Diciamo che sono un pò seccato in questo periodo. Sarà l'estate che non finisce mai, che Twitter mi ha stancato (eccezion fatta per i tweet dedicati al traffico) e che lo scenario politico (italiano e sportivo italiano) stagna. Sarà che ho finito di leggere la biografia di Keith Richards - pagine pazzesche, centellinate verso la fine perchè non volevo finissero - e ora non so cosa fare. Fatto sta, vorrei presentare alcuni punti.
È come se fosse un piacere. Una gradevole distrazione capace di riconciliare tutti dalle solite polemiche interne, da rigori e compensazioni, da frecciate e rancori ormai eterni.
Ogni gol mangiato sottoporta, ogni prestazione opaca viene sottolineata da video e articoli di ogni genere. Riempiono il web e le trasmissioni le magagne di Balotelli in maglia Liverpool.
Dal passaggio ai Reds, vissuto come una liberazione, all'arrancare della punta bresciana dalle parti della Kop. Fino allo scambio di maglia con Pepe e alla vicenda della Ferrari. Così non ci sto. Non ne vedo il motivo.
Finito il tempo della timidezza trasformata in superbia, ben catturato, al tempo, dallo ZIo di Holloway nel suo The Limits Of Control, ora è come se il Mondiale fosse diventato il suo peccato originale, un marchio indelebile per stampa e tv. Quello che non mi è chiaro è cosa abbia fatto Balotelli di tanto grave. O meglio, cosa di meno degli altri. In tutta sincerità: davvero mi venite a dire che è stato il peggiore? Davvero si può onestamente puntare il dito contro di lui?
Non scherziamo.
C'è chi ha fatto ben peggio, chi ha addirittura corso meno. Accanirsi contro Balotelli mi sembra veramente bieco. Mi divertirò quando mai Brendan Rodgers - uno che quanto a tattica e gioco è secondo a pochi - ritroverà il talento smarrito di Mario Balotelli. Mi lascerà indifferente, e quasi dispiaciuto, un eventuale fallimento di Mario Balotelli a Liverpool. Non cliccherò l'ennesimo video celebrativo di una sua ammonizione inutile.
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Il secondo punto. Forse avevo capito male io. Anzi, sicuro.
Dopo due Mondiali finiti in vacca, le polemiche tra CT e giocatori e gli attacchi contro, di nuovo, Balotelli, mi aspettavo un giro di vite sulla gestione della Nazionale.
Esce Prandelli ed entra Conte. Bene, penso. Allena ora la Nazionale il migliore - per risultati sicuramente, sul resto possiamo discutere all'infinito, siamo d'accordo - in Serie A. Arriva, imposta un progetto nel lungo periodo e costruisce una nuova ossatura. D'altronde, siamo nel 2014 e ci sta pure di girare la pagina dedicata a Germania 2006.
No.
L'ossatura viene ribadita. A Coverciano vanno i soliti. Una buona partita contro l'Olanda e siamo, d a n n a t a m e n t e, punto e a capo. (Per lo meno non c'è più il codice etico)
L'unica differenza è la davanti. Ma si sa, là davanti, avanti così non si poteva andare. Viene pure acclamato il ritorno in Nazionale di giocatori che fino a quel tempo prima chiudevano il Mondiale con cinque-scatti-cinque all'attivo.
Fesso io che mi illudo che qualcosa possa cambiare. E' una palude.
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Infine, fanno un certo effetto queste goleade sempre più frequenti.
Non solo l'1 a 7 del Bayern alla Roma. Penso alle Semifinali di Champions dell'anno scorso, alla debacle del Barcellona sempre contro il Bayern dell'anno prima o a quella del Real Madrid in casa del Borussia. A vari scontri negli Ottavi e nei Quarti che, anche se non goleade, hanno presentato squadre completamente perse, fuori dalla partita dall'inizio alla fine. Fuori dalla Champions, la Semifinale tra Brasile e Germania.
Paradossalmente, quelli che vengono presentati come i migliori spettacoli, le più grandi sfide, il top di gamma, finiscono in farsa. Nell'imbarazzo generale.