Quella sera a Milano™ era freddo. O almeno
fuori dal prestigioso attico di Corso Como™ ove solerti camerieri in livrea
apparecchiavano la lunga tavola con le porcellane e i cristalli d’uopo. Era
freddo giù nelle strade lastricate di ghiaccio e coperte da una spessa coltre
di nebbia, tanto spessa che se uscivi a pascolare il cane potevi tornare
a casa con un alligatore al guinzaglio senza accorgertene, e scoprirlo solo una
volta entrato nel portone. Come effettivamente accadde al ragionier Cerruti™,
trovato la mattina dopo squartato nell’androne del suo palazzo in Via Broletto™.
Ma questa è un’altra storia… All’interno dell’attico di Corso Como™, dicevamo, assieme ad un
lieto tepore una musica da ascensore d’ospedale (altrimenti denominata Ambient™ da chi se ne intendeva) diffusa da modeste e minimali casse Bose™
semi-nascoste in apposite nicchie ricavate nei muri del salotto, accoglieva con la sua impassibile frigidità melodica gli ospiti, che si disponevano il più
possibile lontano dal buffet. A sancire la loro distanza dal cibo, male
assoluto del secolo ventesimo primo. Nel nome dell’astinenza. E del disprezzo
verso quella forma di nutrimento così sporca e grezza, poco evoluta per non
dire poco democratica. Quasi terzomondista insomma.
Non che fossero razzisti, tutt’altro. Era
grazie alla libertà d’impresa e di licenziamento se la società occidentale era
evoluta fino al punto di avere un presidente nero a capo della nazione guida,
patria della Libertà™ e della Democrazia™. Presidente che gli ospiti quella
sera nelle loro piacevoli conversazioni amavano difendere e criticare in egual misura, dimostrando così di aver recepito
che la prima regola della Democrazia™ era quella di potere
esprimere una voce di dissenso, pur sapendo in cuor loro che non avrebbe fatto
altro che rinforzare il discorso dominante. Oddio, non che arrivassero proprio
al punto di sostenere che la devianza fosse un comportamento sociale necessario
al contenimento e alla conservazione nel gioco della dialettica sociale. Piuttosto
amavano riempirsi la bocca con una frase che attribuivano a un famoso Filosofo Francese™
che recitava pressappoco “non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu
la possa esprimere”. Senza per altro curarsi del fatto che egli non l’avesse
mai scritta né pronunciata, ma che tale aforisma fosse invece apparso per la
prima volta nello scritto di una sua biografa, né che di questo filosofo,
quand’anche l’avessero letto (cosa invero assai improbabile), non avevano colto
la neppure troppo celata ironia e il nemmeno troppo velato sarcasmo che traversava
i suoi scritti.
Ma non erano razzisti, dicevamo, nient’affatto.
Alcuni di loro, anzi, a dire la verità molti di loro, quel presidente nero lo
avrebbero anche eletto fossero stati cittadini di quella lungimirante nazione
improntata al raggiungimento terreno della Felicità™. E non potendo averlo
eletto, lo ammiravano. E ne citavano le dotte raccomandazioni, e ne elencavano
le mirabolanti imprese e ne invidiavano la dignitosa statura morale - così
diversa da alcuni buffoni nostrani - non senza quel pizzico di esterofilia che
ci rende tutti quanti uomini di mondo. Pur non avendo nemmeno fatto il militare
a Cuneo™, da quando una giusta legge aveva sancito che oramai era
stata raggiunta la Pace Perpetua™ e che quindi non era più obbligatoria la leva. Ma tali ospiti ogni tanto di razzismo erano accusati. E, sottovoce
sussurravano tra di loro, talvolta assurdamente lo era anche il
padrone di casa: giovane imprenditore che più di tutti impersonava le virtù
dell'internazionalismo grazie alla mobilità lavorativa. Tre anni a Princeton™, grazie al merito,
un’esperienza di lavoro ad Hong Kong™, durissima, tre anni in una banca
d’affari finlandese, lontano da Mamma™ e Papà™, prima del ritorno in Italia™
nell’azienda di Famiglia™ finalmente circondato dall’affetto dei propri cari.
