
Benvenuto in Seria A caro Luis Enrique,
come saprai, un topos della società multietnica è il cultural clash, ossia la manifestazione di una profonda incomprensione tra culture differenti che si trovano a dover condividere uno stesso spazio fisico. Penso che Domenica ti sia capitata una cosa del genere, uno scherzo antipatico da parte di un calcio che sottovaluti, a volte disprezzi che, per ora, non ti sta regalando molte soddisfazioni.
Il tuo personalissimo "italiano per principianti" è cominciato con una lezione di Serie A: una provinciale viene in casa tua, si difende con ordine meticoloso soffocandoti tra le spire di una difesa avvolgente, al primo errore ti castiga e poi, in contropiede (questo sconosciuto, per te) ti rifila il due a zero: l'equivalente calcistico dello scippo del rolex al turista americano su via chiaia a Napoli.
Già, lo so che non ci avevi pensato, che quando avevi letto "Cagliari" avevi giusto pensato a quanto fosse maledetta questa lingua che non vuoi imparare, perché in spagnolo, la TUA stupenda lingua, la G e la L non sono mai così vicine e cacofoniche. Quando ti hanno provato a tradurre il nome "Ficcadenti" hai riso, pensando a quanto fossero buffi e arretrati questi italiani, il loro gesticolare continuo, il loro macchiettismo e soprattutto la mancanza assoluta di una forma fisica come la tua, la tua aria da macho tirato, tosto: uno che ha fatto la Marathon des sables. A Roma chi la farebbe la una corsa di 240 km in mezzo al deserto?
La serie A è questa caro Lucho, un calcio semplice, è questo quel catenaccio che tanto ti faceva ridere a te che pensi di essere l'espressione del calcio campione d'Europa e del mondo. Per te era quasi una superstizione, un retaggio del passato, di un calcio senza ipad e lavagnetta, rozzo e incolto come questo paese che tu non vuoi comprendere ma vuoi solo colonizzare, come i tuoi antenati in america del sud, quando brandivano la croce davanti agli indios sottomettendoli senza pietà.
Questa mia inutile lettera aperta serve per dirti che il calcio è tradizione, particolarismo, una tradizione che tu hai pensato di calpestare, forte di quell'empio illuminismo calcistico che si insegna a Barcellona, quindi rimboccati le maniche, diminuisci la tua spocchia e sforzati di conoscere un calcio che ti sta dichiarando guerra.
Già, perché la guerra, come diceva Clausewitz, non è mai iniziata dai conquistatori - loro vorrebbero entrare nel paese oggetto di conquista marciando indisturbati - mentre il vero atto di guerra è quello di chi si deve difendere dall'invasione e, quindi, Roma Cagliari è stato l'atto di guerra del calcio italiano nei tuoi confronti.. Vedremo se saprai reagire
A dire il vero i rolex li fanno fuori a Torino ultimamente.
RispondiEliminaCome al solito gran bell'articolo ciao.
CONTRABBANDINO.
ritrovo con piacere tutti gli argomenti che mi avevi anticipato ieri sera, e non posso che essere d'accordo. l'unico difetto di luis enrique, atavicamente legato a questo sentimento di invidia/supponenza, servo/padrone, che hanno gli spagnoli nei confronti degli italiani, è quello di essere troppo astratto, di non avere, come dici tu, l'umiltà di comprendere la storia di un calcio, di una squadra, di un paese, prima di volerla (legittimamente) cambiare (ma guai a smantellarla!). le idee cadono a terra come colombe morte scriveva a un certo punto di cronopios e faunos il grande cortàzar, aggiungerei che subito dopo le seguono gli allenatori.
RispondiEliminacomunque io ho grande fiducia in luis enrique, vorrei una moratoria nei suoi confronti, ne riparliamo tra tre anni; certo, serve che anche lui dimostri di avere fiducia in noi...
ps come dicevi tu ieri, è capace che neanche si era studiato il fenomeno "daniele conti"...
Il suo approccio scientista non conosce le variabili irrazionali e le nemesi alla Conti... Luis enrique è come un medico che per la diagnosi si affida solo alle analisi al dato empirico, ma che non visita o conosce il paziente.
RispondiEliminaUn Dr House, insomma. Il distacco porta all'eccellenza.
RispondiEliminaCurioso che si punti sul modello Barca nell'anno in cui sboccia il declino di quest'ultimo.
condivido.........a me lui fa pena....la faccia che ha fatto a fine partita fa capire tutto....sembrava un " E adesso cosa mi vado ad inventare"........peccato se avesse realmente del tempo a disposizione riuscirebbe a fare qualcosa di buono....purtroppo il suo esonero sembra scritto.......
RispondiEliminaMi permetto di dissentire: esonerare Luis Enrique sarebbe un suicidio.
RispondiEliminaLa Roma ha la fortuna di potersi permettere un anno di scuola; abbandonare il tanto conclamato progetto sarebbe un errore imperdonabile, oltre che il fallimento della nuovo duopolio Baldini/Sabatini.
Se poi a Gennaio abbiamo 10 punti ne riparliamo.
