Croydon,
13 marzo 1985
Alba di merda, buia e fredda come al
solito. Quartiere del cazzo, fetido e nauseabondo come l’odore di piscio e
vomito che s’alza dalle strade, a stento ricacciato in basso dalla pioggia
battente. Con la mano sinistra stringo sul collo la giacca della tuta bianca e
blu di acetato e alzo al massimo il volume del walkman. I Crass urlano
disperati Birth Control 'n' Rock 'n' Roll, ma qua a Croydon della
politica non frega un cazzo a nessuno. Anche quando i giamaicani hanno
incendiato Brixton, e i fuochi sono arrivati fin sotto casa, ne abbiamo
approfittato giusto per prenderci un po’ di roba: quello che ci hanno tolto,
una piccola parte di quello di cui abbiamo bisogno. Nulla di più. I ragazzi più
grandi sono venuti a fermarci. Non immischiatevi con quei negri di merda!
Croydon è sana e pulita, e tale deve rimanere! Siamo un quartiere rispettabile,
di gente bianca che lavora, lasciate perdere quella feccia! Quartiere
rispettabile un cazzo, qui è miseria e desolazione dappertutto. Non c’è lavoro,
non c’è futuro. Il grigio plumbeo dell’orizzonte sopra la tangenziale si fa
ogni giorno più denso e pesante, toglie il respiro. A furia di diventare densa
e di appesantirsi, un giorno questa cazzo di nebbia che ci avvolge ci
schiaccerà definitivamente come scarafaggi. Ma il problema qui sembra solo
quello di non mischiarsi coi negri, con la feccia; per questo tutti qui a
Croydon votano Tories o British National Party. Come il mio vecchio, che da
quattro anni oramai vive sulla poltrona del salotto, con le birre pagate dal
sussidio sociale e le vene degli occhi sempre più rosse prossime
all’esplosione.Quando abbiamo invaso le Falkland aveva appena perso il lavoro
ma da allora quando la sera se ne va al pub è sempre tutto tronfio, col poppy
che celebra i morti in guerra a penzoloni sulla giacca sgualcita di tweed, e
subito sotto la spilletta dell’Union Jack. Orgoglioso di cosa? Di vivere in un
paese di merda che l’ha ridotto a un rifiuto umano a nemmeno quarant’anni: capace solo di ubriacarsi e di picchiare mia madre. Più il frigo si svuota, più lui sembra fiero di vivere in questa nazione che
langue di imperi e di conquiste mentre pulisce il culo a zia Betty e offre il
proprio in sacrificio alla Thatcher. E poi grida contro gli stranieri che
portano via il lavoro; ma qui non lavora nessuno, non gli stranieri, non lui,
men che meno io. Chi cazzo gli ha mai rubato nulla. Adesso è a casa, a guardare
Breakfast Time, il nuovo programma della mattina che da quest’anno trasmette la
Bbc, come fosse una flebo che lo mantiene in contatto con un mondo felice e
colorato. E’ un’alba che non promette nulla di buono questa, oggi a Croydon
sembra che nemmeno il sole abbia voglia di sorgere per illuminare e scaldare
una terra che non lo merita. Per fortuna che c’è il Millwall F.C..