Altro che la monotonia del posto fisso.
Altro che razzismo, dicevamo inoltre. Invero tali
ospiti, essendo per merito loro - quel merito che è fondamento del migliore dei
mondi possibili espresso invero nella Democrazia Occidentale™ – catalogati come
appartenenti ad una classe sociale privilegiata, avrebbero altresì potuto incorrere
nell’orrore di essere considerati razzisti. Bene, questi ospiti avrebbero invece
desiderato spalancare le porte dell’attico di Corso Como™ all’esterno. Così la
Gente™ avrebbe potuto apprezzare come intorno a quel ricco buffet, ancora
intonso ovviamente, fosse presente anche un giovane uomo con il colore della
pelle diversa dalla loro. Nel nome dell'Integrazione™ ovviamente. In realtà, va detto, era il ragazzo che si tratteneva un poco in
disparte, con quella sua curiosa capigliatura piuttosto eccentrica anzichenò: ma era pur tuttavia di discendenza africana, ed era pertanto giusto che pur
integrandosi conservasse alcune delle migliori, e anche innocue già che ci
siamo, tradizione della sua terra. In ossequio al credo progressista del Melting Pot™. Il
ragazzo, dicevamo, si era posizionato alcuni metri più in là. A ridosso del
muro. Quasi avesse lui dei problemi d’integrazione, una specie di razzismo al
contrario che ancora faceva parte del bagaglio culturale delle popolazioni in
via di sviluppo – e pertanto, va da sé, non ancora del tutto sviluppate – ma
che certo non era alimentato dagli ospiti. I quali facevano anzi a gara ad
avvicinarsi a lui, per scambiare due parole o per complimentarsi. Perché l’uomo
nero era un calciatore. E il loro gesto di condiscendenza era lì, scolpito a
futura memoria, a dimostrare che il loro piccolo mondo non era razzista.
E poi diciamocelo, se osservato da uno
splendido e raffinato attico di Corso Como™ quel lembo di terra immerso nella
plumbea depressione padana e chiamato chissà perché Busto Arsizio™, così pregno
di contadini arricchiti e ignoranti, è anche un po’ volgare in sé e per sé…
perdonami, ma questa volta ti seguo poco se non niente. che cosa c'entra la lussuosa dimora di un calciatore con la imbecillità di una curva il cui capo è peraltro consigliere comunale a Busto Arsizio per il PDL?
RispondiEliminaa questo punto chiudiamo tutto e smettiamo di seguire il calcio, è fatto da calciatori, si sa....
(p.s.: parlo da interista)
Chiedo venia, evidentemente il racconto era poco chiaro. L’uomo con la pelle di colore diverso dagli altri non è il padrone di casa, né uno degli ospiti abituali. E’ l’ospite d’eccezione della serata - seppure tenuto un po’ in disparte, ma sarà colpa sua - da esibire come ornamento del politically correct e trofeo dell’antirazzismo in quel freak show che è il senso comune italiano: ovvero l’attico di Corso Como.
RispondiElimina(ps. parlo da tifoso di boateng, e soprattutto di melissa satta)
http://www.youtube.com/watch?v=hi_uV6ojDSs
massì, bene ha fatto boateng. comunque aspettiamo sempre che una cosa del genere succeda in un campo di serie A. unqualche anno fa ci provò il mitico Zoro che, oltre a essere fatto passare per matto, per poco non veniva mangiato dai giocatori della squadra avversaria ... alex
RispondiEliminaSecondo me ha fatto bene. Perche gli tira la pallonata.
RispondiEliminaA me farebbe troppo incazzare.
Al di là delle opinioni, che gusto c e a fare il verso? Cioè.. ho sempre pensato che è troppo da scimmia fare il verso della scimmia.
Penso che in una partita vera non sarebbe mai successo, nemmeno se sul campo avessero lanciato banane. Il caso Zoro insegna, come giustamente ricorda Alex.
RispondiEliminaIl post in particolare è ben scritto, ma contiene penso molti, troppi, riferimenti alla Milano-Bene che non conosco affatto, quindi qualcosa me lo sono persa.
