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lunedì 9 novembre 2009

Polemiche molto civili

(Hallo brother, fantasmini?)

Non sono un appassionato di polemiche a caldo, preferisco la selezione naturale da bar sport, l'amarcord e le cose meno evidenti, però quando stasera Beppe Bergomi, al minuto 91 di Inter-Roma, dopo che a Milito era stato fischiato un fuorigioco che già in diretta si vedeva essere di almeno tre metri, ha esclamato in piena concitazione "Maurizio, questo lo voglio rivedere, non sono così convinto sai" ho deciso che era troppo e che dovevo prendere posizione.

Così lo dico: l'Inter di stasera, simulacro della squadra volgare degli ultimi anni, mi fa contemporaneamente schifo, pena e antipatia. Schifo per l'arroganza e l'impunità; pena per essere costretta a rubacchiare anche contro i derelitti; antipatia per la spocchia dei suoi allenatori. Che poi, a San Siro si sono visti arbitraggi ben più vergognosi di stasera, ed anche in partite assai più decisive (ancora non si è capito perchè Mexes venne espulso due anni fa). Che poi, se non ho sputato sulla televisione neanche quando Amantino Mancini esultava per il rigore decisivo sbagliato due estati fa dal Capitano in Supercoppa, non vedo perchè prendermela tanto proprio oggi, che in fondo non è successo niente di eclatante. Che poi, a dirla tutta, per me la storia di Inter-Roma è finita il 26 ottobre 2005, al minuto 30, quando Totti è partito da sinistra, si è accentrato e ha battuto Julio Cesar da fuori area con il cucchiaio.  (Anche perchè quella stessa mattina, nel piazzale della facoltà di giurisprudenza, un amico interista, emblema del poveraccismo dei tifosi nerazzurri romani -un controsenso naturale, ma tant'è, esistono-, mi aveva detto con tono di scherno che loro quella partita non la sentivano affatto, perchè "giocare in casa con la Roma è come giocare con l'Ascoli", e infatti si è visto, "ancora piangono" direbbe Ranieri). Premetto pure che in realtà non me ne importa niente dell'Inter (non è il mio calcio di riferimento) e che sono ben lontani i tempi in cui per un guizzo di Brighi o un fallo non fischiato a Menez sarei uscito in terrazzo urlando il mio giubilo o la mia rabbia sotto la pioggia, con lo scolapasta in testa tipo Odino.

Eppure, stasera mi hanno fatto davvero incazzare intellettualmente, riuscendo nell'impresa di farmi ringraziare Claudio Ranieri per aver tenuto la schiena dritta nel dopo-partita (magari ci fosse stato un altro presidente ad ascoltarlo, invece di questa banda di peracottari), rispondendo con fermezza ed ironia alla spocchia insulsa e fastidiosa di Mourinho. Quando ha detto "loro sono grandi, potenti e prepotenti e hanno potuto fare quello che volevano" ho ripensato a Muntari che a fine primo tempo commette il solito fallo irruento da ragazzo di colore calciatore africano e si permette la confidenza di mettere le mani addosso all'arbitro, come se gli stesse vendendo dei calzini di spugna al grido di hallo brother, fantasmini?, mentre Bergomi si premura di dire che gli sembra "una polemica molto civile"; allo stesso Muntari che, neanche un minuto dopo, si diverte a sgambettare a palla lontana Menez, senza che nessuno lo cacci dal campo; a Thiago Motta, che ha colpito più stinchi giallorossi che palloni; a Stankovic, che ha picchiato il solito Menez tutta la sera, in virtù di quella strana metamorfosi per cui alcuni giocatori con un certo passato (lui, Pinzi e i gemelli Filippini su tutti) quando vedono la Roma vivono il loro inutile e triste derby personale; a Vieira, che -al solito- gentilmente ha sfasciato la testa di De Rossi; a Balotelli, che si diverte a dribblare gli avversari infortunati a terra; a tutte le ripartenze dell'amato francesino Jeremy costrette ad infrangersi sui tacchetti di quei quattro scarpari; ad una squadra di ragazzini e incerottati che gioca palla a terra e a viso aperto anche contro la sfortuna; alla differenza tra il terzo cambio dell'Inter (Cambiasso) ed il primo della Roma (Faty); alla frase di Mourinho ai microfoni Sky "è stata una partita pessima perchè c'era una squadra che voleva vincere e non c'è riuscita ed un'altra squadra che non voleva vincere e si è limitata a non giocare". Ho ripensato a tutto questo (e anche alla nebbia dell'hinterland milanese; a un pomeriggio a Gallarate; alla faccia di Beppe Severgnini; allo squallore di Milano; a Francesco Coco terzino sinistro) e mi sono detto "ma chi me lo fa fare di sprecare un post per questi poveracci", ma poi mi è venuto in mente il mio amico dell'università e il cucchiaio di Totti e la frase di Bergomi sul fuorigioco di Milito e ho capito che una traccia andava lasciata, così la prossima volta potrò commettere ancora lo stesso dolce errore, quello di prendermela così tanto per così poco, svenuto sul tappeto, con il cane che mi viene a consolare.