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Piazza Sant'Agostino, cuore della Movida Aretina |
Il
mondo del web, soprattutto di carattere sportivo, crea fenomeni in
maniera molto facile e con uno stile che rievoca il “Mai dire Gol”
dei tempi d'oro (parlo di “tempi d'oro” non tanto perché quel
calcio era più vincente e spettacolare di quello attuale ma perché
la Gialappa's possedeva una forza narrativa oggi dispersa, per motivi
diversi). Un fenomeno del web è senza dubbio Eziolino Capuano.
Esistono decine di video nei quali il tecnico salernitano sfoggia
un'energia dirompente, un italiano talvolta approssimativo e sfuriate
al limite dello “Sgarbismo”. Capuano è noto per tirare fuori il
meglio di sé in sala stampa, sebbene lo abbiamo visto anche
festeggiare saltando sopra una macchina dopo una partita vinta contro l'Avellino. All'epoca allenava la Juve Stabia, era la C1 2006-2007.
Non sto qua a rievocare le gesta mediatiche di Eziolino perché
voglio sollevare altre questioni che in pochi si sono posti: Capuano
è un buon allenatore? Qual è il suo calcio? Cosa c'è dietro il
fenomeno mediatico? Avverto subito i lettori: il sottoscritto è un
estimatore di Capuano, dunque intendo ergermi ad avvocato del diavolo
cercando di cogliere le dinamiche dell'uomo e del trainer.
Partiamo
dall'attualità: come sta andando ad Arezzo?
I
risultati parlano per lui: molto bene. Personalmente – ma so che
molti sono d’accordo
con me su questo blog - sono convinto che il successo non sia solo
vincere lo scudetto o una coppa. A volte una salvezza ottenuta con
pochi soldi vale più di un “titulo”. A luglio l'Arezzo si trova
in D, proviene da anni di depressione: è un ambiente da ricostruire.
L'atteggiamento di Capuano è particolare: cerca soprattutto di far
sentire importante la squadra e la tifoseria, di restituirle un
blasone morale che il campo non avvalora. In sede di presentazione
dichiara che l'Arezzo in D era come Belen Rodriguez che fa la barista
(non si hanno notizie di repliche della show-girl argentina). Quando
ad agosto emerge la possibilità del ripescaggio in Lega Pro, vera e
propria arma a doppio taglio, prende le redini del gioco: preme sulla
società per fare domanda di ripescaggio (il Presidente Ferretti era
in un primo momento restio) ed è lui a fare calciomercato in prima
persona. Approfittando della proroga concessa realizza una campagna
acquisti intelligente, spendendo pochissimo e puntando soprattutto su
giocatori svincolati o da rilanciare. In prestito arrivano, tra gli
altri, Benassi, Conti, Dettori, Carcione e Montini. Gente che si va
ad aggiungere a Gambadori e Bonvissuto, comprati a luglio per la D.
Tutti giocatori presi da squadre di categoria che non rientravano nei
rispettivi progetti tecnici. A parametro zero arrivano Villagatti,
Cuccinello e soprattutto Horacio Erpen. Il fantasista argentino è il
simbolo di questa squadra, fatta da giocatori qualitativamente validi
ai quali non credeva più nessuno. Parliamo di uno che fa la differenza in giro per l'Italia da dieci anni ed è quasi incredibile
che a stagione iniziata si trovasse senza un ingaggio. La campagna
acquisti di gennaio ha confermato la tendenza, con l'arrivo del
centrale Guidi, in uno scambio alla pari con il Forlì per Morga
(l'attaccante sta stentando anche in Romagna, mentre Guidi è
diventato uno dei perni della difesa amaranto), dei centrocampisti
Sabatino e Barusso (quest'ultimo lo ricorderete al Brescia e alla
Roma) e del giovane fantasista Yaisien, in prestito dal Bologna.
Nonostante il poco tempo avuto a disposizione per preparare la
stagione la squadra parte bene, trovando subito i primi punti contro
alcune concorrenti per la salvezza (Giana Erminio, Torres, Mantova e
Lumezzane). Il campionato si accorge definitivamente dell'Arezzo
quando batte in casa il Real Vicenza, allora capolista, senza fargli
fare un tiro in porta. Da lì in poi la stagione prosegue, con alti e
bassi. Ad oggi l'Arezzo si trova a centro classifica quasi salvo ed
in corsa per un posto nella Coppa Italia Nazionale. Mica male per
una stagione partita sottotono e tra i Dilettanti.
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Eziolino portato in trionfo dai suoi ragazzi, dopo la vittoria contro il Pordenone |
Capuano
è “ossessionato” da quella che definisce la “fase difendente”.
E' davvero così efficace?
Emblematica
la partita casalinga contro l'Alessandria, squadra in corsa per la
promozione in Serie B. Marconi, attaccante dei grigi, in settimana
accusa Capuano di essere un catenacciaro ed un assassino del gioco.