Qui a Croydon tutti tifano per il Crystal
Palace, una squadra di merda, che ha pure venduto il suo stadio a un
supermercato. L’unica cosa buona è che anche i suoi tifosi odiano il Charlton,
e quei bastardi degli Hammers. Io no, io tifo Millwall F.C.. Come mio padre,
come tutti i ragazzi su a Lewisham. Anche noi vivevamo lì, ma qualche anno fa
dopo che mio padre ha perso il lavoro abbiamo dovuto andarcene; ci hanno
rilocati dicono. Le nostre case popolari dei docks sono state abbattute. Dicono
che i docks saranno completamente rifatti, e trasformati nel simbolo della
nuova Londra, ma intanto a noi ci hanno mandato via. Ci hanno spedito a
Croydon, nel mezzo del nulla, nel quartiere che doveva essere il simbolo della
nuova Londra vent’anni fa e che invece è rimasto una landa desolata, circondata
dalla tangenziale, dove il vuoto pneumatico ti comprime i pensieri fino a farti esplodere il cervello. E’ da quattro anni che siamo a Croydon
e ancora non ho trovato la via di uscita. Per fortuna non sono solo, anche le
famiglie di Joe e Steve sono state rilocate qui. Anche loro sono figli dei
docks, anche loro come me tifano Millwall F.C.. A noi tifosi del Palace fanno
schifo; stanno alla larga le mammolette, ci temono. Sanno che noi siamo la
F-Troop e quando ci incontrano cambiano marciapiede. Ma Joe e Steve li incontro
più tardi, adesso vado a trovare Sara. Per arrivare al blocco di council houses
dove vive Sara, attraverso il ponte sotto la tangenziale e taglio sul prato
fangoso dove, dicono, costruiranno un centro ricreativo per i giovani del
quartiere. Lo dicono da vent’anni.Quando citofono mi pulisco gli anfibi con la
manica, sennò chi la sente sua madre se quando salgo le infango il soggiorno.
Casa di Sara è un appartamentino di una stanza al sedicesimo piano di una
quelle enormi torri che puntellano Croydon, e che probabilmente servono solo
agli angeli per pulirsi il culo dopo che hanno cagato sul quartiere. E’ bello
però, pulito, tenuto bene. Una reggia confronto a casa mia; dove per andare in
cucina devo fare lo slalom tra i sacchi della spazzatura che mia madre non
porta fuori, dove quando sto in salotto a guardare la televisione con mio padre
il fetore dei topi morti copre ogni possibile discorso. Per questo stiamo
sempre in silenzio a casa mia. Con le persiane chiuse. Per non accorgerci che
fuori, oltre la strada, oltre Croydon, fuori da questa cazzo di isola, forse,
da qualche parte, c’è vita.
Entro a casa di Sara. La colazione è
pronta: uova, pancetta, broccoli e fagioli. Poi sua madre mi ha preparato dei
panini con la frittata di spaghetti e cipolle da portar via. E’ italiana,
emigrata da qualche cazzo di paesino di campagna alla fine degli anni Sessanta;
giusto in tempo per farsi mettere incinta di Sara ed essere abbandonata. Per
questo ci tiene sempre che mangi. E quando seguo il Millwall F.C. in trasferta,
prepara sempre per me e i ragazzi qualcosa da portar via. Dopo la colazione sto
un po’ in camera con Sara, mi perdo nei suoi riccioli neri e nel profumo di una
calda terra lontana che nemmeno lei ha mai conosciuto. Le ho promesso che un
giorno ci andremo insieme, ma sappiamo tutti e due che sto mentendo: da Croydon
non c’è via di uscita. Con lei sto bene, mi fa vedere la vita in un modo
diverso. Non capisce perché continuo a buttare via le mie giornate in strada,
perché l’unica valvola di sfogo sia andare a fare a botte al The Den. Ma in
fondo lo sa anche lei, qui non c’è un cazzo da fare: la violenza del sabato è
catartica per il resto della settimana. Il Millwall F.C. è l’unica chiesa che
ci è rimasta, dove siamo tutti fratelli e uguali per davvero, mica come in
quelle cattedrali che riluccicano d’oro e predicano miseria. Sara continua, mi
parla di comunità, di lotta di classe e di organizzazione; studia da infermiera
e frequenta quelli dei Socialist Worker. Un paio di volte ci hanno provato ad
avvicinarsi al The Den, i socialisti, coi loro banchetti e con il loro
megafono; venivano in pace, li abbiamo respinti senza perdite. In realtà anche
a me questa cosa della politica allo stadio non convince, dovrebbero essere due
cose separate: uno è il nostro cazzo di divertimento, il nostro sfogo, l’altro
un fottutissimo rompimento di palle. Prima datemi un lavoro, e uno anche a mio
padre. Poi mi interesso di politica. Sara ha ragione su alcune cose, percarità,
ma non c’entrano nulla col calcio. Allo stadio la comunità ce l’abbiamo già,
siamo tutti fratelli, non abbiamo bisogno di chiamarci compagni e sventolare
delle cazzo di bandiere rosse. Forse saremmo meno razzisti, ma così diventeremmo anche meno temibili, delle femminucce.
