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giovedì 10 maggio 2012

"No sé qué he hecho para merecer esta mierda"



L'eccezionale avventura di Luis Enrique a Roma - che a ragion dei fatti  si è rivelata per molti versi più simile ad un soggiorno Erasmus che ad una convinta progettualità - è veramente volta al termine, tra tanti bassi ed alcuni episodici acuti.
A questo punto, al nostro Luis non resta che raccogliere i cocci, staccare dalla sua stanzetta qualche poster e la maglietta autografata di Thiago Alcántara, inscatolare il tutto e ritornarsene mestamente nelle sue Asturie.
L'etere (ovvero, facendo nostra la teoria della relatività ristretta, l'ipotetico mezzo attraverso il quale si propagano le onde elettromagnetiche) nella Città eterna è già in sollucchero da ore. 
Missione compiuta, il grido di battaglia.
E poco importa - e qui si torna, mutatis mutandis, alla relatività ristretta - se le conseguenze si manifesteranno in minestre riscaldate (ogni riferimento a Montella è puramente voluto) ovvero in qualche altro giovanotto di belle speranze.
Fatto sta che l'obiettivo perseguito ormai da mesi è stato raggiunto, e dunque il responsabile di ogni male della Roma, colui che ha affondato una squadra perfetta ed impermeabile, è stato finalmente allontanato da Trigoria.
Luis, luciferino, ne ha in effetti combinate di tutti i colori, allontanando campioni del calibro di Borriello e Pizzarro, affossando talenti purissimi come Rosi e Greco.

Non mi nascondo in alcun modo, io per primo in questa miserabile stagione ho più volte imprecato contro Luis, le sue ossessioni tattiche, rigidità esasperate e scelte esuberanti. Non ho mai compreso alcune scelte per me inspiegabili né avallato la perversa illusione - utopia pura - di poter intercambiare giocatori e ruoli a suo piacimento.
Di contro, va innegabilmente riconosciuto il fascino dell'Hombre Vertical che ha stregato per lunghi tratti la piazza romana e non solo.
Non mi stufo di ripetere un concetto che mi convince ormai da mesi: tolta la partita la domenica, L.E. è il miglior allenatore possibile.
Conferenze stampa ed esternazioni sempre lucide e corrette; al bando la solita squallida retorica che, però, a quanto pare qui da noi sembra essere dovuta.

Dispiace - e molto - non poterlo vedere almeno un altro anno a Roma. Magari questa volta con una campagna acquisti ragionata ed incentrata sulle sue necessità, magari con in rosa un paio di terzini. 

L'augurio a lui è di ripartire in una piazza più serena e meno pretenziosa, il rammarico e - forse - l'illusione, è che tra qualche anno rimpiangeremo questo personaggio incredibile.