Lasciando stare la risposta stizzita di Eziolino, s'è visto un
Arezzo che, come suo solito, ha imbrigliato l'avversario, è passato
in vantaggio con merito sfiorando ripetutamente il secondo gol e, nel
secondo tempo, ha subìto l'arrembante ritorno dei grigi che hanno
pareggiato con Mezavila. Tutti quanti si recano in Toscana parlano di
un avversario che si difende bene ma rispetto al quale,
apparentemente, sembrano convinti di avere opportune contromisure. La
verità è ben più amara, soprattutto al Comunale. Quella
dell'Arezzo resta, comunque, una delle migliori difese dell'intera
Lega Pro. C'è da dire che si tratta di un'arma a doppio taglio.
Infatti è capitato, soprattutto in casa, che l'Arezzo non sia stato
in grado di rimontare un eventuale svantaggio. Il match al “Comunale”
contro l'Albinoleffe è l'emblema di questa difficoltà ma si è
ripetuto anche contro la Cremonese.
Però
Marconi non ha tutti i torti: Capuano punta, in primo luogo, a non
prenderle, e spesso gioca letteralmente per lo 0-0.
A
questa domanda Eziolino userebbe un sofismo, esaltando la “fase
difendente”. Sotto quest'aspetto ricorda Mourinho, con il quale
ebbe a discutere durante una lezione del portoghese a Coverciano. Si
mormorò anche d'insulti pesanti da parte del portoghese, quel che è
certo è la riconciliazione tra i due durante una visita di Eziolino
a Appiano Gentile per vedere i metodi dello “Special One”.Cerchiamo di mettere ordine andando alle origini tattiche di
Eziolino. Nasce come allenatore offensivista, folgorato sulla via del
Sacchismo e dei nuovi profeti del calcio a zona. Le sue prime
esperienze, a cominciare dalle promozioni ad Altamura e Cava (Serie
D), lo dimostrano. Cambia, adottando una difesa a 3 con due esterni
(si potrebbe parlare di fluidificanti) meno portati all'offensiva, a
Sora, con una squadra che aveva necessità di salvarsi ma con
pochissime risorse. Ci riuscì, con molti sforzi e all'ultima
giornata. Da lì in poi non ha più abbandonato quello schieramento,
almeno per quanto riguarda il reparto arretrato. Ciò che colpisce
più di ogni altra cosa non è il modulo quanto l'organizzazione.
Tatticamente è questo il grande pregio di Capuano: le sue squadre
raramente si sfilacciano o perdono il filo del discorso. Lavora
tantissimo le soluzioni su palla ferma (non a caso è tra le squadre
che segna di più e subisce di meno, in queste situazioni) e pretende
grande intensità. Si difende bene perché i suoi giocatori corrono
tutti e lavorano per la squadra. Anche l'attaccante ripiega e fa il
primo difensore e, al contrario, il difensore centrale può diventare
un goleador. Intendiamoci, non è il calcio totale olandese. E'
propensione al sacrificio, al lavoro collettivo. Uno stoicismo
applicato alla salvezza. Volendo essere cinici si potrebbe dire che
Capuano cerca di sfruttare gli episodi, invece di vincere attraverso
il gioco. Questo cinismo si scontra con la realtà dei fatti, almeno
in Serie C. Lo spettacolo è merce rara ed è fondamentale essere
pratici, sfruttando ogni situazione possibile e pallone giocabile. La
salvezza o la promozione, dipende dagli obiettivi, passa spesso da
queste circostanze. E Capuano lo sa bene.
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Eziolino alla Pinetina, nel 2009 |
Già,
la salvezza. Capuano per salvarsi va bene ma più di quello non può
fare. E poi in B non avrebbe speranze.
In
queste settimane si parla tantissimo del mercato allenatori in Serie
A, un tourbillon che muoverebbe una decina di tecnici in giro per lo
stivale. Questo aprirebbe ad una spirale che si diffonderebbe, a
pioggia, nelle serie minori. Infatti, sono diversi gli allenatori
attualmente in Lega Pro destinati al salto di categoria. Anche senza
passare dall'eventuale promozione della loro squadra. Da Colombo,
protagonista di una grande stagione alla guida della Reggiana, a
Beppe Scienza, pronto a replicare il salto dopo la deludente
esperienza a Brescia, ad Antonino Asta - l'ex-capitano del Torino sta
confermando a Bassano quanto di buono aveva già fatto a Monza,
dov'era andato via a causa dei problemi societari della società
brianzola - Mi permetto di menzionare anche Roberto De Zerbi: il
suo Foggia è un mix di orgoglio e mentalità offensiva e nessuno,
neanche in terra dauna, avrebbe immaginato la squadra in lotta per i
play-off promozione. In ogni caso parliamo di allenatori che stanno
facendo bene ed hanno portato le loro squadre ai vertici della
classifica. Capuano ha rinnovato con l'Arezzo per altre due stagioni
e l'obiettivo, almeno a parole, sembra quello della promozione.