Django unchained non poteva avere lancio migliore...
RispondiEliminafa ridere che blatter ha rosicato...
RispondiEliminahttp://www.calciomercato.com/rassegna-stampa/stop-per-razzismo-galliani-al-milan-non-rifatelo-216181
RispondiEliminala domanda è........In Chamopions o in A l avrebbe fatto? Meglio eto'o alla Romareda....
RispondiEliminaGalliani davvero non può essere tacciato di razzismo, ha sempre pescato tra le etnie più varie, e non solo per il milan
RispondiEliminaComunque a me nessuno toglie dalla testa che una società veramente (e seriamente) razzista non da ad un ghanese 6 mln di euro all'anno e non gli fa scopare una delle sue figlie migliori. Un paese razzista al massimo lo farebbe giocare gratis per rimetterlo, dopo i 90 minuti, in catene
RispondiEliminanon sono d’accordo.. quel tipo di razzismo è superato perché sono mutate e sono state superate le condizioni economiche che lo producevano.. non sarebbe conveniente oggi tenere una forza lavoro di tali dimesnioni in catene.. essere seriamente razzisti oggi in occidente, dove non si produce ma si narra la produzione che avviene altrove e di cui noi beneficiamo, è utilizzare dell’uomo proveniente da fuori occidente sia la capacità produttiva (a basso costo, anche quando è calciatore) che l’immagine..
RispondiEliminaMa allora quella dei tifosi del pro patria era pura invidia di classe, o semplice ingiuria. Il razzismo senza sottomissione socio economica è privo dell'elemento discrminatorio che lo dovrebbe caratterizzare. Come possono convivere razzismo e privilegio?
Eliminail razzismo è sempre stato e sempre sarà solo e solamente invidia di classe.. in america, paese fondato sul razzismo, tale sentimento è appannaggio delle classi sociali che si autoconsiderano deproleterarizzate e che non accettano di essere via via inglobate nella crescita del (sotto)proletariato, sia esso urbano o agricolo.. il razzista non è mai stato il privilegiato, ma chi si crede tale..
EliminaNon sempre, non solo. Potrebbe pure essere puro odio biologico, basato sulla vulgata che effettivamente delle vere e proprie razze esistano in quanto tali (cosa indimostrabile). Nella storia il razzismo è stata una scelta poltica ovvia e dominante fino al 900, poi è diventata una scelta politica di pochi. La stessa terminazione in "ismo" rimanda ad una ideologia organizzata, fondata su principi morali o teorie pseudo scientifiche. Quella di busto arsizio mi pare maleducazione, ignoranza. Io il razzismo, si di stato e organizzato, lo vedo attualmente solo contro i "talebani" ossia il brand da cattivo che hanno dato agli afghani che non ci stanno a riconoscere valori per loro inconcepibili e ai quali si nega una legittimità politica proprio su base puramente discriminatoria
RispondiEliminache siano vulgate o teorie pseudoscientifiche, servono appunto a giustificare necessità economiche.. lo stesso razzismo del XXI secolo che tu giustamente riconduci a occidente contro i talebani altri non è che la giustifcazione morale per tutta una serie di necessarie appropriazioni materiali - materie prime, vie del commercio e del traporto – necessarie oggi alla sopravvivenza economica di occidente..
Eliminaa busto arsizio il razzismo è prodotto economico dell’invidia di classe (lì nel quotidiano e nel minuto dove la divisione in classi sociali è ancora presente) nei confronti dei talebani è necessità economica di governo della globalizzazione (lì nel grande sistema dove le classi sociali non sono più quelle novecentesche ma una rete di ramificazioni globali)
sempre e comunque il razzismo è figlio di una necessità economica di crescita, e segno fondativo delle (pseudo)civiltà erette dall’uomo occidentale
Zio, secondo me l'unica forma di razzismo davvero evidente a Busto Arsizio è quella delle Sciure che, quando fanno il bucato, separano i panni bianchi da quelli colorati... Dovrebbero toglierle il dash e darle il daspo
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