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"La banda del Meno Nove", di Stefano Greco. Castelvecchi Editore, collana Ultra |
Per
capire di cosa parliamo basterebbero pochi fotogrammi dell'epoca.
Cercare su internet il servizio di Michele Plastino dedicato a Lazio-Vicenza 86-87, partita che ancora adesso rappresenta un ricordo
epico nella memoria del tifoso laziale: ascoltare il boato dello
Stadio Olimpico, gli abbracci e le lacrime dei giocatori, la corsa
disperata di Giuliano Fiorini verso la Curva Nord e la gloria. Ma
ogni amante delle imprese sportive sa benissimo che la leggenda non
nasce in un solo giorno. La Guerra di Troia fu decisa con un inganno,
un colpo di genio, ma solo dopo dieci anni di assedio infinito. Prima
di Lazio-Vicenza c'è stato un campionato che sembrava non finire
mai, dopo ci sono stati due spareggi terribili. Come un ciclista che
dopo aver rimontato, in salita, il gruppo andato in fuga, teme di
crollare proprio durante la volata finale.
Lo
sa benissimo Stefano Greco il quale imposta, in maniera rigorosa, la
cronologia di quegli eventi. Era una Lazio completamente allo sbando,
dopo la presidenza-Chinaglia che aveva lasciato il sodalizio
bianco-celeste oberato dai debiti e ad un passo dalla C (nella
stagione 85-86 la salvezza era arrivata nelle ultime giornate). La
coppia Calleri-Bocchi offriva garanzie per ricostruire dopo quel
momento difficile ma il campionato successivo iniziò sotto auspici
ben peggiori. A tenere banco, nei “bar sport” italiani, è il
secondo (e non ultimo) scandalo “Calcioscommesse”: la Lazio fu
chiamata in causa per il comportamento di un suo tesserato,
Vinazzani, il quale ammise di aver scommesso ma escluse qualsiasi
coinvolgimento della Lazio e di altri tesserati della società
bianco-celeste. Riceveva le informazioni per le scommesse da Armando
Carbone, amico di Vinazzani ma soprattutto uomo legato ad Italo Allodi. Per quel coinvolgimento la Lazio venne prima condannata alla
retrocessione in C1 e poi riammessa in B con 9 punti di penalità,
nel calcio di oggi equivarebbe a partire da -13 (nel 2006-2007 la
Reggina, da -11, riuscì a salvarsi realizzando un'impresa simile).
In quei giorni convulsi, in cui accadde di tutto, Fascetti riuscì a
cementare un gruppo potenzialmente allo sbando. Una forza, una
tenacia, risultata decisiva nei momenti più difficili. Il tecnico
toscano è stato la vera guida e il collante di un ambiente sempre
sul punto di implodere (le pressioni “interne”, durante il
campionato, sono state più forti di quelle esterne). Tensioni che
hanno debilitato la squadra, in bilico continuo tra la convinzione,
ma sarebbe meglio dire la pretesa, di agganciare il gruppo promozione
e la paura di retrocedere in C. Ad un certo punto della stagione la
Lazio, senza la penalità, sarebbe stata prima in classifica e a
sette giornate dalla fine aveva tre punti di vantaggio sulla zona
retrocessione. Un margine rassicurante che non riuscì a gestire,
crollando sul piano fisico e nervoso (la partenza ad handicap aveva
richiesto uno sforzo enorme) ed arrivando, alla vigilia di
Lazio-Vicenza, ad un passo dal dramma (la retrocessione in C avrebbe
aperto la strada al fallimento. Calleri, dopo l'iniziale sentenza
della giustizia sportiva che condannò la Lazio alla C1, aveva
annunciato la liquidazione della società). A questo punto possiamo
tornare all'inizio del nostro racconto. Al minuto 83 di
Lazio-Vicenza, a Giuliano Fiorini. Perché “fu lui a segnare quel
gol grazie al quale siamo ancora in vita”. Tutto questo con buona pace di Fabio Poli, colui che decise il secondo spareggio-salvezza contro il Campobasso. Cosciente che il suo colpo di testa ha sancito la salvezza ma sarà sempre secondo alla zampata del compianto "bomber" (Fiorini è morto nell'estate 2005). Quest'ultimo gol rappresenta per molti, a cominciare dall'autore del libro, il boato più
forte della storia della Lazio, più di quelli che hanno
sancito uno scudetto o una coppa. E' strano a dirsi, in fondo si
gioca per vincere, ma esulti di più quando sei ad un passo dal
baratro e c'è qualcosa che ti salva dalla fine. E' un ragionamento
che vale per tutti gli sport, non solo nel calcio.
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"Giuliano era un personaggio fantastico: allegro, generoso, sempre pronto alla battuta. Uno che viveva la vita assaporandola fino in fondo" (Antonio Elia Acerbis) |
“La
banda del meno nove” riesce a riassumere questa vicenda, marchiata
a fuoco nella pelle di ogni laziale ma ancora adesso poco
riconosciuta per il suo reale valore. E' una lettura estremamente
agevole, perfettamente impostata e con tempi letterari non
indifferenti. Stefano Greco mescola, con grande sapienza ed
emozionando il lettore, la cronaca precise delle partite (e spesso
degli incidenti. Siamo negli anni '80: i contatti tra le tifoserie
erano molto più facili rispetto ad oggi), aneddoti personali e le
interviste, a 25 anni di distanza, a molti protagonisti di quella
impresa (al posto del contributo memoriale di Giuliano Fiorini c'è un'intervista che l'attaccante rilasciò allo stesso
Greco il giorno dopo quel gol al Vicenza). Piccole chicche che
dimostrano come quell'impresa sia viva nei ricordi dei protagonisti.
Il libro è correlato anche di splendide fotografie, perfetto
contraltare visivo del testo, a conferma di un lavoro certosino da
perfetto cronista ma allo stesso tempo appassionato come la lazialità
che cova dentro Stefano Greco.
Mi fa venire a mente il gioioso coro dei tifosi del Leeds quando gli vennero dati 15 punti di penalizzazione http://www.youtube.com/watch?v=MU83vTjJQgQ
RispondiEliminaComunque è vero, si è più felici per uno scampato pericolo che per una promozione, come chiunque abbia vissuto in prima persona un playout potrà confermare.
Forse perchè l'istinto umano all'autoconservazione è più forte di quello all'ambizione, chissà.
Posso dirlo essendo uscito vivo dal playout dell'anno scorso, andate a vedere com'è andata a finire se non lo ricordate...da infarto. Anche quello contro il Vicenza, tra l'altro.
Grazie Vasilij, hai anche fatto bene a ricordare l'impresa mazzarriana di qualche anno fa.
http://www.youtube.com/watch?v=PdJ9WX020Z4
RispondiEliminail boato in effetti è mostruoso........