E la F-Troop deve rimanere incazzata, e cattiva; e spaccare il culo al mondo!
Al muretto mi aspettano Joe e Steve. Mi
prendono per il culo, mi chiedono se ho raddrizzato quella comunista di merda.
Abbozzo, in fondo sono i miei fratelli. Faccio due tiri – che i giamaicani di
merda sono buoni solo per venderci la roba – ma sun isn’t shining, fatica a farsi strada tra le nuvole, o forse non
vuole scaldare queste strade di merda. Non avrebbe tutti i torti. Tutt’intorno
è sempre grigio, e freddo. Steve dice che è inutile raggiungere suo fratello
grande al The Den, che tanto a Luton bisogna arrivarci separati; meglio andare
direttamente in stazione. Il fratello di Steve era al The Den nel 1978, quando
l’Ipswich Town è arrivato per i quarti di finale di FA Cup: fu vera gloria
quella. I ragazzi spaccarono tutto, volavano seggiolini e mattoni sulle
gradinate, giravano coltelli e spranghe di ferro dentro e fuori lo stadio. Ne
lasciarono a terra a decine, tra sbirri e contadini dell’East Anglia. Una grande
battaglia che rese immortale il nome della F-Troop in tutta l’Inghilterra. Per
giorni i tabloid non hanno fatto che parlare di noi, e il nome del Millwall
F.C. è arrivato anche sulla prima pagina del fottutissimo The Times. Anche oggi
contro il Luton Town giochiamo in Fa Cup,. Forse è la volta buona che riusciamo
a ripercorrere le loro grandi gesta; che io, Joe e Steve una battaglia così non
l’abbiamo ancora vissuta. Ogni volta che suo fratello la racconta, lo
ascoltiamo rapiti, come se avessimo un nonno che potesse raccontarci le
avventure di quando aveva combattuto contro i nazisti nella Seconda Guerra
Mondiale. L’orgoglio sarebbe lo stesso. Ma mio nonno non me le racconta queste
storie, è un rincoglionito; vive in una cazzo di casa di riposo lurida e merdosa
a Muswell Hill, insieme ad altri vecchi decrepiti. E non lo vedo mai. Quando
ero piccolo mia madre mi vestiva di tutto punto e andavamo a trovarlo, poi
quando sono cresciuto mi diceva di andarci da solo, poi ha smesso; mi sa che
non si ricorda più nemmeno lei che esiste. Con Joe e Steve camminiamo verso la
stazione di Croydon, scavalchiamo i tornelli e prendiamo il primo treno per
Paddington. Ho lasciato il walkman da Sara, e sul treno mi lascio trasportare
dal rumore delle ruote che sferragliano sulle rotaie, come fossero le note che escono disturbate e torturate dal basso di Peter Hook. Ma la caciara che c’è nel vagone mi impedisce di viaggiare per conto mio, in
un treno diverso, che mi porti da tutt’altra parte.
(continua nella seconda parte...)
92 minuti di applausi.
RispondiEliminaBellissima la prima foto, Zio. Tua?
RispondiEliminaAnche il passaggio a casa di Sara mi è piaciuto molto.
esaltante.......
RispondiEliminaLo zio di holloway è John King, finalmente si è svelato
RispondiElimina@bostero la prima foto non è mia, anche se mi piacerebbe lo fosse.. sara invece è stata mia, ma chi non ha avuto una sara a croydon..
RispondiEliminaaspetto con ansia la parte in cui arrivano a lambrate...
RispondiEliminaNon scegliere a caso... se cerchi bene c è il prodotto giusto per te. Prova barbecue a carbonella con ruote. Vai su http://www.vitalbios.com/A/MTQ3NDcyMDAxMCwwMTAwMDAxMixiYXJiZWN1ZS1hLWNhcmJvbmVsbGEtY29uLXJ1b3RlLmh0bWwsMjAxNjEwMjIsb2s=
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