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venerdì 29 aprile 2011

Inglourious Glories, Ch. VI, Aberdeen Football Club

Aberdeen. Costa est scozzese. Duecentomila anime. Granito e petrolio a far da contorno. Quell’estate del ’78, quando lui arrivò, il vento soffiava forte e vago sul bagnasciuga e i televisori nei pub del centro raccontavano le avventure di Mario Kempes. Alexander Chapman Ferguson veniva da una breve esperienza nella Scottish Premier League, al St. Mirren di Paisley, una piccola città del Renfrewshire. Con i Saints aveva ottenuto due anni prima la promozione ed evitato una temuta retrocessione la stagione successiva. Nonostante il buon risultato, però, la dirigenza aveva deciso di esonerarlo. Arrivava sulla costa con mille pensieri in testa. Pochi soldi in tasca, la malattia del padre e una carriera che seppur agli inizi aveva già subito un brutto colpo. L’esonero di qualche tempo prima, poi, non era stato digerito. Aveva, infatti, fatto ricorso alle competenti autorità (gli Industrial Tribunal) reputandolo del tutto ingiustificato. Qualche tempo dopo avrebbe però perso la causa. Un articolo pubblicato sul Sunday Herald nel 1999 a firma Billy Adams - “Saints still wear their shame over one of football's greatest” - proverà a fare un poco luce sulla vicenda, offuscata nelle carte processuali da accuse di scarsa diligenza e correttezza, vociferando incompatibilità e dissapori sulla gestione con la dirigenza di Love Street. Timido tentativo di portare chiarezza, nulla più. Ciò che rimane altro non è che l’incipit dell’articolo dedicato alla tifoseria della squadra scozzese: “Paisley that day came to a standstill, unable to take in the absurdity and cruelty of what had been done”. Quell’estate l’umore dei tifosi dell’Aberdeen era dunque torvo e disilluso. L’Aberdeen era tra i principali club della Lega scozzese ma non portava a casa il campionato dal 1955. Mentre Passarella alzava la Coppa più prestigiosa, si chiedevano come accogliere il nuovo manager. Se mai sperare di frapporsi tra Celtic e Rangers.
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L’Aberdeen F.C. nasce nel 1903 dalla fusione di tre club locali: Aberdeen, Victoria United ed Orion F.C.. Poca storia, nessun successo. Solo l’Orion F.C. regala un momento interessante. Il club ha infatti subito una delle peggiori sconfitte della storia della Scottish Cup, contro l’Arbroath, il 12 settembre del 1885. In verità, si tratta di uno spiacevole equivoco. Viene invitato a partecipare alla Coppa l’Orion Cricket Club, la sezione della società dedicata al cricket e anche conosciuta come “Bon Accord”, in onore della parola d’ordine utilizzata da Robert The Bruce per violare il Castello di Aberdeen - in mano inglese - durante le Guerre di Indipendenza Scozzesi. L’Orion Cricket Club fa il possibile, ma la sconfitta è rovinosa: 36 a 0. Si narra che il portiere dell’Arbroath non abbia mai toccato il pallone e abbia, invece, rubato un ombrello ad uno spettatore per trovare riparo dall’incessante pioggia. Lo stesso giorno, qualche chilometro più a sud, a Dundee, l’Aberdeen Rovers perde a sua volta 35 a 0.
Dopo la fusione, moltissimi anni segnati dalla mancanza di vittorie e dalle crisi finanziarie dovute agli eventi bellici. Poi un lampo. Nel 1939, Dave Halliday viene nominato manager dei Dandies e subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, guida la squadra ad una serie di successi in ambito nazionale. Prima la Southern League Cup nel ‘45/’46, poi due finali consecutive di Scottish Cup nel 1953 e nel 1954, entrambe perse. Infine, nel 1955, la prima Scottish League, vinta in volata sulle due squadre di Glasgow. Halliday lascia il club l’anno successivo, che vede i Rangers di nuovo campioni davanti ad Aberdeen ed Hearts. Per ripetere i trionfi degli anni precedenti i Dons cambiano vari allenatori (tra gli altri, Davie Shaw, Tommy Pearson e Eddie Turnbull). Ma i risultati sperati non arrivano. L’Aberdeen assapora pessime e confuse stagioni e solamente alla fine del valzer, con Turnbull alla guida, riesce a raggiungere due finali di Scottish Cup, entrambe contro gli Hoops di Glasgow. Turnbull perde la prima, nel 1967 (doppietta della punta del Celtic William Wallace), ma si rifà tre anni dopo grazie a due gol di Derek McKay e ad un penalty realizzato da Harper in un Hampden Park con 108.000 spettatori.