Concordo, giù le mani da Luis Enrique, e ripropongo la moratoria: non si parla dell'asturiano per almeno un anno. Soprattutto da Marione.
RispondiEliminasará difficile non parlare di Luis Enrique per almeno un anno. soprattutto in considerazione della grande forma di gegen che sta cercando in tutti i modi di distogliere la nostra attenzione dalle ambizioni - a mio parere legittime - al titolo della lanzio.
RispondiEliminalo shamrock a via del colosseo sta preparando un grande evento con lamberto giorgi, una sorta di "Al pub con Lamberto". vi terró informati.
Il Fornaretto
esonero scritto...come quello di Reja.......
RispondiEliminaMa infatti il senso della mia "lettera" non era quello di chiedere la testa di Luis enrique o criticarlo, ma, umilmente, fargli notare che forse la rivoluzione che lui chiede alla Roma, all'ambiente dovrebbe prima di tutto e chiederla a se stesso. Il suo rifiuto per la cultura calcistica italiana, per la lingua italiana, lo rendono più simile ad un Carlos Bianchi che a un Guardiola, più provinciale che cosmopolita.
RispondiEliminaChe le sue idee calcistiche siano interessanti è scontato, mi basta la certificazione di Sacchi, ma senza empatia, senza umiltà non si possono trasmettere... Forza Luis, abbandona quell'aria di primo della classe, comincia a far vedere che stare in italia non è un purgatorio, un esilio, una sant'elena in attesa di tornare nella madre patria, dimostra rispetto per un calcio che ha creduto in te.
Articolo sensazionale.
RispondiEliminaMa perchè voi borghettari non iniziate a scrivere un quotidiano sportivo?
Sarebbe sicuramente più interessante ed approfondito di quel pattume che ci troviamo nelle edicole al giorno d'oggi!
grazie pippo ma tu pensi che un post come questo si possa scrivere su un "quotidiano sportivo" che va in edicola? non ce lo vedo gegen nella redazione del corriere dello sport...
RispondiEliminaalla fine chisseneimporta dei quotidiani sportivi se possiamo parlare di calcio al pub (con lamberto giorgi sarebbe un sogno) e sui blog.
comunque, quando ce lo chiederanno (di scrivere per loro dico), ci ricorderemo di te, caro pippo.
Parole sante Dionigi !
RispondiEliminaD'altronde, come diceva il buon Edoardo Bennato (alias il Bob Dylan alla matriciana):
"...non potrò mai far carriera, nel giornale della sera... anche perché finirei in galera..." !!!
"Luis Enrique insegna un calcio che noi non capiamo". Claudio Ranieri
RispondiEliminaPerché nessuno mi ha mai detto che Lamberto Giorgi è il fratello di Eleonora Giorgi??
RispondiEliminaPerché?
Ora tutto ha un senso.
Che famiglia.
Spero non venga esonerato. O, se proprio accadrà, spero dopo Roma - Milan. Voglio vederlo incontrare Tassotti.
RispondiEliminaPossiamo dire "giù le mani da Luis Enrique" quanto vogliamo.. Ma la campagna per l'esonero è già cominciata. Basta sentire qualche radio e leggere qualche articolo. Con il Cagliari ci sono stati gli applausi finali, ma i pecoroni a furia di leggere giornali e sentire personaggi di dubbia provenienza alla radio, finiranno per perdere fiducia in questo progetto.
RispondiEliminaLa Roma dovrebbe giocare ed allenarsi in un'isola deserta. La qualità media e la trasparenza di chi scrive e fa radio a Roma è a livelli prossimi allo zero.
Non si salva nessuno.
La considerazione di Gegenschlag mi trova d'accordo, però mi preme estendere un po' il ragionamento. Ho l'impressione infatti che Luis Enrique abbia anche trovato terreno fertile per la sua mentalità da conquistador, ovvero la maniera super-pecoreccia della classe dirigente italiana nel cercare di importare modelli esteri nel nostro Paese.
RispondiEliminaPer esempio mi fa ridere chi continua a dire senza sosta che il Barcellona è da imitare. Ma di cosa stiamo parlando? E' una società che spende 15 milioni di euro l'anno per il settore giovanile. Qui basta fare un giro in quelli nostrani per scoprire che ad allenare i ragazzi c'è gente come Jonathan Binotto (e faccio solo questo nome perché ho pietà) o che i trasporti delle squadre sono spesso a carico di genitori che fanno i volontari. Peggio ancora è la storia del "modello inglese" per la gestione dell'ordine pubblico negli stadi. Un'importazione impossibile perché culturalmente incompatibile (ecco il punto di connessione con la riflessione di Gegenschlag) che qui ha prodotto robaccia come il Daspo, la tessera del tifoso e domani chissà, l'analisi del capello ai tornelli (comunque non funzionanti).
Sono assolutamente d'accordo Orla...
RispondiEliminaLa roma poteva essere, coi giocatori che ha tirato fuori, un simil barcellona almeno nella comune provenienza dalla cantera.
Sul modello inglese per il tifo è talmente una buffonata che neanche vale la pena parlarne.. ma quelle sono solo sintesi giornalistiche che lasciano il tempo che trovano..