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mercoledì 19 marzo 2014

L'Illusionista, il viveur e il malato immaginario

Nota: sono cosciente che le vicende possano sembrare improbabili, ma esistono alcuni documentari e scritti che comprovano quanto narro.

Inquadratura panoramica su Rio De Janeiro, primissimi anni Ottanta. Atmosfera naif colorata da tinte a olio e da sfrenato edonismo (per chi se lo può permettere).
 

Primo piano su un ragazzetto malinconico e ricurvo di diciassette anni. E' nato in una famiglia molto povera e vive nel quartiere di Botafogo.
Gioca a pallone da piccolo, e neanche malaccio. Il suo Maracanà immaginario è incuneato in un vicolo senza sfondo, con una cuccia di cane in lamiera a fare da porta ad una estremità. Lo hanno chiamato "Kaiser" come il capitano della Germania Ovest.
Durante l'adolescenza però Carlos cresce alto, sgraziato, poco agile. Il talento drena via beffardo. Più tardi Kaiser stesso addurrà come causa l'eccessiva pressione della famiglia, che vedeva nel calcio l'unica via per migliorare la loro grama vita.
Tutti i provini vanno male. A sedici anni Carlos Kaiser è già un ex calciatore. Smette. Che fare?
A questo punto la disgrazia peggiore che gli sarebbe potuta capitare sarebbe stato recuperare improvvisamente il talento perduto, cosa che avrebbe consegnato Kaiser negli sdolcinati annali calcistici al pari di altri brasiliani passati in maniera ormai prevedibile dalle favelas all'opulenza, in una populistica retorica disneyana.
Passerà alla storia Carlos, ma in maniera meno buonista.
Il resto della popolazione mondiale qui si sarebbe arreso. Ma per il nostro questi fallimenti costituiranno il trampolino di lancio per una rutilante carriera ventennale da centravanti senza mai giocare.
 

Forse vi ho confuso troppo, andiamo con ordine.
Prima di rassegnarsi all'evidenza smettendo di calpestare malamente i terreni spelacchiati delle categorie più infime, il ragazzo ha avuto il tempo di fare amicizia con alcuni che ce l'hanno fatta davvero. Sentendo raccontare nei particolari la vita ricca e cafona dei veri calciatori, il nostro fatica ad accettare il suo ritiro, facendosi vincere dall'invidia.
Ma a un certo punto, l'Epifania. Kaiser si chiede come possa raggiungere questo status senza dover necessariamente giocare.
La svolta giunge in una imprecisata sera estiva del 1981 o '82, è uguale: imbucatosi in qualche modo in una festa piena di gente decisamente al di fuori della sua portata economica, Kaiser sfoggia una camicia aperta a livelli inguinali e una croce d'oro gigantesca a mezzo petto (il cui Cristo, per la vergogna, si copre la faccia). Il suo aspetto vistoso e la sua parlantina lo portano a attaccare bottone con alcuni calciatori presenti. Perchè Carlos, a differenza dei tanti giocatori che incrocerà in carriera è spigliato, intelligente, gentile, si esprime in un linguaggio articolato e soprattutto è in possesso di una simpatia immediata che sembra conquistare tutti. Sorte vuole che i giocatori che incontra quella sera non siano tipi a caso. Uno è Renato Portaluppi, futuro romanista, che figurarsi se non ci casca. L'altro è Gaucho. Cosa si siano detti quella sera non si sa, ma fatto sta che Kaiser fa suoi i primi agganci necessari al suo meraviglioso piano.
 
Kaiser (a sinistra) con Gaucho e Renato Gaucho Portaluppi)
Una volta fraternizzato con altri giocatori noti (incontra anche Romario e Bebeto, Branco e Rocha), mette in pratica il suo piano-truffa. Ogni volta che un suo amico giocatore firma un contratto di trasferimento, questi deve chiedere di inserire una clausola per cui il club acquista anche Kaiser, giovane crack verdeoro e futuro fenomeno.
Sembra impossibile che qualcuno ci caschi? Senza internet, youtube, wikipedia e valori di Football Manager ci cascano eccome.
Il nostro eroe viene acquistato da: Botafogo, Flamengo, Fluminense, Bangu, Vasco da Gama. Praticamente tutti top club.
Magari voi vi chiederete... "si, ma una volta che era lì che faceva? Come faceva a non essere scoperto?"
E qui esce il genio. La prassi è sempre più o meno la stessa. Appena arrivato confessa di non essere in gran forma fisica, magari aggiunge di essere appena uscito da un brutto infortunio, e dice di dover recuperare per due mesi.
Nel frattempo di giorno dice di allenarsi da solo (si, ciao) e la notte frequenta ogni giorno della settimana la bella vita carioca, dove immagino che il suo status da calciatore gli abbia garantito una percentuale di abbordaggio decisamente sopra la media.
Una volta passato questo periodo, deve presentarsi all'allenamento. E qui si scoprono gli altarini, eh? Scopriranno che è troppo scarso e sa a mala pena calciare? No. neanche per idea.
Kaiser paga un compagno perchè faccia su di lui un intervento rude così da poter fingere un infortunio. Non esistevano risonanze magnetiche, dovevano crederci. Se non trova nessuno che lo falci, fa finta di farsi male da solo.
Quando sente voci di qualcuno che si chiede il perchè di questo acquisto inutile, Carlos si prende la briga di comprare un bel telefono cellulare di quelli di allora, grossi e bianchi, e gira per il centro d'allenamento conversando animatamente al telefono in inglese. A chi gli chiede con chi stia parlando, risponde che sta trattando con il Liverpool e con la Juventus, perchè qua non si trova bene... la società allora abbocca a questi interessamenti esteri e pensa che non può farsi sfuggire un giocatore di tale rilievo. Contratto allungato.
In realtà Kaiser non sa parlare inglese (ma evidentemente neppure i suoi compagni), semplicemente inventa sul momento parole anglicizzanti infilandoci dentro ogni tanto nomi di club europei. Prisencolinensinainciusol.
Già, ma come faceva a non farsi scoprire dai compagni?
Semplicemente, come capiterà sempre nella sua vita, se li ingraziava... nessuno parlerà mai male di lui e Ricardo Rocha lo descriverà come un essere umano meraviglioso. Ma c'è pure altro: venendo a sapere prima in quali hotel la squadra avrebbe trascorso il ritiro prima di una trasferta, Kaiser (venuto nel frattempo in possesso di somme assai cospicue grazie agli ingaggi) fa trovare all'arrivo dei compagni nell'hotel una chiave.
La chiave è di una camera di un altro piano. Mettendola nella serratura e girandola, si apre davanti agli occhi dei compagni un Eden di donne più o meno nude. E chi fiata? Kaiser in squadra fa comodo, altrochè.
Altri regali vengono fatti ai giornalisti, categoria che il buon Kaiser è uno dei pochi a rispettare, salutando sempre gentilmente gli inviati e concedendo amichevoli interviste. Allora ecco che si sprecano i titoloni sui quotidiani sullo sfortunato Kaiser, che non appena potrà ristabilirsi si rivelerà il grande fenomeno che potrà portare il Brasile a vincere i Mondiali '86....
Poi dopo qualche mese la squadra lo cede, ma un altro amico calciatore ottiene un nuovo contratto inserendo il nostro eroe nella clausola, e il bengodi ricomincia da qualche altra parte. Che bella che è la vita.