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La prima stagione di Alex Ferguson alla guida dell’Aberdeen non fu proprio un trionfo. Quarto posto e solamente 13 vittorie a fronte di 14 pareggi e 9 sconfitte. Cui si aggiunse una finale di League Cup malamente persa contro il Dundee United. Il gruppo però c’era. Alex poteva contare sui migliori giovani di Scozia. Occorreva solo ottenere la loro fiducia, portarli alla disciplina e plasmarli alla difesa a quattro ed al gioco sulle fasce.
Lui lo fece. E i risultati arrivarono in un attimo. La stagione successiva fu fragore biancorosso. All’ultima giornata il Celtic era avanti di un punto e giocava in trasferta a St. Mirren. L’Aberdeen faceva visita agli Hibs in quel di Easter Road. Il Celtic steccò, bloccato sullo 0 a 0 a Love Street. I Dons, invece, sommersero di gol gli avversari. Alex Ferguson era per la prima volta campione di Scozia. Grazie ai 12 gol di Jarvie ed Archibald ed ai 10 di Gordon Strachan il Celtic di McCluskey era in ginocchio. E di fatto, con quel pareggio all’ultima giornata, il St Mirren si condannò alla derisione eterna.
Nella stagione ‘80/’81 l’Aberdeen partì con il favore del pronostico, ma le 19 vittorie a nulla servirono contro le 26 di un Celtic con il miglior giovane del campionato, Charlie Nicholas, che dopo il debutto con il Celtic - e i 50 gol nella stagione ‘82/’83 - divenne anche bandiera dell’Arsenal. Stesso piazzamento nella stagione ‘81/’82: seconda posizione alle spalle sempre del Celtic, ma con soli due punti in meno. Il campionato perso per un soffio pesò tuttavia relativamente poco grazie alla vittoria in Scottish Cup. 4 le reti incassate dai Rangers ad Hampden Park. L’Aberdeen alzò la Coppa di Scozia e si qualificò così per la successiva Coppa delle Coppe: era il tassello decisivo per il ciclo di Alex Ferguson nella città del granito e del petrolio.
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L’avventura dei Dandies in Europa inizia con un preliminare contro il malcapitato Sion. Nel doppio scontro gli schemi di Ferguson mandano in gol ben 7 giocatori e gli svizzeri con 11 reti subite cedono il passo.
La griglia dei Sedicesimi è terrificante: oltre al Barcellona campione in carica anche, tra le altre, Tottenham, Bayern Monaco, Real Madrid, Internazionale, Stella Rossa e Paris Saint Germain. L’Aberdeen, però, pesca bene e affronta gli albanesi della Dinamo Tirana. La vittoria di misura al Pittodrie (rete di Hewitt) viene difesa dai biancorossi in Albania e l’Aberdeen accede agli Ottavi. Anche le grandi della competizione passano il turno, ma la fortuna strizza di nuovo l’occhio agli scozzesi: di fronte c’è il Lech Poznan. Non c’è gara. i polacchi vengono presi a pallonate. A testa alta i Dandies si presentano ai Quarti contro i tedeschi del Bayern Monaco. Un pessimo cliente.
L’andata si gioca in Baviera e gli uomini di Ferguson azzeccano la partita attenta, bloccando il risultato sullo 0 a 0. Nel finale McGhee si trova addirittura sui piedi l’occasione per ipotecare il doppio scontro, ma spreca malamente.

Al ritorno, Pittodrie è stracolmo, vestito a festa per quella che è la serata più importante nella storia dell’Aberdeen Football Club. Purtroppo per la curva scozzese, però, i bavaresi con a capo Breitner, in un elegantissimo completo bianco, non sono facilmente impressionabili e gelano subito gli animi: vantaggio firmato Augenthaler. Botta di destro dal limite dell’area, Leighton vola ma non può nulla.
L’Aberdeen accusa ma non si scompone e inizia a macinare gioco. Al 38’ gli scozzesi trovano il tocco giusto. Cross lungo dalla destra, Eric Black, un centravanti come non se ne vedono più, dalla linea di fondo rimette al centro di testa e Simpson pareggia in anticipo sull’uscita del portiere avversario. Ancora troppo poco, però. Perché il Bayern raddoppia - ancora una gran botta da fuori, questa volta di Pflugler - appena dopo l’inizio del primo tempo, deciso a spegnere la favola dei 24.000 cuori sugli spalti. Ai Dandies servono ora due reti e il cronometro scorre.
Quello che succede in seguito al Pittodrie Stadium tra il 76’ ed il 77’ non credo possa essere ridotto in parole. A noi interessa che in due minuti una banda di ragazzini piegò il Bayern di Hoeness e Rumenigge. Prima McLeish con un colpo di testa dal cielo pareggia i conti, poi un inverosimile tiro al volo di John Hewitt passa tra le gambe di Muller e gonfia la rete.
Sweet Dreams degli Eurythmics scala le classifiche di mezza Europa e l’Aberdeen vola in Semifinale.
