
Il non avere mai vinto nulla (se non un campionato nel lontano 1898 e qualche Coppa d'Inghilterra). L'eterno eremo delle serie minori. Le rivalità povere con cenerentole e nobili decadute. La faccia cupa della medaglia del mediatico calcio inglese.
Il rifiuto del Natale e di ogni altra festività. Il pensiero fisso a quelle due domeniche in cui nell'altra metà del campo c'e' il Wednesday. Perchè niente conta più dello Steel City Derby.
Forse si, Sheffield non è granchè. Niente a che fare con Londra o Manchester, così lontane, così ambientate nell'Occidente.
Ma c'è qualcosa di più profondo e passionale dell'essere incompiuti? Cosa affascina di più del non arrivare mai, del sognare sogni irrealizzabili? Del giocarsi e perdere i playoff per la promozione? E' forse un vivere un sentimento di calcio puro? Abbacinante? Inconcludente.
Un giorno prenderò un aereo per Londra. Da li in pullman verso la Città dell'Acciaio. Vedrò una partita delle Blades e tornerò a casa. Alticcio e contento. Avrò fatto qualcosa fine a se stesso. Avrò alimentato una inutile fede. Avrò steso una sciarpa che mi è lontana. O forse no? Forse avrò fatto qualcosa di più.
Grazie per questo post, mi hai regalato un'emozione. Sheffield, per me, è una sorta di El Dorado, una città che amo e dove non sono mai stato, in cui vorrei vivere almeno un periodo della mia vita (ecco io credo che se uno non è mai stato almeno una volta a Sheffield ha sprecato la sua vita).
RispondiEliminaRicordo quello che mi scriveva il mio amico Dominic Smith, che lì ci ha fatto l'università:
"Trams. Sheffield is famous for its trams. Trams are wonderful. I used to take a tram to Hillsborough to watch Wednesday play. Sometimes you'd get a scuffle on the way if the away boys had got on by accident. Have you riden one yet? You need to buy a Polaroid and ride the entire system".
Io sono più di sponda Wednesday, ma in questo caso la rivalità non conta, anzi, ci unisce. Conta l'estetica del nord post-industriale, il rigore dei palazzi post-guerra, la rabbia giovanile del free cinema inglese. Se calcisticamente parlando posso essere d'accordo con te, lasciami dissentire sul fatto che a Sheffield non c'è nulla (semmai, quella è Coventry, come insegna il capitolo iniziale di Football Factory). Culturalmente, Sheffield è per la new wave ciò che Atene è stata per la democrazia. E' a Sheffield -non certo a Londra o a Manchester- che sulle ceneri del mondo northern soul si plasma alla fine degli anni settanta il movimento post-punk, con gruppi memorabili come (tra gli altri) Human League, Cabaret Voltaire, Heaven 17 e ABC. E' a Sheffield dove si sviluppa la scena elettronica più rappresentativa di fine secolo intorno all'etichetta Warp. Infine, è Sheffield a dare i natali ad un genio come Jarvis Cocker, e le stesse orme dei suoi Pulp, vent'anni dopo, sono percorse dai concittadini Arctic Monkeys (novelli angry young men).
Insomma, caro L., un giorno ci ritroveremo nella città del carbone e degli alberi per lo Steel City Derby, sullo stesso tram che porta allo stadio, ognuno con la propria sciarpa (biancorossa la tua; biancoblu la mia). Ci saluteremo come due vecchi amici, berremo una birra, ricorderemo il passato e parleremo di calcio; poi ognuno seguirà per la sua strada, mentre la nebbia della brughiera riempirà le strade di buio, e farà freddo.
Ritengo quantomai corretto e puntuale il tuo dissenso. La mia era una considerazione per lo più' turistica e legata al quotidiano. Sul fatto che proprio il nulla sia l'elemento fondante di ogni movimento che si rispetti mi trovi d'accordo. A partire dal fluorescente nord inglese fino ad arrivare alla illusoria non-fiction americana.
RispondiEliminaE poi si, quel giorno ci sara' un vento che taglia la faccia.
Per la cronaca, le Blades hanno perso 3 a 1 fuori casa contro lo Scunthorpe United.
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