Adriano Leite Ribeiro |
La Serie A stagione 2004/2005 ha visto la Juventus di Fabio Capello Campione d'Italia e, dopo una lotta protrattasi per varie giornate, registrato la retrocessione del Bologna, del Brescia e dell'Atalanta.
Capocannoniere del torneo Cristiano Lucarelli. Il Lecce della coppia delle meraviglie Vucinic-Bojinov ha inspiegabilmente chiuso all'undicesimo posto nonostante i 73 gol subiti, appena dietro la Roma e le sorprendenti neopromosse Livorno e Messina.
Lo Scudetto della stagione 2004/2005 è lo Scudetto che a seguito della vicenda Calciopoli è stato revocato e mai assegnato.
Nonostante l'Inter di Roberto Mancini avesse a lungo stentato in avvio di stagione (una serie interminabile di pareggi), ricordo di aver avuto ad un certo momento precisa sensazione: era impossibile che Adriano Leite Ribeiro non segnasse almeno un gol a partita. Nella mia mente "un gol almeno a partita" era una formula matematica, un algoritmo preciso.
Capocannoniere del torneo Cristiano Lucarelli. Il Lecce della coppia delle meraviglie Vucinic-Bojinov ha inspiegabilmente chiuso all'undicesimo posto nonostante i 73 gol subiti, appena dietro la Roma e le sorprendenti neopromosse Livorno e Messina.
Lo Scudetto della stagione 2004/2005 è lo Scudetto che a seguito della vicenda Calciopoli è stato revocato e mai assegnato.
Nonostante l'Inter di Roberto Mancini avesse a lungo stentato in avvio di stagione (una serie interminabile di pareggi), ricordo di aver avuto ad un certo momento precisa sensazione: era impossibile che Adriano Leite Ribeiro non segnasse almeno un gol a partita. Nella mia mente "un gol almeno a partita" era una formula matematica, un algoritmo preciso.
Un fisico impressionante, una corsa inarrestabile, piedi gentili e potenti. Colpo di testa e calci piazzati.
Il centravanti perfetto. Le chiacchiere stavano a zero.
Vila Cruzeiro, Rio de Janeiro |
Arrivato la stagione precedente nella sessione invernale del mercato dal Parma, dove aveva fatto coppia fissa - e che coppia - con Adrian Mutu, per formare, assieme a Vieri, Recoba - il miglior mancino di quella generazione - e Oba Oba Martins, l'attacco dell'Inter che voleva riconquistare lo Scudetto, Adriano era partito fortissimo, segnando a raffica contro chiunque si trovasse di fronte in Campionato e Champions League.
La stagione 2004/2005 rimane forse il picco più alto di una carriera che prometteva tantissimo e che ha, invece, lasciato poche briciole.
La stagione 2004/2005 rimane forse il picco più alto di una carriera che prometteva tantissimo e che ha, invece, lasciato poche briciole.
Nato a Vila Cruzeiro, Rio de Janeiro, e cresciuto nelle file del Flamengo Adriano viene acquistato dall'Inter nel 2001 da quasi sconosciuto e fatto debuttare nel pre-stagione al Trofeo Santiago Bernabeu (dove, peraltro, segna un gol magico su punizione allo scadere dei tempi regolamentari). Poi tanta panchina, complice la presenza in attacco di Vieri e Ronaldo. Quindi il prestito alla Fiorentina, a dicembre. A Firenze segna tanto e, al termine della stagione, viene ceduto in comproprietà al Parma, che dopo un anno ne rivenderà la metà appena acquistata ai nerazzurri a peso d'oro.
Anche nella stagione 2005/2006 Adriano fa bene, bloccandosi però nel girone di ritorno e portando l'Inter a proporgli un trasferimento in Brasile nella stagione successiva. Adriano rifiuterà e rimanendo all'Inter segnerà solamente 5 reti nel corso dell'intero campionato. A metà della stagione successiva (2006/2007), Roberto Mancini lo spingerà nuovamente verso il San Paolo, per ritrovare continuità e feeling con la porta. Lui parte e fa il suo dovere, marcando diversi gol e guadagnadosi la possibilità di ritornare a Milano.
Con la maglia dell'Inter |
L'ultima stagione in nerazzurro si rivela però disastrosa.
Adriano è sregolato, fragile e perennemente fuori condizione. Il rapporto con Jose Mourinho per forza di cose non è dei migliori e le presenze da titolare diventano sempre più intermittenti.
La nostalgia del Brasile, la mancanza del papà, morto nel 2004, le feste (con tanto di foto mentre balla con ragazze quantomai allegre e dorme accanto ad un pacco di sale grosso) e soprattutto l'alcool logorano la punta di Rio. E l'esperienza italiana volge al termine, nonostante il tecnico di Setubal non abbia mai accarezzato con piacere l'idea di vederselo sfuggire.
Ad aprile la definitiva rottura con l'Internazionale: "Per ora smetto, ho perso la felicità di giocare. Non so ancora se starò per uno, due o tre mesi senza giocare. Ho intenzione di ripensare alla mia carriera".
Adriano è sregolato, fragile e perennemente fuori condizione. Il rapporto con Jose Mourinho per forza di cose non è dei migliori e le presenze da titolare diventano sempre più intermittenti.