Dove, tra l’altro, avrebbe incontrato una sorpresa: il Waterschei Thor di Genk, che nel 1988 sarebbe diventato il Koninklijke Racing Club Genk a seguito della fusione con l’altra squadra di Genk, il K.F.C. Winterslag. I belgi avevano prima ricoperto di reti i lussemburghesi del Red Boys Differdange, poi il B93 (Boldklubben af 1893) di Copenhagen e infine PSG di Mustapha Dahleb. Ad ogni modo, il doppio scontro si rivela affare da poco. I Dandies mettono in cassaforte il passaggio del turno già all’andata, grazie ad un sonoro 5 a 1: reti di McGhee, Blake, Simpson e Weir. Il ritorno diventa quindi un pretesto per visitare le miniere di Genk. Per la cronaca, vittoria del Waterschei per 1 a 0.
E’ Finale. Semplicemente, vertigini.
Le rive del Garda attendono la squadra con la maglia rossa a strisce bianche strette. Di fronte il club più forte di sempre, il club delle 5 Coppe dei Campioni consecutive. Per l’occasione, Alex Ferguson punta sullo stile. Completo ardesia e cravatta sociale blu con striscia sottile bianco-rossa. Bomber aderente Adidas a righe orizzontali rosse e blu. D’altronde, sulla panchina avversaria siede il più grande tra i grandi: “Don” Alfredo Di Stefano.
Il Real Madrid parte, ovviamente, favorito. Ai Quarti ha eliminato l’Internazionale e in Semifinale l’Austria Vienna, carnefice a sorpresa del Barcellona campione di Diego Armando Maradona (schierato, però, solamente al, ritorno essendosi appena ripreso dall’epatite). Una serie di fattori interviene, tuttavia, a Goteborg. In primo luogo, il pubblico. Solamente i tifosi scozzesi affrontano in massa la trasferta e ciò riempie lo stadio Nya Ullevi come fosse Pittodrie. Poi il clima. Tanta pioggia rende il campo quasi impraticabile, troppo pesante per i leggeri spagnoli.
L’Aberdeen ne approfitta subito. Al 7’ un colpo di testa sporco di McLeish viene intercettato da Black, che quasi per sbaglio batte Augustin. Come contro il Bayern, però, i Dandies vengono raggiunti in un batter d’occhio. Poca concentrazione, troppa confidenza, arriva il timido errore di McLeish, che spiana la porta a Capitan Santillana. Leighton taglia corto, commettendo fallo da rigore. Dal dischetto Juanito non perdona, come spesso quella stagione.
La partita si trascina stanca fino all’intervallo e per tutto il secondo tempo. Qualche occasione sprecata da Weir e McGhee consegna le squadre ai supplementari. L’Aberdeen d’un tratto ha fretta e timore dei rigoristi del Real Madrid. Ferguson in panchina si gioca l’ultima carta, l’uomo che uccise il Bayern.
E come se niente fosse, al minuto centoquattordici, una luce rischiara Goteborg.
Weir scarta un paio di giocatori sulla linea laterale e appoggia bene a McGhee, il cui cross inganna l’uscita di Augustin, che manca il pallone. John Hewitt, l’uomo dell’inverosimile gol al Bayern, è al posto giusto e insacca a porta sguarnita. Il bianco reale china il capo bagnato. Alex Ferguson si gode con viso da bambino il grido della curva rossa mentre Willie Miller alza la Coppa delle Coppe sotto gli occhi di Santillana.

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Le stagioni successive diedero ulteriore sfarzo al palmares dell’Aberdeen di Ferguson. Oltre alla Supercoppa Europea vinta contro l’Amburgo di Felix Magath, due campionati nazionali consecutivi (‘83/’84 ed ’84/’85) e due Coppe di Scozia (’83 e ‘84).
Fino al 1985, quando un malore colse John Stein, coach della Nazionale scozzese, e la Federazione compose il numero di telefono di Alex Ferguson. Lui accettò subito e ad Aberdeen si chiuse il ciclo più importante. Quello che spodestò le arroganti squadre di Glasgow e consacrò i biancorossi in Europa. Di quella banda di ragazzi scozzesi solo Willie Miller ed Alex McLeish rimasero a Pittodrie. Stracham firmò per il Manchester United, Black per il Metz e Rougvie per il Chelsea.
Ferguson allenerà la Nazionale per circa un anno. Rifiuterà Tottenham ed Arsenal prima di trasferirsi a Manchester, sponda United. Continuerà a vincere. Tantissimo. Continuerà ad allenare ragazzini terribili e a dominare in Europa.
Più a nord, tra granito e petrolio, il vento ha ripreso a soffiare e i televisori dei pub del centro sono ormai solo il rumore di sottofondo di dolci ricordi.