onda emotiva del materialismo immanente aristotelico.. in antitesi ad ogni cogitazione socratica.. Il fatto che a dispetto del suo titolo di medico non abbia mai esercitato la professione, probabilmente in disaccordo con l’indirizzo preso dalla scienza nella modernità, lo allontana ancor di più dal campo socratico.. In Italia invece la Fiorentina lo ha ricordato con una più sobria fascia nera cinta intorno al braccio in segno di lutto.. Ma si sa, là hanno Lula (sebbene oggi si faccia chiamare Dilma Rousseff..) qui abbiamo Mario Monti.. a ognuno quel che merita.. A San Paolo, con la maglia del bianconera del Corinthians, Socrates si è inoltre reso protagonista di uno dei più belli esempi di utilizzo del calcio come bene comune.. Insieme ai compagni Wladimir e Casagrande, Socrates a cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 organizzò una vera e propria autogestione dello spogliatoio.. la democracia corinthiana..

Erano i giocatori a decidere in maniera diretta.. stabilivano la formazione da mandare in campo, gli orari e l’intensità degli allenamenti, gli stipendi e i premi partita.. Ma anche qui il termine democrazia ha poco a che vedere con la socratica forma di governo paventata nella Repubblica di Platone.. E sebbene a prima vista non collimi nemmeno con le teorie sul governo espresse da Aristotele.. va invece detto che considerare il calcio bene comune al di là della dicotomia (socratica) tra bene pubblico e privato, diventa quindi un’aristotelica “relazione qualitativa” - come nelle parole di Ugo Mattei - volta al benessere dell’uomo e dell’ambiente che lo accoglie finalmente considerati come una cosa sola.. Il calcio è tutto, ed è di tutti.. Capitano di due brasili mondiali (’82 e ’86) Socrates si guadagna inoltre il soprannome di “tacco di dio”, per la sua tendenza compulsiva a colpire il pallone col tacco quand’anche sarebbe bastato un bel piattone.. e in quel “di dio” a proposito di un mezzo usato a sproposito si può riconoscere un’eresia blasfema contro la religione cristiana, altrimenti detta “platonismo (e quindi socratismo) per il popolo”.. Dopo aver vinto un paio di scudetti con la democracia corinthiana.. Socrates decide di esportare la rivoluzione come il Che, ed espatria in Italia, approdando nella stagione 1984-85 alla Fiorentina di Antognoni, Passarella e De Sisti.. A Firenze non si integra e dopo solo un anno, abbandona il paese.. Dopo il ritorno in patria conclude la sua carriera di esportatore della rivoluzione delle dottrine dell’immanenza aristotelica negli anni novanta in Inghilterra, come allenatore/giocatore del Garforth Town..

Dall’altra parte abbiamo invece Aristoteles.. il giocatore più socratico della Serie A anni ’80.. Anche lui come Socrates giocò in Italia una stagione sola, la stessa.. nella filosofica annata 1984-85 trascinò ad una insperata salvezza la sua squadra, la Longobarda del leggendario tecnico Oronzo Canà, ideologo heideggeriano del 5-5-5.. Aristoteles fu giocatore socratico in quanto arrivato suo malgrado alla Longobarda come colpo spettacolare in chiusura di calciomercato, piano dialettico dove le trattative monetarie ricalcano alla perfezione il noto schema tesi-antitesi.. ma la sintesi per la Longobarda non fu né Platini, né mezzo Giordano, né Rumenigge, come agognati dal esistenzialista Canà, bensì questo sconosciuto ragazzo di strada pescato all’ultimo giorno utile dalla lungimiranza del duo di osservatori Gigi e Andrea.. Anzi, va ricordato che Aristoteles fu visionato dopo che, come ricorda Gigi che all’epoca vendeva gelati al Maracanà sotto le mentite spoglie di Giginho, Socrates rifiutò la Longobarda per la Fiorentina.. (dichiarazioni che per la verità non hanno trovato altri riscontri..) Appena giunto in Italia, Aristoteles è afflitto da incombente saudade e nel girone di andata gioca da schifo.. per esempio non segna nemmeno un gol nella rovinosa sconfitta per 5-0 patita dalla Longobarda allo Stadio Franchi di Firenze contro la Fiorentina di Socrates allenata da Giancarlo De Sisti, soprannominato “Picchio”.. Una sconfitta epocale che spinge l’allenatore Canà ad uscirsene con la storica frase “Altro che Picchio De Sisti, io picchio De Sisti..”

Un ottimo girone di ritorno, condito da diversi gol uno più spettacolare dell’altro, permette invece ad Aristoteles di salvare la Longobarda e di segnalarsi come una delle più belle novità della Serie A 1984-85.. Ma strani affari e giri di soldi, per cui al presidente della Longobarda sarebbe convenuto retrocedere piuttosto che rimanere in Serie A, porteranno poi all’allontanamento forzato di Canà e del giocatore brasiliano dal campionato italiano.. Anche qui si può notare come il nome del giocatore non corrisponda necessariamente a quello del filosofo il cui pensiero ha influenzato la loro vita, il capitalismo è figlio del razionalismo e dell’illuminismo di tradizione socratica.. Inoltre, nel caso di Aristoteles il calcio è vissuto (e male) come bene privato, in mano a singoli che perseguono l’arricchimento personale a discapito degli altri, non rendendosi conto che i cosiddetti altri sono parte di loro.. e dell’immanenza del uno che diventa due in opposto al due che si fa uno.. “Io sono lui come tu sei lui come tu sei me e noi siamo tutti assieme” si presentava all’inizio dei suoi scritti un altro giocatore di chiara impostazione aristotelica come Luther Blissett quando, appesi gli scarpini al chiodo, si dedicò al mestiere di terrorista culturale negli anni ’90..

Come Socrate e Aristotele, così anche Socrates e Aristoteles.. i calciatori brasiliani che giocarono in Italia nella meravigliosa stagione 1984-85, non rispettarono le dottrine filosofiche dei loro omonimi ed anzi se le scambiarono .. restano fondamentali per comprendere il senso della vita e del calcio.. A loro il mio ringraziamento e il mio saluto.. Ovviamente col pugno chiuso levato al cielo..