Torniamo un momento all'incipit, al Maestro. Il suo Pescara, nello spettacolo della B, non è l'unico nome di grido. Ci sono due prim'attori: l'altro è la Sampdoria. Si sono appena affrontati e la differenza è evidente, più dei 10 punti in graduatoria. Gli abruzzesi, nonostante il calo di condizione, sono lassù. Con il solito 4-3-3, vecchio di 20 anni e avanti di 20 anni. La Sampdoria non esiste: manca di gioco, di mentalità, di testa. Non è bastato un girone intero (all'epifania la B celebrerà il giro di boa) per calarsi nella categoria. In un mondo dove tutti faticano a sopravvivere devi avere più fame degli altri per salvarti. Da chi dovrebbe imparare? Dall'Hellas. Mandorlini non predica un bel gioco e l'organico non è neanche così forte ma intanto è secondo: con merito, con il carattere. Lì vicino, tra Verona e Pescara (il match di ritorno, tra poche settimane, sarà tutto da vedere) c'è il Sassuolo che quest'anno sta uscendo bene dalla mezza rivoluzione: ha ripulito una rosa, apparentemente senza più stimoli, e le ha donato linfa nuova con gente come Sansone e Boakye. Sistemati i giocatori in panchina c'è Fulvio Pea, il figlio perfetto di Mou, e non parliamo del José versione “blancos” ma quello sparagnino e ultra-difensivo (solo 14 gol subiti): ben 6 delle 10 vittorie dei nero-verdi sono state raggiunte con un misero 1-0.
Lasciando da parte Padova e Reggina, che occupano gli ultimi due posti play-off, scendiamo verso il centro classifica (fascia da 28 a 24 punti) dove stazionano anche Varese e Bari. I biancorossi lumbard in estate avevano rinunciato, in un colpo solo, a Sannino e alla prima scelta per la successione, il neo-esonerato Mangia, puntando su Benny Carbone. L'anno scorso non aveva sfigurato a Pavia ma è stato un salto troppo alto (lo stesso che ha pagato Pecchia a Gubbio). Qualcosa di buono c'era ma il gioco non valeva la candela. Inevitabile l'esonero: al suo posto è arrivato Maran, un ottimo allenatore. E' già da molti anni che bazzica la categoria e, dovunque è andato, ha sempre fatto bene. Ha la qualità, ha la gavetta. Potrebbe essere il trampolino di lancio per la Serie A? Me lo auguro, visto che anche qualcuno dei suoi giocatori lo meriterebbe (su tutti Neto Pereira). A Bari trema un po' tutto: la società, ad un passo dal fallimento (di questi giorni è il fallimento dell'ennesima trattativa per la cessione da parte dei Matarrese), Torrente, che non ha mai convinto la piazza, e i giocatori, tanti i nomi illustri ma ben poca è la personalità. Una mediocrità a tutti i livelli che non può durare. Si salvano i giovani Crescenzi e Stoian (scuola Roma), Bellomo e Lamanna (che hanno seguito Torrente da Gubbio), l'eterna promessa Forestieri e Donati, l'unico della rosa che ha saputo accettare la B. La zona retrocessione sarà tutta da vivere: potenzialmente tutte possono, per un motivo o per un altro, uscire fuori dalle sabbie mobili ed altre squadre appena sopra potrebbero annaspare sul fondo. Un magma dove l'Ascoli è rientrato di gran carriera. I marchigiani partivano con un'impresa impossibile: salvarsi nonostante i 10 punti di penalità. Fabrizio Castori è uno tenace, un guerriero, e voleva tentare la seconda impresa. Stava andando bene ma sul più bello c'è stato il calo. L'arrivo di Silva, un ritorno il suo, serviva a dare una seconda scossa che è puntualmente arrivata, aiutati anche dalla riduzione dell'handicap da 10 a 7 punti. La zona salvezza dista solo 6 punti: il secondo campionato dei bianconeri può ufficialmente iniziare. Nelle zone basse bazzicano anche Livorno e Nocerina. Il Natale non sorride a Novellino, visto che perde il posto, ma Spinelli lo avrebbe potuto cacciare molto prima visto che l'ex-tecnico di Venezia e Sampdoria non aveva mai convinto. La squadra amaranto vive molti problemi, a cominciare dalla questione Paulinho. Sul capocannoniere della Lega Pro dello scorso anno, a Sorrento, si puntava moltissimo ma finora ha deluso parecchio. I 24 gol dello scorso anno sono lontani e l'attacco resta sterile (19 gol fatti, peggio solo il Gubbio). La Nocerina invece ha il problema opposto: segna tantissimo ma la difesa è un colabrodo, con 36 gol subiti. Auteri non è mai stato in discussione ma deve invertire la tendenza, soprattutto in casa (6 sconfitte in 10 gare al “San Francesco”). Il gioco c'è, l'ambiente è compatto, con qualche innesto la salvezza è alla portata. Senza sarà molto dura, per il resto occhio a Farias perché farà strada.
Parlare di tutti è impossibile (ad esempio non ho citato Foscarini. In un calcio dove gli esoneri sono più numerosi dei disoccupati in Spagna è commuovente sapere che allena, con buoni risultati, il Cittadella dal 2005) ma il tempo e lo spazio sono tiranni. Fortunatamente c'è sempre l'anno prossimo.
[Sto vendicando Ezio Glerean]