La nostalgia del Brasile, la mancanza del papà, morto nel 2004, le feste (con tanto di foto mentre balla con ragazze quantomai allegre e dorme accanto ad un pacco di sale grosso) e soprattutto l'alcool logorano la punta di Rio. E l'esperienza italiana volge al termine, nonostante il tecnico di Setubal non abbia mai accarezzato con piacere l'idea di vederselo sfuggire.
Ad aprile la definitiva rottura con l'Internazionale: "Per ora smetto, ho perso la felicità di giocare. Non so ancora se starò per uno, due o tre mesi senza giocare. Ho intenzione di ripensare alla mia carriera".
Qualche mese dopo Adriano - nel frattempo diventato un giocatore del Flamengo - racconterà a r7 i retroscena della sua esperienza all'Inter:
All'Inter ero solo, triste e depresso. Ero felice solo quando bevevo: vino, whisky, vodka e birra, tanta birra. Mi svegliavo e non sapevo dove mi trovavo. O non dormivo, per paura di arrivare tardi ad Appiano Gentile. Ma non potevo allenarmi, così mi facevano andare a dormire in infermeria: ai giornalisti la dirigenza diceva che avevo dei problemi muscolari.
E ancora;
Mi hanno messo a disposizione uno psicologo, mi seguivano 24 ore su 24. Facevo dei colloqui, parlavo dei miei problemi. Mi sono accorto che tanti degli amici che avevo attorno in realtà mi sfruttavano. Mourinho? Mi ha voluto fortemente, ma io ho ripreso a bere. Ero solo, senza il sostegno di cui avevo bisogno. La droga? Nella mia comunità ho tanti amici, alcuni sono spacciatori, altri sono poliziotti. Sono i miei amici, quelli con cui parlo, con cui gioco. Ma il mio problema era solo con l’alcol. Adesso riesco a bere una sola birra e il giorno dopo vado ad allenarmi tranquillamente. Corro ancora più forte.
Al Flamengo |
Il 2009 è l'anno del riscatto. In Brasile Adriano è di nuovo sereno e riesce ad allontanarsi dai troppi eccessi.
Gioca da fenomeno (con 19 reti in 30 partite è capocannoniere del campionato) nelle file del Mengão che porta a casa uno storico Brasileirao a spese dell'Internacional di Alecsandro e del San Paolo di Washington.
Gioca da fenomeno (con 19 reti in 30 partite è capocannoniere del campionato) nelle file del Mengão che porta a casa uno storico Brasileirao a spese dell'Internacional di Alecsandro e del San Paolo di Washington.
La stagione successiva lo riporta in Italia. A giugno firma un triennale con la Roma.
Una scarsa condizione fisica e diversi acciacchi compromettono però tutto. In inverno arriva un infortunio alla spalla e qualche guaio in Brasile (rifiuta l'etilometro e gli viene ritirata la patente).
Una scarsa condizione fisica e diversi acciacchi compromettono però tutto. In inverno arriva un infortunio alla spalla e qualche guaio in Brasile (rifiuta l'etilometro e gli viene ritirata la patente).
La Roma esce dal contratto nel mese di marzo. Bilancio in negativo: 8 presenze, 0 gol e la leggenda di una clausola anti-birra nel contratto.
Al Corinthians |
Di nuovo Brasile. Questa volta al Corinthians dell'amico Ronaldo. Alla presentazione nessun tifoso ad accoglierlo e dopo appena un mese un infortunio al tendine di Achille che lo allontana dai campi per 5 mesi. Il riposo forzato però non fa per lui. Una sera si toglie il tutore impostogli dai medici e fa serata in discoteca. Beccato e paparazzato. Torna ai campi da gioco ma pesa uno sproposito: più di 100 chili. Le immagini degli allenamenti fanno il giro del mondo. Risate e malinconia.
Da ultimo, una nuova esperienza con il Flamengo e un nuovo addio al calcio.
Il ritorno a Milano e l'avvio di un programma di recupero psicofisico l'ultimo capitolo di una carriera stramba.
Da ultimo, una nuova esperienza con il Flamengo e un nuovo addio al calcio.
Il ritorno a Milano e l'avvio di un programma di recupero psicofisico l'ultimo capitolo di una carriera stramba.
Nonostante eccessi e stravaganze, Adriano Leite Ribeiro ha vinto tantissimo. 4 Scudetti, 2 Coppe Italia, 2 Campionati brasiliani e, tra l'altro, una Coppa America (da grande protagonista).
Il campione fragile che per scelta o per necessità ha deciso di non essere campione. Mai bidone e sempre rammarico.
Un fisico che gli ha sempre permesso tutto e di più, in campo e fuori. Bolidi e tocchi sotto. Progressione e stacco. Rimango dell'idea che Adriano, durante l'intero corso della sua carriera, avrebbe potuto segnare un gol almeno a partita.
Un fisico che gli ha sempre permesso tutto e di più, in campo e fuori. Bolidi e tocchi sotto. Progressione e stacco. Rimango dell'idea che Adriano, durante l'intero corso della sua carriera, avrebbe potuto segnare un gol almeno a partita.