Brevi appunti su un sabato calcistico distrattamente seguito.
1. Nel calcio, avere un allenatore è un dettaglio ancora importante, e la Juventus non ce l'ha. Puoi anche schierare a centrocampo tre colossi come Felipe Melo, Sissoko e Diego, ma se non dici loro come si devono muovere, faranno la fine dei giocatori del Subbuteo (casualmente e inutilmente sparsi per il campo in seguito a schicchere più o meno calcolate).
2. Nel giorno in cui per le strade di Madrid sfilano centinania di migliaia di persone per protestare contro la legge sull'aborto, il capitano del Real, Raùl Gonzàlez Blanco, trascina con una repentina doppietta i blancos alla vittoria contro il modesto Valladolid. In entrambi i casi, si tratta di gente che nuota controcorrente. Anche quest'estate, come da copione, i giornali hanno escluso Raùl dalla formazione titolare del dream team creato da Florentino Perez; come da copione, gli addetti ai lavori hanno sentenziato che si tratta di un giocatore bollito, ormai da (pre)pensionare; e come da copione, Raùl risponde con i gol, con le prestazioni, con l'attaccamento alla maglia. Da quando a quindici anni lasciò le giovanili dell'Atlètico Madrid (dove il padre, grande tifoso colchonero, l'aveva iscritto, e dove lui aveva già fatto intravedere tutto il suo talento) per trasferirsi dall'altro lato del Manzanares, Raùl ha sposato in maniera impeccabile la causa delle merengues, e in carriera ha sbagliato davvero poche partite. E chissene importa per quel rigore sbagliato all'europeo contro la Francia. Lui è un ragazzo del pueblo, e il pueblo lo ama. Anche se per farlo deve nuotare controcorrente.
3. Valencia e Barcellona si sfidano senza punte (nè Villa nè Ibrahimovic, nè Zigic nè Herny) e, ma guarda un po'?, una bella partita, molto tirata, finisce a reti inviolate. Senza punte, il tiqui-taca spagnolo diventa patologico, superfluo, auto-consolatorio. Pura masturbazione tattica.
4. A questo proposito, è di ieri la notizia che Francesco Totti è infortunato e quindi non giocherà stasera contro il Milan. Chissà quante partite resterà fuori, e quante volte si ripeterà questo teatrino. Nonostante questo decorso degli eventi fosse altamente prevedibile (anche senza il conforto del pendolo di Maurizio Mosca), la campagna acquisti della Roma non ha portato nessun centravanti a Trigoria, e quindi, di fatto, è già emergenza attacco. Speriamo che il principe di Niksic si sia svegliato con l'umore giusto, e che Okaka indovini il suo proverbiale taglio in area di rigore.
5. Per ultimo, la più bella immagine della giornata, che -per nulla casualmente- proviene dalla Championship inglese (l'unico vero specchio del football d'oltremanica). Mi riferisco ad Alan Smith. In un derby del nord tra nobili decadute, il suo Newcastle perde di misura nella bolgia di Nottingham (pazzesco uno stadio del genere, ricolmo fino all'inverosimile, in serie B. Ma d'altronde, lo stesso St. James Park di Newcastle è sold out da quasi vent'anni solo con gli abbonamenti!), ma Smith interpreta con il solito piglio da capitano coraggioso il suo ormai rodato nuovo ruolo da mediano di temperamento. Una storia malinconica ma non per questo da compiangere: da golden boy del Leeds a centravanti del Manchester United e della nazionale in pochi anni, dopo alcuni anni irregolari costellati di risse, espulsioni, gol spettacolari e infortuni gravi, il biondo Alan conosce la delusione della retrocessione con i magpies e l'oblio della serie B. Ora, a ventott'anni (vissuti velocemente e quindi, in realtà, molti di più), è lì che lotta, corre, mena, tira, alza la voce, non si risparmia. D'altronde, con quella faccia imbronciata, con quel nome così comune, con quel carattere da pub, è uno dei pochi eroi working-class che sono rimasti nel calcio britannico, l'ultimo baluardo contro i miliardi, le starlette e la perdita d'identità che hanno ucciso la Premier League.