Di tanto in tanto, può capitare che anche i geni possano vedere i loro piani sul punto di sbriciolarsi.
Durante il suo "soggiorno" al Bangu, nel periodo iniziale nel quale sosteneva di dover recuperare la forma, la squadra si trova piena di infortuni. Per la prima volta nella sua vita, il nostro eroe deve accomodarsi in panchina. La partita vede il Bangu in difficoltà, il mister disperato chiede a Carlos di scaldarsi.
Per un momento Kaiser avrà avuto una sensazione di totale panico, ma scommetto che sarà passata subito, perchè ai geni e ai supereroi succede così.
Nota i tifosi che contestano la squadra, allora sale sulla rete arrampicandosi, e si mette a insultare gli ultras. Espulso ancora prima di entrare.
Al presidente infuriato che gli chiede il perchè di tale sciocchezza risponde che per lui il proprietario del club non è solo un datore di lavoro, ma una specie di padre, e dichiara che non avrebbe mai permesso ai tifosi di contestarlo.
Il presidente, riconoscente, gli allunga il contratto di un altro anno, regalandogli altre 365 notti brave pagate dal club.
Potete pensare che questo sia il capolavoro definitivo di questo artista, ma forse non è così.
I migliori calciatori brasiliani degli anni Ottanta come Zico, Falcao e Cerezo emigrano in Europa a cercare fama e ingaggi milionari...pensate che il nostro sia rimasto insensibile a tale richiamo?
Per qualche mistero abbocca un squadra francese di seconda serie, il Gazelec Ajaccio.
Il campo è pieno di centinaia di tifosi che sono accorsi a vedere la nuova stella brasiliana, pubblicizzata da un enorme battage pubblicitario. Carlos è un pò frastornato, non se lo aspettava. Forse in questo caso non si può mettere in pratica il finto infortunio: in fondo è un tipo sensibile Kaiser, troppi tifosi rimarrebbero delusi.
Allora pronti via, tocca il primo pallone e subito calcia una puntata in tribuna, sorridendo.
E poi anche il secondo pallone, e anche il terzo. Ogni palla che gli arriva viene scaraventata gentilmente ai tifosi in tribuna che la prendono e la portano a casa applaudendo per il regalo del generoso brasiliano.
A un certo punto i palloni finiscono, l'amichevole non può proseguire. I restanti ottanta minuti si possono riempire solo con esercizi fisici e di corsa. I tifosi sono comunque in visibilio.
Non sappiamo come, pur senza giocare una sola partita venne riconfermato in Corsica anche l'anno successivo, dove per mancanza di effettivi viene costretto addirittura a entrare in campo qualche volta, per di più in spezzoni di cinque minuti scarsi.
La costa corsa però è sua, spadroneggia in ogni locale possibile immaginabile.
Poi torna in Brasile, passando anche dall'Independiente argentina.
Carlos Kaiser è stato tesserato per un totale di 11 (undici) squadre professionistiche fra Brasile, Messico, Stati Uniti e Francia.
La sua carriera ha coperto un arco temporale di 20 anni.
Partite giocate 11, gol zero, donne rimorchiate in numero incalcolabile.
Qualche filisteo sostiene che fosse un infame ladro di stipendi. Io invece mi chiedo se sia giusto che un artista di tale calibro, che ha dovuto idearsi dal niente una carriera costruita sul nulla, abbia avuto gli stessi stipendi di chi ha solamente avuto la fortuna di nascere particolarmente tecnico, coordinato o veloce.
 
Carlos Kaiser oggi (a destra), con un'amica un pò mascolina
Oggi fa il personal trainer, ma per noi resterà sempre
UN MITO