|
l'horror vacui del signor peirao |
Sono sicuro che la prima cosa che il signor Peirao vorrebbe che si dicesse di lui, quando si parla ad un amico della sua omonima taverna nascosta in un vicolo dietro il porticciolo di O Grove, villaggio di pescatori abbarbicato nella rua de Arousa, non lontano da Pontevedra, è che lui è da sempre un grandissimo tifoso del Real Madrid. In realtà, al di là delle parole, basta entrare nel locale e osservare la quantità spropositata e claustrofobica di oggettucoli di dubbio gusto (sembra un fumetto di Jacovitti) attaccati alla parete per scovare, tra il busto di un marinaio barbuto, un timone, un pesce con la bocca aperta, un granchio gigante e svariati velieri (e molto, molto altro), i segni tangibili di una passione lunga un'intera vita. Tra i ninnoli più eclatanti, sono in particolare rimasto ammaliato - nell'oretta buona di attesa che con Nikolas e Arianna ci siamo allegramente sorbiti, dove l'allegramente non è eufemistico, si stava davvero bene al bancone del Peirao - da uno scudetto del Real Madrid (grande almeno 1 metro per 70 cm) che il signor Peirao ha pazientemente composto con conchiglie di diverso colore (alcune bianche, altre violacee, altre ancora rosa); da un attestato con cui il Real Madrid lo definisce "tifoso speciale"; dal logo - bellissimo - del club madridista locale che il signor Peirao ha da poco fondato, in cui sono racchiusi il simbolo delle merengues e quello - marinaro - di O Grove; dalle foto (alcune a colori, altre in bianco e nero, altre semplicemente ingiallite dal tempo e dalla salsedine) delle tante squadre di calcio in cui il signor Peirao ha militato nella sua vita; dal gagliardetto di una oscura squadra di Lucerna, Svizzera.
|
chipirones a quattro euro |
Una volta che il signor Peirao - un tipo, è quasi superfluo descriverlo, fisicamente molto gallego, piccolino, con grandi baffoni, i capelli mossi, a metà tra Woody Allen e il tipico cameriere anziano che ti fa il caffè nel bar sotto casa - ci ha trovato il tavolo (ce l'ha lasciato un gruppo in cui primeggiava un suo amico, un signore basco che faceva le vacanze a O Grove e che mi disse di conoscere benissimo l'Italia, per averci avuto molti rapporti di lavoro, in che ambito? gli chiedo, mah, ristoranti, bar, hotel, mi risponde, ah, capisco, faccio io, e dove in Italia?, no, in Italia non ci sono mai stato, mi risponde lui, erano ristoranti italiani all'estero, soprattutto in Germania e in Svizzera; che bello, penso, poter conoscere un paese senza doverci mai andare, senza che l'orrore della visione diretta sporchi la suggestione dei racconti indiretti); una volta che ci ha portato un vassoio di chipirones grossi (e teneri) come delle uova, un vassoio di calamari pastellati divinamente, un vassoio di pimientos del padròn che mi sono visto bene dal mangiare, un vassoio di patate fritte nell'olio più saporito del mondo, un vassoio di pulpo alla gallega così morbido e profumato da farmi venire voglia di cospargermi di paprika; una volta che ci ha fatto scoprire l'elitaria delizia del vino turbio, un vino di sua produzione che si beve in alcune tazze modello sakè, un elisir con retrogusto a detersivo per piatti al limone ma la cui ingestione compulsiva era quasi impossibile da fermare, e che infatti ci richiese anche l'attesa di una bottiglia portata giù direttamente dalla sua riserva personale al primo piano (ho omesso infatti che la cucina della taverna O Peirao si trova al primo piano dello stesso edificio, da cui il signor Peirao e i suoi due figli fanno avanti e indietro, mentre la moglie - o quel che ne resta - cucina); una volta che, satolli come mai e ormai soli nel locale, si è seduto con noi per fare quattro chiacchiere, ho approfittato per chiedergli lumi sulla sua vita e, in particolare, sulla sua vita calcistica.
Il signor Peirao - a cui, con queste poche e sbiadite righe, ormai si è capito, voglio rendere un sentito omaggio, a lui e a tutti quelli (a breve si capirà) che hanno affrontato le sue stesse peripezie - emigra a diciassette anni in Svizzera. A O Grove non c'è lavoro, neanche sui pescherecci, e il signor Peirao riempie la sua bisaccia e si imbarca nel mare della vita, raggiungendo uno zio a Lucerna (tutti gli spagnoli hanno uno zio in Svizzera, e così tutti i portoghesi, e quasi tutti gli italiani). Gli anni settanta svizzeri non sono il luogo più accogliente per un latino (tuttora non lo sono), e sconfiggere la nostalgia del mare gallego nell'abbrutimento delle montagne gli costa un certo periodo di ambientamento. Grande lavoratore, non si dà per perso, e inizia la sua gavetta come sguattero in ogni tipo di stabilimento (ristoranti, bar, hotel, e via dicendo). Le uniche consolazioni - come per noi, d'altronde - gli arrivano dal pallone. Quello giocato, con i colori di una squadra locale che milita in qualche categoria semi-professionistica (il Luzern qualche cosa, purtroppo non me lo ricordo il nome intero); quello ascoltato, con i racconti delle partite del Real Madrid, vissuti insieme ad un gruppo di espatriati spagnoli. Non solo Lucerna, anche tanti altri paesi e città della Svizzera accolgono il signor Peirao, offrendogli ogni volta la consolazione di un rettangolo verde. Negli anni novanta, ormai maturo, ormai sposato, ormai papà, il signor Peirao decide di togliere gli ormeggi e tornare a casa. Ad O Grove, con i soldi messi da parte nei durissimi ed umilianti anni di lavoro nelle cucine più spregevoli dei cantoni elvetici, compra un piccolo locale, sotto il suo appartamento. Nasce la taverna, nasce la sua nuova vita. Prezzi bassi, porzioni ricche, sguardo sincero. Alle pareti si accumulano gli oggetti, gli oggetti più amati, quelli del mare, quelli del calcio giocato, quelli del Real Madrid, per rimpiazzare, come colombe morte che cadono sulla strada e vengono spazzate via, le memorie degli anni di esilio. Perchè negli anni settanta spagnoli l'esilio non era un lusso che si potevano permettere solo gli intellettuali scomodi alla Rafael Alberti, ma era anche una necessità che dovevano affrontare i lavoratori umili alla Peirao.
Chiunque passi da O Grove, dalla provincia di Pontevedra, dalle Rias Baixas, dalla Galizia, nel prossimo futuro, brindi per me insieme al signor Peirao, facendo schioccare le tazze di vino turbio, osservando le conchiglie alla parete, e ricordando che la presenza del calcio, come quella del mare, aiuta a sopravvivere.
[le precedenti memorie:
#1 e
#2]