Bisognerà valutare l'adattamento al Girone B, intriso di derby e
lotte fratricide, e le disponibilità che il presidente Ferretti sarà
disposto a mettere in campo. In ogni caso parlano i risultati e
quelli che sta ottenendo non gli precluderebbero un salto di
categoria. Quella stessa che sta offrendo storie degne di essere
raccontate Si sono viste polemiche esplosive (dalla guerra mediatica
intrapresa da Brini, allenatore del Benevento, al “presunto”
saluto romano di Leo Perez ad Ascoli), bomber di altissimo profilo
(segnalo Donnarumma, trascinatore del Teramo capolista nel girone B,
e Caturano, l'anima del Melfi di Bitetto), grandi delusioni (su tutte
la SPAL, partita con ben altre ambizioni) e grandi imprese (la Giana
Erminio meriterebbe un articolo a parte).
Parliamoci
chiaro. La carriera non è dalla sua parte. Ha sempre allenato
piccole realtà, prevalentemente in Campania e Puglia. E nessuna gli
ha chiesto obiettivi importanti. Se fosse bravo almeno una chiamata
dalla B o da una piazza ambiziosa di C l'avrebbe avuta.
In
verità una chance importante Eziolino l'ha avuta. O, per meglio
dire, gliel'hanno offerta. Siamo nel 2003. Dopo la retrocessione in C
Aniello Aliberti, presidente della Salernitana, pensa a Capuano per
la panchina granata. L'obiettivo è quello di ricostruire un progetto
tecnico, partendo dai tanti giovani provenienti dal vivaio (all'epoca
uno dei più floridi del calcio italiano) e altre scommesse scovate
da Carmine Longo, il D.S. Dell'epoca. Dopo il ripescaggio, derivante
dal Caso Catania, Longo, già perplesso in prima battuta, convince
Aliberti a non puntare su Eziolino ma di scommettere su un allora
sconosciuto Stefano Pioli, alla sua prima esperienza su una panchina.
I risultati premiano l'intuizione di Longo ma feriscono profondamente
Capuano (in rete si trova anche una polemica a distanza tra i due).
In precedenza esperienze ambiziose gli capitano a Taranto e Nocera
(entrambe in C2, più di dieci anni fa) ma si concludono anzitempo, a
causa di capricci ed incomprensioni più che per risultati negativi.
Esemplare il campionato nell'Agro: riceve l'esonero da terzo in
classifica, dopo una sconfitta nello scontro diretto contro il
Brindisi. La Nocerina è in calo di risultati ma non tale da
giustificare la cacciata.
E
il resto della carriera? Solo risultati modesti e piccole squadre!
Ribadisco
la premessa iniziale: non merita soltanto chi vince coppe e scudetti.
Capuano ha un altro grandissimo pregio: sa friggere il pesce con
l'acqua minerale, uso una sua espressione. E' uno stoico, si esalta
nelle situazioni difficili lì dove altri rinuncerebbero a priori. Ho
già citato il primo campionato a Castellammare, dove nessuno gli
dava un centesimo e invece arrivò settimo. Non è l'unica volta in
cui Eziolino ha firmato imprese simili. Nella sua carriera non ha
quasi mai cucinato con ingredienti di alto profilo, si è sempre
accontentato di quello che passava per il convento. Un po' per
scelta, un po' per obbligo. In un pallone come quello attuale, fatto
di ristrettezze economiche e di stipendi non più da capogiro
(soprattutto nelle serie minori), qualcuno capace di fare necessità
virtù può essere una risorsa decisiva. Un tempo si parlava di
calcio “pane e salame”; personalmente ritengo valida la lezione
di Luzzara, storico patron della Cremonese (squadra che dovrebbe
ricordarsi il suo passato, fatto di saggezza e calma). Forse è
questo il grande insegnamento che possiamo trarre osservando la
parabola calcistica di Eziolino Capuano. Un uomo figlio del mondo
dov'è vissuto, quello di Serie C, dove i parametri del grande calcio
hanno poco valore e non ci sono scorciatoie. In tanti, arrivati alla
prova del nove, si sono scottati restando bruciati per sempre. Al
momento opportuno arriverà pure il suo momento.
Almeno
su un aspetto dovrai darmi ragione: anche se allenasse in B chi
sarebbe disposto ad accettare le sue sceneggiate in sala
stampa?
Sinceramente
non saprei chi potrebbe frenare il suo carattere istrionico, al limite del triviale. L'autocontrollo è da escludersi, non fa parte
dell'uomo Capuano. Ho detto “dell'uomo” e non “del personaggio”
perché sono convinto che non finga. Lui è così e va accettato come
tale. Forse avrebbe bisogno di un bravo assistente o di un team
manager in grado di mediare tra i suoi bollenti spiriti e la polemica
mediatica. Non possiamo saperlo. Solo il tempo potrà dircelo, al
momento ci accontentiamo di “questo” Capuano che va benissimo
così.
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"Ma che staje dicenne?" "La verità, Mister" |
Al di là delle ultime uscite, stagione da incorniciare.
RispondiEliminaPersonaggio unico. Una chance in B gliela darei, non fosse altro che per certe interviste o per la cura nell'indossare sempre un occhiale da sole.
Un paio di storie inedite su Capuano le ho anche io. Sono pubblicate sul mio blog. I titoli dei post sono "Lezioni mancate" e "Quando ho conosciuto il mister".
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