Dortmund,
24 settembre 1978, un gruppo di tre unità della Rote Armee Fraktion si sta
allenando in un poligono di tiro clandestino poco fuori dalla città. Saranno
sorpresi dalla polizia, e uno di loro resterà a terra ucciso. Questo è l’ultimo
dialogo tra due di loro, Angelika Speitel e Michael Knoll, mentre il terzo,
Werner Lotze, si era allontanato per una ricognizione.
Angelika: Ma è sicuro qui?
Michael: Sicurissimo, chi cazzo vuoi che venga
a cercarci a Lüttringshausen, è un posto dimenticato da dio e dagli uomini.
A: Dagli uomini sicuramente, come la Germania.
Che paese di merda… Qui a furia di voler rimuovere la propria storia, il
proprio passato, hanno addirittura preferito dimenticare di esser uomini… Che
schifo.
M: E’ proprio contro il rimosso che
combattiamo, siamo l’avanguardia della memoria, pronti con tutti i mezzi a
infilarci nel cuore e nel cervello di questo fottuto paese nazista.
A: Già, siamo lo specchio di Alice, davanti a cui
i padroni e i borghesi di questa terra vedranno finalmente riflessa la loro vera
immagine di gerarchi nazisti.
M: Per questo il mese scorso abbiamo rapito
Hanns Martin Schleyer, fottuto esempio di come un bastardo carnefice delle SS
si sia riciclato a capo della Confindustria tedesca.
A: Eh, siamo stati bravi… Ma avremmo dovuto
prendere Breitner…
M: Paul Breitner, il calciatore?
A: Proprio lui, quel borghese finto
rivoluzionario del cazzo.
M: Solo perché l’anno scorso è tornato in
Germania a giocare con l’Eintracht Braunschweig, e chiaramente l’ha fatto solo
per soldi? Perché si è fatto sponsorizzare da un’azienda di tabacco? Dai cristo,
le sigarette le fumiamo tutti… Anzi, facciamo una pausa?
A: Si, aspetta un attimo che ricarico il
ferro… Ecco, mica male, sei su sei a segno e tre centri, mi sento Clint
Eastwood in Per un pugno di dollari.
M: Gian Maria Volonté piuttosto, che è un
compagno.
A: Sì, Volonté, hai ragione… Comunque su
Breitner, volevo dire…
M: Oh, senti, non mi toccare Breitner… Non mi
frega niente che abbia fatto vincere alla Germania l’Europeo del 1972 o il
Mondiale del 1974, segnando pure un gol, che ovviamente io non tifo per una
nazionale che rappresenta un paese liberticida e assassino che affama il suo popolo.
E’ che però Breitner è proprio un gran cazzo di giocatore, terzino,
centrocampista attaccante: dove lo metti, gioca da dio.
A: E ha fatto vincere tutto anche al Bayern di
Monaco, scudetti, la Coppa dei Campioni.. Al Bayern, capisci? La squadra dei
padroni e del capitale... Senti... Non starò qui a farti una menata sul calcio
come oppio dei popoli, che pure a me il calcio piace e anzi, potrebbe pure
diventare una narrazione rivoluzionaria se non fosse in mano a una manica di
pipparoli... Quello che mi disturba di Breitner è proprio il suo atteggiarsi a
compagno quando è un lurido stronzo.
M: Dici la foto con Mao? Le storie che lui si
presenta agli allenamenti con il libretto rosso, che dice di aver letto Lenin e
fatto il ’68?
A: Appunto, che siccome gioca all’estrema
sinistra l’estetica pop gli ha cucito addosso l’immagine di uomo di estrema
sinistra. La banalità del male proprio. Che poi, e questo è il punto, non
gliel’hanno mica cucita addosso, se l’è fatta fare lui dai migliori sarti di
Monaco, e a caro prezzo.
M: Che sia un uomo falso non ci sono dubbi, è
pure andato a giocare e a vincere per tre anni al Real Madrid, la squadra di
Franco, dei fascistissimi Ultras Sur, come cazzo lo concili con il tuo essere
maoista questo?
A: Si ma…
M: E poi a fine campionato, nel 1974, diceva
che i soldi sono la rovina dell’uomo, e due mesi dopo, prima dei Mondiali,
diceva che se in federazione non aumentavano il premio vittoria lui se ne
tornava a casa e non avrebbe più giocato con la nazionale.
A: E sta zitto un po’, ho capito che quando si
parla di calcio a voi maschietti vi parte subito il testosterone, ma stavo
dicendo tutt’altra cosa…
M: …
A: Se la smetti di fare l’Helmut Schön della
situazione, che in questo paese di merda siete tutti allenatori, dicevo, a me
di Paul Breitner dà fastidio altro. Quello che odio è proprio il suo aver
trasformato la controcultura in un modo di atteggiarsi, la rivoluzione in una
parola da lasciar cadere in una cena elegante per far provare un brivido agli
astanti e attempati signori borghesi.
M: Beh, ma dai, non è certo l’unico lui.
A: Certo, noi stessi stiamo scadendo nel
ridicolo. Questa seconda generazione della Rote Armee Fraktion rischia di
essere la brutta presa per il culo della prima. Già il fatto che a organizzare
lo scorso anno il rapimento e l’esecuzione del banchiere Jürgen Ponto sia stata
la sua figlioccia, ti dice molto sulla composizione rivoluzionaria del gruppo.
Siamo diventati un gruppetto di borghesi che giocano alla guerra, non oso
immaginare che farsa carnevalesca possa mai diventare un’eventuale terza generazione…
M: Ehi, ci credo che siamo la seconda
generazione, la prima l’hanno sterminata… Guarda la povera Ulrike, ammazzata in
cella come una cagna dopo averla condannata con prove false e averla tenuta in
isolamento e in deprivazione sensoriale per anni.
A: Si certo le guardie del capitale sono
sempre all’attacco, ma questo non giustifica essere diventati un gruppetto di
figli di industriali che giocano a fare la guerra con i loro padri e le loro
madri… Che consultassero un cazzo di psichiatra invece di arruolarsi con noi...
In questo Breitner è l’esempio: lui è come noi oggi. Il comunista da
esposizione nella galleria d’avanguardia pop, il finto rivoluzionario che
passerà alla storia come tale, e screditerà quanto di buono fatto dagli altri.
M: Capisco cosa vuoi dire. Guarda Paolo
Sollier, lui mica va giocare nella squadra di Mussolini o in quella degli
Agnelli, non appare sui cartelloni pubblicitari né si atteggia sotto i poster
di Mao, lui fa il calciatore perché gli piace giocare a calcio, perché è un
mestiere, e perché attraverso il gioco tu puoi diffondere gli ideali
rivoluzionari, e non al contrario ridurre la rivoluzione a un gioco.
A: Non mi stupirei infatti se tra qualche
anno, magari al prossimo Mondiale, quando a Breitner un’azienda di dopobarba
proponesse di rasarsi la barba e i basettoni in cambio di un mucchio di
quattrini, lui dovesse accettare. E quando la rivolta è solo nei tuoi vestiti,
quando sei nudo ti riveli per quel conservatore di merda che sei.
M: Quindi dici che dovremmo rapire Breitner,
come esempio di giocatore controrivoluzionario?
A: Sarebbe il più bel messaggio possibile per sottrarre
il calcio dal giogo capitalista e liberarlo nel suo potenziale rivoluzionario.
A: Merda la polizia..
M: Oh cazzo, spara, spara!
A: Giù la testa!
M: Cazzo, come cazzo ci hanno trovato!
A: Non lo so, qualcuno se l’è cantata. Sbirri
bastardi, spara, spara, sparaaaaa…
M: Cazzo Angelika mi hanno preso… Mi hanno
preso..
A: Michaaaaaael!
M: Scappa, Angelika ammazzali tutti e scappa,
cazzo.
A: Michael no ti prego... Michael resisti...
Non andartene ti prego, cazzo Michael... Non andar-te-ne…
M: N-non ce la faccio…
A: Michael…
M: Angelika,
non ce la faccio… Salvati, e fammi
l'ultimo favore… Uccidi Paul Breitner…